Adolfo Bioy Casares

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Adolfo Bioy Casares nel 1968

Adolfo Bioy Casares (1914 – 1999), scrittore argentino.

Citazioni di Adolfo Bioy Casares[modifica]

Per approfondire, vedi: Sei problemi per don Isidro Parodi.
  • C'è qualcuno che non abbia inteso che l'ansia della ricerca e dell'attesa non si misura con il valore di ciò che si cerca o si attende?[1]
  • Chiamiamo amore per l'umanità la compassione per il dolore altrui e la venerazione per le opere dei nostri grandi ingegni, per il Chisciotte del Monco Immortale, per i quadri di Velázquez e di Murillo.[2]
  • [...] il suicida è un individuo più impaziente che filosofico: la morte arriva troppo presto per tutti.[3]
  • Invecchiare e distrarsi (si sa) sono la stessa cosa.[4]
  • [...] l'intimità non consiste unicamente nello spogliarsi e nell'abbracciarsi, come le persone ingenue s'immaginano, ma nel commentare il mondo.[5]
  • La nostra libertà è limitata da ciò che il prossimo si aspetta da noi.[6]
  • [...] la vita consiste nell'adattarsi all'incoerenza.[7]
  • Molti ritengono che l'intelligenza sia un impedimento alla felicità. Il vero impedimento è l'immaginazione.[8]
  • «Non sei contrario allo sciopero perché pensi che da una rivoluzione uscirà un governo migliore di quello attuale?»
    «Non sono mica pazzo – replicò Arruti. – Tutti i governi fanno schifo, ma a un cattivo governo di nemici preferisco un cattivo governo di amici».
    «Quello di adesso è di nemici?»
    «Diciamo che è della tua gente, non della mia».
    «Non sapevo che tu ed io fossimo nemici».
    «Non lo siamo, Arturo, né lo saremo mai. Né tu né io facciamo politica. Una gran bella cosa».
    «Eppure, scommetterei che le idee ce le prendiamo più a cuore dei politici».
    «Quella gente non crede a nulla. Pensano solo a farsi strada e a comandare».[9]
  • Ogni fantasia è reale per chi ci crede.[10]
  • Voi credete che l'ambiente naturale dell'uomo sia la civiltà, ma io vi domando: non potrebbe essere l'uomo una bestia intelligente ma feroce che, predestinata a suicidarsi, ha inventato la civiltà, strada lunga e tortuosa, per arrivare all'obiettivo di divorarsi da sé, come una spregevole iena priva di pietà? Da migliaia di anni a questa parte reprimiamo i nostri istinti: l'aggressività, l'animalità eccetera. Si direbbe, dunque, che la civiltà ha vinto. Non crediatelo. Esplosioni di criminalità dovunque, un bambino delinquente a testa, psicanalisti che scoprono nel prossimo un groviglio di demoni, sono altrettante prove del fatto che gli istinti stanno recuperando terreno, che la marea della civiltà sta alla fine ritirandosi.[11]
Dall'intervista in Fernando Sorrentino, Sette conversazioni con Adolfo Bioy Casares, traduzione di Armando Francesconi e Laura Lisi, Edizioni Solfanelli, 2014. ISBN 978-88-7497-855-7
  • Fu sufficiente quella sera per passare dall'altro lato e diventare sostenitore della scrittura deliberata. Sarebbe a dire: "Bene, voglio scrivere su questo argomento e voglio risolvere questo preciso problema di scrittura". Ossia: ordinare la mia scrittura in tal modo che tutto fosse volto verso uno stesso lato e facilitasse la scrittura; e che arrivasse al lettore, lo divertisse, lo portasse un po' fuori pista e che gli proponesse alcune idee per il futuro, ma per il futuro del libro; e che egli potesse pensare che il libro sarebbe arrivato a questo, a quell'altro e all'altro ancora, e che poi arrivasse a una di queste idee che forse lui non avrebbe scelto, che lo sorprendesse un po' ma che potesse dire: "Mi aspettavo una cosa del genere, ma potevo averne previsto un'altra". Infatti ho sempre creduto che il tutto deve avere un po' di sorpresa, per non scoraggiare il lettore, che ha voglia di chiudere il libro ed andarsene. Ma la sorpresa non può essere totale, poiché una sorpresa totale quasi non si avverte, o si avverte come un'arbitrarietà, e ciò non è una bella cosa per un libro. È bene che la sorpresa si avverta come una cosa che il lettore abbia potuto prevedere, ma che non ha previsto. (p. 85)
  • Mi sembra che si è sempre un po' ingiusti nel dire che un buon libro è migliore di un altro buon libro. (p. 86)
  • Io dico sempre che viaggiamo dal paese dell'ignoranza verso il paese della relativa conoscenza. (p. 159)
  • Il mio pensiero è pessimista; il mio senso vitale è ottimista. La vita mi piace moltissimo e io mi diverto a viverla. Se sento una frase che mi fa sorridere, sono felicissimo; se ho fatto un sogno che mi sembra divertente, in qualche modo ne rimango piacevolmente incantato; se mi viene in mente un'idea, anche... Mi piace leggere, mi piace andare al cinema... Ho l'impressione che, quando faccio il bilancio delle mie giornate, in genere posso dire che mi sono divertito e che, anche nei giorni sterili, non mi è andata poi così male. Invece, se rifletto sulla vita, penso che niente abbia troppa importanza perché saremo dimenticati e spariremo definitivamente. Questo è ciò che penso. Credo che la nostra immortalità letteraria sia a breve termine, perché un giorno ci sarà così tanta gente che non ci si potrà ricordare di tutti gli scrittori che ci sono stati in un determinato momento. O verremo ricordati in modo molto imperfetto. Non saremo più l'oggetto di piacere per nessuno: saremo oggetto di studio per certi specialisti, che vorranno studiare questa o quella tendenza della letteratura argentina di questo o quell'anno. E, dopo tutto questo, un giorno la Terra si scontrerà con qualcosa, dato che la Terra, come tutte le cose di questo mondo, è finita. Un giorno la Terra sparirà, e allora non rimarrà il ricordo di Shakespeare, e ancor meno il ricordo di noi. Quindi penso che, considerando il tutto, niente nella vita sia molto importante. Allora, potrei quasi ridurre l'importanza della vita a un'idea: l'idea che sono importanti le cose che, almeno, ci rendono soddisfatti. Vale a dire: a me per esempio fanno male le cose che sono crudeli o disoneste. O anche qualcosa che sia sconsiderato nei confronti di un'altra persona: questo sì che mi fa male. Quindi, eccetto il fare quelle cose cattive ed eccetto il fare quelle che danno piacere o allegria, niente avrebbe importanza. Questa importanza è esistenzialista, è un'importanza del momento, che più tardi sparirà con noi e con la memoria di noi e dei nostri interlocutori. (pp. 209-10)

Diario della guerra al maiale[modifica]

Incipit[modifica]

Isidoro Vidal, conosciuto nel quartiere col nome di don Isidro, dal lunedì precedente praticamente non usciva dalla sua stanza e non si faceva vedere.

Citazioni[modifica]

  • Parlando nessuno si capisce. Ci capiamo, in pro e in contro, come branchi di cani che attaccano o respingono un nemico occasionale. (cap. I, p. 7)
  • La vita sociale è il bastone migliore per avanzare nell'età e negli acciacchi. (cap. I, p. 11)
  • La gente afferma che molte spiegazioni sono meno convincenti di una sola, ma la verità è che per quasi ogni cosa le ragioni sono più di una. Si direbbe che si possa sempre trarre qualche vantaggio dal fatto di fare a meno della verità. (cap. II, p. 21)
  • L'accettazione delle proprie limitazioni può essere una triste saggezza. (cap. III, p. 19)
  • Segretamente l'uomo è un bambino travestito da adulto. (cap. IV, p. 30)
  • Vidal pensò che nella vita arriva sicuramente un momento in cui una persona, qualunque cosa faccia, annoia soltanto. Resta allora solo un modo per recuperare il prestigio: morire. (cap. XVI, p. 82)
  • Oggi tutti sono intimi; amico, nessuno. (Isidro Vidal: cap. XIX, p. 92)
  • Si lamentò: «Quando uno vive, si lascia andare, distrattamente.» Se avesse reagito, si sarebbe ripreso da quella distrazione, avrebbe pensato a Néstor, alla morte, a persone e a cose che erano scomparse, e se stesso, alla vecchiaia. Rifletté: «Una grande tristezza dà libertà.» (Isidro Vidal: cap. XIX, p. 97)
  • — Il vecchio è la prima vittima della sovrappopolazione — affermò il ragazzo basso. — La seconda mi sembra più importante: l'individuo. L'individualità sarà un lusso proibito per ricchi e poveri. (cap. XX, p. 100)
  • — È come se ci fosse un tacito accordo — osservò Arévalo. — Una metà della società può fare quel che vuole, l'altra no. È sempre stato così. (cap. XXII, p. 108)
  • Qualcuno, forse Jimi, più probabilmente Arévalo, aveva detto che certe bruttezze estreme possono avere un effetto stimolante per l'amore, al quale basta poco per trasformarsi in follia. (cap. XXIV, p. 117)
  • — La gioventù è in preda alla disperazione — ripeté Faber. — In un prossimo futuro, se dura il regime democratico, l'uomo vecchio sarà il padrone. Pura matematica, intendiamoci. Maggioranza di voti. Cosa ci dicono le statistiche? Che la morte oggi non arriva più a cinquant'anni ma a ottanta; e che domani arriverà a cento. Benissimo. Con uno sforzo d'immaginazione provate a pensare al numero di vecchi che si accumulano in questo modo e al peso della loro opinione nell'esercizio della cosa pubblica. Finirà la dittatura del proletariato, e cederà il passo alla dittatura dei vecchi. (cap. XXXI, p. 145)
  • [...] ogni vecchio è il futuro di un giovane. (Dottor Cadelago: cap. XL, p. 178)
  • — La donna e il bambino non sanno frenare l'impazienza, ma noi uomini abbiamo imparato ad aspettare. Anche se non c'è niente alla fine dell'attesa, aspettiamo. (Dottor Cadelago: cap. XL, p. 179)
  • «La malattia non è il malato», pensò, «ma il vecchio è la vecchiaia e non ha altra via di uscita che la morte.» (Isidro Vidal: cap. XLI, p. 182)
  • Forse uno dei pochi insegnamenti della vita era che nessuno deve rompere una vecchia amicizia perché scopre una debolezza o una miseria nell'amico. In casa sua [Vidal] si era accorto che ognuno degli inquilini, nell'intimità, era schifosamente debole, ma anche, in mezzo alle varie complicazioni del vivere e del morire, coraggioso. (cap. XLV, p. 192)

Dormire al sole[modifica]

Incipit[modifica]

Con questa, sono tre volte che le scrivo. Casomai non mi lascino concludere, ho messo la mia prima lettera in un posto che so. Un domani, se volessi, potrei riprendermela. È così breve e l'ho scritta così di fretta che non la capisco nemmeno io. La seconda, che non è molto migliore, gliel'ho mandata tramite una messaggera, una certa Paula. Poiché lei non ha dato segno di vita, non insisterò oltre con lettere inutili, che magari potrebbero indisporla nei miei confronti. Le racconterò la mia storia dall'inizio e cercherò di essere chiaro, perché ho bisogno che mi capisca e mi creda. Le cancellature si devono alla mancanza di tranquillità. Mi alzo di continuo e accosto l'orecchio alla porta.

Citazioni[modifica]

  • La gente non ama nessuno quanto il proprio odio. (cap. 1)
  • A me non è mai piaciuta l'idea di traslocare. Sono attaccato alla casa, al pasaje, al quartiere. Ora la vita mi ha insegnato che, come ogni amore non corrisposto, anche quello per le cose alla lunga si paga. (cap. 3)
  • Di notte l'uomo ragiona in modo bizzarro. Trova credibile tutto quello che è minaccia e spavento, ma ignora senza difficoltà i pensieri che possono tranquillizzarlo. (cap. 23)
  • Non le è mai passato per la testa che si possono amare le persone per i loro difetti? (cap. 66)

Citazioni su Dormire al sole[modifica]

  • La rappresentazione della vita quotidiana [...] è d'una continua comicità e spontaneità caricaturale [...]. È un mondo che può ricordare lo sgangherato mondo popolare di Queneau, anche come registrazione di discorsi casalinghi o al caffè, e anche un po' la regressione dei personaggi di Gianni Celati e le loro gags verbali, ma senza lo spessore del sottolinguaggio, tutto più sulla commedia [...] L'intrigo «metafisico» del romanzo, con le anime scambiate, gli esperimenti coi cani ecc. è quanto mai rudimentale e sgangherato. Il romanzo vive per il grottesco della commedia popolare d'un mondo di tonti e per la vitalità dei personaggi e delle macchiette. Sarei favorevole a pubblicarlo perché si legge con grande facilità e divertimento [...]. (Italo Calvino)

Gli affanni[modifica]

Incipit[modifica]

Il mio primo amico fu Eladio Heller. Lo seguirono Federico Alberdi, per il quale il mondo era chiaro e senza splendore, i fratelli Hesparrén, «Caprone» Rauch, che scopriva i difetti di ciascuno; molto tempo dopo arrivò Milena.

Citazioni[modifica]

  • [...] non c'è niente di meglio che parlar male di chi non è presente per dare più calore alla convivenza. (p. 260)
  • Innamorarsi di una donna così scomoda [Milena] è il peggiore incidente. Uno non riesce mai a dimenticarla. Le donne ragionevoli, al confronto, sembrano scialbe. (Federico Alberdi: p. 261)
  • Io diffido di quelli che pensano molto. Non amano la vita, le girano le spalle, non la conoscono. (Milena: p. 268)

Il sogno degli eroi[modifica]

Incipit[modifica]

Nel corso dei tre giorni e delle tre notti di carnevale del 1927 la vita di Emilio Gauna raggiunse il suo primo e misterioso culmine. Se qualcuno sia stato in grado di prevedere il terribile termine accordato e, da lontano, abbia alterato il flusso degli eventi, non è cosa facile da stabilire. Certamente, una soluzione che indicasse un oscuro demiurgo come autore dei fatti che la povera e frettolosa intelligenza umana vagamente attribuisce al destino, più che una luce nuova aggiungerebbe un problema nuovo.

Citazioni[modifica]

  • Nel futuro c'è tutto, perché tutto è possibile. (XIII)
  • Gauna si domandava se un uomo poteva essere innamorato di una donna e desiderare, con disperato e segreto impegno, di liberarsi di lei. (XXVI)
  • Il destino è un'utile invenzione degli uomini. (XXXV)

L'eroe delle donne[modifica]

Incipit[modifica]

I fatti avvennero nel '42 o nel '43. Quello di cui sono certo è che l'ingegner Lartigue arrivò alla fine di maggio, e anche del fatto che era stato un anno piovoso. La campagna – non la direi bassa in quella regione, ma pianeggiante – era un'unica palude che si estendeva fino all'orizzonte: un mare di fango o, a voler essere più precisi, un'isola di fango. Tale era il nostro isolamento, che neanche i commessi viaggiatori ci arrivavano.

Citazioni[modifica]

  • Il tempo non ha sempre la stessa durata. Una notte può essere più corta o più lunga rispetto a un'altra notte con lo stesso numero di ore. [...] E c'è di più: il presente può combinarsi, alla prima disattenzione, con il passato e, probabilmente, con il futuro. (Lartigue: p. 154)
  • Lartigue assicurò che un uomo e una donna che vanno avanti insieme su questo mondo di Dio sono separati da un abisso e che se qualche volta si trovano d'accordo, è perché c'è stato un malinteso, senza dubbio volontario. (p. 155)
  • Persino per i narratori di racconti fantastici arriva il momento di capire che il primo obbligo dello scrittore consiste nel commemorare quei pochi avvenimenti, quei pochi luoghi, e, più di ogni altra cosa, quelle poche persone che il destino ha mescolato definitivamente con la sua vita o anche solo con i suoi ricordi. (p. 156)
  • [...] la scoperta di una crepa nell'imperturbabile realtà ci attrae tutti quanti. (p. 156)
  • – Con chi fuggì la star?
    – Con chi vuoi che sia fuggita? – rispose don Nicolás. – Con l'eroe.
    – L'eroe delle donne – osservò Laura, – non sempre è l'eroe degli uomini.
    Lartigue rispose:
    – Una grande verità; ma non dimentichi, signora, che nei film l'eroe è uno solo. (p. 172)
  • Io credo che la smania di dormire che abbiamo sia dovuta alla volontà di sfuggire alla notte. Non ha mai smesso di farci paura. (p. 182)

L'invenzione di Morel[modifica]

Incipit[modifica]

Originale[modifica]

Hoy, en esta isla, ha ocurrido un milagro: el verano se adelantó. Puse la cama cerca de la pileta de natación y estuve bañándome, hasta muy tarde. Era imposible dormir. Dos o tres minutos afuera bastaban para convertir en sudor el agua que debía protegerme de la espantosa calma. A la madrugada me despertó un fonógrafo. No pude volver al museo, a buscar las cosas. Huí por las barrancas. Estoy en los bajos del sur, entre plantas acuáticas, indignado por los mosquitos, con el mar o sucios arroyos hasta la cintura, viendo que anticipé absurdamente mi huida. Creo que esa gente no vino a buscarme; tal vez no me hayan visto. Pero sigo mi destino; estoy desprovisto de todo, confinado al lugar más escaso, menos habitable de la isla; a pantanos que el mar suprime una vez por semana.

Livio Bacchi Wilcock[modifica]

Oggi, in quest'isola, è accaduto un miracolo. L'estate è cominciata in anticipo. Ho messo il letto vicino alla piscina e ho fatto il bagno fino a tarda ora. Era impossibile dormire. Bastava restare fuori dalla piscina due o tre minuti perché l'acqua che doveva proteggermi dalla spaventosa calma si convertisse in sudore. All'alba mi svegliò un fonografo. Non potevo tornare al museo a prendere le mie cose. Fuggii per i dirupi. Ora sono nei bassi paludosi a sud dell'isola, tra piante acquatiche, indignato con le zanzare, immerso in ruscelli sporchi o nel mare fino alla cintura, e mi accorgo di avere anticipato assurdamente la mia fuga. Può darsi che quella gente non mi stia cercando; forse non mi hanno visto. Ma mi abbandono ormai al mio destino: sono sprovvisto di ogni cosa, confinato nell'angolo più povero dell'isola, tra pantani che il mare sopprime una volta alla settimana.

Francesca Lazzarato[modifica]

Oggi, su quest'isola, è accaduto un miracolo. L'estate è arrivata in anticipo. Ho sistemato il letto vicino alla piscina e fatto il bagno fino a molto tardi. Impossibile dormire. Due o tre minuti all'asciutto erano sufficienti a trasformare in sudore l'acqua che doveva proteggermi dall'afa spaventosa. All'alba mi ha svegliato un fonografo. Non ho potuto tornare al museo per prendere le mie cose. Sono fuggito giù per le scarpate. Mi trovo nella zona delle paludi, a sud, tra piante acquatiche, furibondo per le zanzare, con il mare o sudici ruscelli fino alla vita, e mi accorgo di avere assurdamente anticipato la mia fuga. Credo che quella gente non sia qui per cercarmi; forse non mi hanno visto. Ma seguo il mio destino; sono sprovvisto di tutto, confinato nel luogo più desolato, meno abitabile dell'isola; in pantani che il mare cancella una volta alla settimana.

Citazioni[modifica]

  • [...] il mondo, grazie al perfezionamento della polizia, dei documenti, del giornalismo, della radiotelefonia, delle dogane, rende irreparabile qualsiasi errore della giustizia, e diventa un inferno unanime per i perseguitati. (2007, p. 26)
  • Forse tutta quest'igiene di non sperare è un po' ridicola. Non sperare dalla vita, per non rischiarla; considerarsi morto, per non morire. A un tratto tutto questo mi è sembrato un letargo spaventoso, allarmante; voglio che finisca. (1985, p. 45)
  • [...] quella corte dei vizi che si chiama il mondo civile [...] (1985, p. 46)
  • La spontaneità è fonte di grossolanità. (2007, p. 65)
  • [...] nella solitudine è impossibile essere morti. (2007, p. 82)
  • L'uomo e la copula non sopportano lunghe intensità. (2007, p. 83)
  • [...] forse abbiamo sempre voluto che la persona amata avesse un'esistenza di fantasma. (2007, p. 109)

Citazioni su L'invenzione di Morel[modifica]

  • Bioy rinnova letterariamente un'idea che Sant'Agostino e Origene confutarono, che Louis Auguste Blanqui ragionò e che Dante Gabriele Rossetti disse con musica memorabile. (Jorge Luis Borges)
  • Mi credo libero da ogni superstizione di modernità da qualsiasi illusione che l'ieri differisca intimamente dall'oggi o dal domani; ma considero che nessun'altra epoca possiede romanzi di così ammirevole trama come The Turn of the screw (Il giro di vite) [di Henry James], come Der Prozess (Il Processo) [di Franz Kafka], come Le Voyageur sur la terre (Il viaggiatore sulla terra) [di Julien Green], come questo che è riuscito a scrivere, a Buenos Aires, Adolfo Bioy Casares. (Jorge Luis Borges)
  • Romanzo algido, geometrico, intimamente loico, popolato di araldici emblemi più ancora che di simboli. L'invenzione di Morel ribadisce un'antica illusione degli umani: che a divenire immortali sia sufficiente conseguire la Forma:la Forma formata e compiuta, definitivamente sottratta dall'arte alla corruttibilità della vita. (Michele Mari)
  • Ricordando l'esilio in villa dell'allegra brigata boccaccesca, l'isolamento di Morel e dei suoi amici (ma più che l'isola la loro villa è la Forma fissa) stabilisce che la morte è fuori, e che ogni possibilità di sopravvivenza è legata al soggiorno dentro i circolari o pentacolari confini dell'artificialità. (Michele Mari)

L'opera[modifica]

Incipit[modifica]

Come se non bastassero le promesse dell'aldilà, vogliamo durare a lungo sulla nostra terra, così vilipesa e così amata. Quasi ciascuno reca in sé l'ansia di sopravvivere nelle sue opere, nei suoi figli, in qualunque modo. Senza dubbio è un istinto quello che ci muove e su questo punto, almeno, uguagliamo in intelligenza due insetti, la formica e l'ape, e un roditore, il castoro o castor fiber. Se riflettessimo solo un momento attorno all'immortalità che procurano i libri, le opere d'arte, le invenzioni, i pubblici uffici, potremmo assaporare l'amarezza di chi si è lasciato prendere in una truffa.

Citazioni[modifica]

  • [...] il viaggiatore è un uccello che viaggia con la gabbia [...]. (p. 221)
  • L'uomo pigro è infaticabile nell'inventare pretesti per rinviare il lavoro. (p. 224)
  • Giorni o ore di convivenza sotto lo stesso tetto provocano nelle persone autentiche metamorfosi. Perplessi assistiamo al graduale fiorire di incanti: un'insospettata morbidezza del braccio, o quella regione inesplorata tra l'orecchio e la nuca, bianca come i fianchi crudi di un pezzo di pane, investita di non so quale desiderabile intimità, o gli occhi, che all'improvviso rivelano una ferocia in cui si vorrebbe entrare come nelle acque di un fiume. (p. 226)

La parte dell'ombra[modifica]

Incipit[modifica]

Ero così abituato agli scricchiolii della navigazione che svegliandomi dalla siesta sentii il silenzio della nave. Mi affacciai da un oblò. Vidi in basso l'acqua tranquilla e in lontananza, ricca di vegetazione verde, la costa, su cui individuai palme e forse banani. Indossai l'abito di tela e salii in coperta.

Citazioni[modifica]

  • [...] il fatto che tra i nostri migliori ricordi vi sia un film versa sulla vita una strana luce [...]. (p. 193)
  • [...] l'impazienza proviene dal cuore, e quindi è inutile cercare motivi che la giustifichino; troveremmo soltanto pretesti. (Veblen: p. 202)

La serva altrui[modifica]

Incipit[modifica]

Da qualche parte ho letto che una fitta trama di sventure intesse la storia degli uomini, sin dalla prima aurora, ma a me piace supporre che vi furono periodi tranquilli e che per un inappellabile colpo del caso a me tocca vivere il momento, confuso ed epico, del culminare.

Citazioni[modifica]

  • [Haiku] L'allegria dell'amore | volli spiegarti. | Non bastan le mie arti. (Urbina: p. 128)
  • La vita non è drammatica, ma vi sono persone drammatiche, che dobbiamo evitare. (Urbina: p. 129)
  • [Haiku] Per viali di sogno | sto camminando; | ti vedrò: quando? (Urbina: p. 130)
  • [Haiku] Portatrice di polline, farfalla, | la rosa | su te brilla | che fiorirà radiosa. (Urbina: p. 131)
  • [Haiku] Oh notti di Rosario, | sul vostro asfalto orinai | con fervore letterario. (Urbina: p. 131)
  • È facile innamorarsi. Innamorarsi, no: comportarsi da innamorato. (Urbina: p. 134)
  • [Haiku] Giardino perduto, | sabbia, vento, nulla. | Ti ho conosciuto. (Urbina: p. 137)

La trama celeste[modifica]

Incipit[modifica]

Quando il capitano Ireneo Morris e il dottor Carlos Alberto Servian, medico omeopata, scomparvero da Buenos Aires, un 20 di dicembre, i giornali commentarono appena la notizia. Si disse che erano persone strane, gente complicata, e che una commissione stava indagando; si disse che la scarsa autonomia dell'aereo usato dai fuggiaschi consentiva di affermare che non potevano essere andati troppo lontano. In quei giorni ricevetti un pacco; conteneva: tre volumi in quarto (le opere complete del comunista Louis-Auguste Blanqui); un anello di scarso valore (un'acquamarina sul cui fondo si vedeva l'immagine di una dea dalla testa di cavallo); parecchie pagine scritte a macchina – Le avventure del capitano Morris – firmate C.A.S. Trascriverò quelle pagine.

Citazioni[modifica]

  • Io sono sempre stato metodico, e noi uomini metodici, che siamo immersi in oscure occupazioni e trascuriamo i capricci delle donne, sembriamo pazzi, o sciocchi, o egoisti. (Servian: p. 5)
  • Disse [Morris] che c'era un tipo di donna, e addirittura una donna determinata e unica, per l'animale che è nascosto in ogni uomo, e aggiunse qualcosa come che è una disgrazia trovarla, perché l'uomo comprende quanto sia decisiva per il suo destino e la tratta con timore e con rozzezza preparandosi un futuro d'ansia e di monotona frustrazione. (Servian: p. 10)

Incipit di alcune opere[modifica]

Chi ama, odia[modifica]

Mi si sciolgono in bocca, insapori, riconfortanti, gli ultimi globuli di arsenico (arsenicum album). Alla mia sinistra, sul tavolo da lavoro, ho una copia, in un bel Bodoni, del Satyricon di Caio Petronio. Alla mia destra, il fragrante vassoio del tè, con le delicate porcellane e i nutrienti vasetti. Si direbbe che le pagine del libro siano consumate da innumerevoli letture; il tè è cinese; le fette di pane tostato sono friabili e sottili; il miele è di api che hanno succhiato il nettare di fiori d'acacia, di cedrina e di lillà. Così, in questo circoscritto paradiso, comincerò a scrivere la storia dell'omicidio di Bosque del Mar.

[Silvina Ocampo e Adolfo Bioy Casares, Chi ama, odia, traduzione di Francesca Lazzarato, SUR, 2019.]

In memoria di Paulina[modifica]

Ho sempre amato Paulina. In uno dei miei primi ricordi, Paulina e io ce ne stiamo nascosti in un ombroso gazebo di alloro, in un giardino con due leoni di pietra. Paulina mi disse: Mi piace l'azzurro, mi piace l'uva, mi piace il ghiaccio, mi piacciono le rose, mi piacciono i cavalli bianchi. Capii che la mia felicità era cominciata, perché per queste preferenze potevo identificarmi con Paulina. Ci somigliavamo in maniera così miracolosa che in un libro sulla riunione ultima delle anime nell'anima del mondo la mia amica scrisse: Le nostre si sono già riunite. «Nostre», a quel tempo, significava la sua e la mia.

[Adolfo Bioy Casares, In memoria di Paulina, in Un leone nel parco di Palermo, a cura di Glauco Felici, Einaudi, 2005. ISBN 88-06-17321-9]

L'avventura di un fotografo a La Plata[modifica]

Verso le cinque, dopo un viaggio lungo quanto la notte, Nicolasito Almanza arrivò a La Plata. Si era addentrato appena di un centinaio di metri nella città, a lui sconosciuta, quando delle persone lo salutarono.
Non rispose perché aveva la mano destra occupata con la borsa della macchina fotografica, le lenti e altri accessori e la sinistra con la valigia. Ricordò allora una situazione simile. Si disse: «Tutto si ripete», ma l'altra volta aveva le mani libere e aveva risposto a un saluto diretto a qualcuno che gli stava alle spalle. Guardò indietro: non c'era nessuno. Quelli che lo avevano salutato ripetevano il saluto e sorridevano, la qual cosa attirò la sua attenzione perché non aveva mai visto quelle facce.

[Adolfo Bioy Casares, L'avventura di un fotografo a La Plata, traduzione di Elena Clementelli, Editori Riuniti, 1987.]

Lo spergiuro della neve[modifica]

La realtà (come le grandi città) si è estesa e si è ramificata negli ultimi anni. Ciò ha avuto le sue influenze sul Tempo: il passato si allontana con inesorabile rapidità. Della stretta calle Corrientes è durata di più qualcuna delle sue case che il ricordo; la seconda guerra mondiale si confonde con la prima e perfino «las treinta caras bonitas» del Porteño risultano divenute degne ad opera della nostra amnesia; l'entusiasmo per gli scacchi, che ha fatto sorgere effimeri chioschi in tanti angoli di Buenos Aires, dove la popolazione disputava i suoi incontri con maestri lontani, le cui mosse rifulgevano su scacchiere collegate per televisione (o così si credeva), è stato dimenticato del tutto, come il delitto di calle Bustamante, con «Campana», «Beicapelli» e il «Sellaio», l'Affermazione dei civili, la confusione e le milongas tra le bancarelle di Adela, il signor Baigorri che fabbricava tempeste a Villa Luro, e la Settimana Tragica. Quindi, non ci si dovrà stupire se, per qualche lettore, il nome di Juan Luis Villafañe non evoca assolutamente nulla. Non ci stupiremo neppure del fatto che la storia riportata più avanti, sebbene quindici anni fa scosse il paese, venga accolta come la tortuosa invenzione di una fantasia scriteriata.

[Adolfo Bioy Casares, Lo spergiuro della neve, in Un leone nel parco di Palermo, a cura di Glauco Felici, Einaudi, 2005. ISBN 88-06-17321-9]

Maschere veneziane[modifica]

Quando certuni parlano di somatizzazione come di un meccanismo reale e inevitabile, con amarezza mi dico che la vita è più complessa di quanto essi suppongono. Non cerco di convincerli, ma non posso neanche dimenticare la mia esperienza. Per lunghi anni vagai senza meta tra un amore e l'altro: pochi, per tanto tempo, e scombinati e tristi. Poi incontrai Daniela e seppi che non dovevo cercare oltre, che avevo avuto tutto. Proprio allora iniziarono i miei attacchi di febbre.

[Adolfo Bioy Casares, Maschere veneziane, in L'orologiaio di Faust, traduzione di Fausta Antonucci, Studio Tesi, 1990.]

Piano d'evasione[modifica]

27 gennaio
22 febbraio

Non ho ancora trascorso un intero pomeriggio in queste isole, e già mi sono scontrato con qualcosa di così grave che ti devo chiedere aiuto, e direttamente, senza molta delicatezza. Cercherò di spiegarmi con ordine.

[Adolfo Bioy Casares, Piano d'evasione, traduzione di Romana Petri, Cavallo di Ferro, 2009.]

Note[modifica]

  1. Da Casanova segreto, in Un leone nel parco di Palermo, a cura di Glauco Felici, Einaudi, 2005, p. 181. ISBN 88-06-17321-9
  2. Da Il calamaro sceglie il suo inchiostro, in Un leone nel parco di Palermo, p. 247.
  3. Da Il noumeno, in L'orologiaio di Faust, p. 93.
  4. Da Una guerra persa, in L'eroe delle donne, p. 72.
  5. Da Una guerra persa, in L'eroe delle donne, p. 69.
  6. Da Una porta si apre, in L'eroe delle donne, p. 139.
  7. Dall'intervista di Enrico Filippini, Nello specchio con Adolfo, la Repubblica, 21 novembre 1986.
  8. Da Maschere veneziane, in L'orologiaio di Faust, p. 23.
  9. Da Il noumeno, in L'orologiaio di Faust, pp. 89-90.
  10. Da Piano d'evasione, cap. LII, traduzione di Romana Petri, Cavallo di Ferro, Roma, 2009, p. 171. ISBN 978-88-7907-046-1
  11. Da Un leone nel parco di Palermo, in Un leone nel parco di Palermo, p. 250.

Bibliografia[modifica]

  • Adolfo Bioy Casares, Diario della guerra al maiale, traduzione di Romana Petri, Cavallo di ferro, 2007.
  • Adolfo Bioy Casares, Dormire al sole, traduzione di Francesca Lazzarato, SUR, 2018.
  • Adolfo Bioy Casares, Gli affanni, in Un leone nel parco di Palermo, a cura di Glauco Felici, Einaudi, Torino, 2005. ISBN 88-06-17321-9
  • Adolfo Bioy Casares, Il sogno degli eroi, traduzione di Livio Bacchi Wilcock, Bompiani, 1968.
  • Adolfo Bioy Casares, L'eroe delle donne, traduzione di Daniela Ruggiu, Cavallo di ferro, Roma, 2009. ISBN 978-88-7907-059-1
  • Adolfo Bioy Casares, L'invenzione di Morel, introduzione di Jorge Luis Borges, traduzione di Livio Bacchi Wilcock, Milano, Bompiani, 1985, 2007.
  • Adolfo Bioy Casares, L'invenzione di Morel, traduzione di Francesca Lazzarato, Sur, 2017.
  • Adolfo Bioy Casares, L'orologiaio di Faust, traduzione di Fausta Antonucci, Studio Tesi, Pordenone, 1990. ISBN 88-7692-241-5
  • (ES) Adolfo Bioy Casares, La invención de MorelPlan de evasiónLa trama celeste, a cura di Daniel Martino, Biblioteca Ayacucho, 2002.
  • Adolfo Bioy Casares, L'opera, in Un leone nel parco di Palermo.
  • Adolfo Bioy Casares, La serva altrui, in Un leone nel parco di Palermo.
  • Adolfo Bioy Casares, La trama celeste, in Un leone nel parco di Palermo.

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