Alberto Sartoris

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Alberto Sartoris (1901 – 1998), architetto italiano.

  • Questo mondo astratto non si allontana dalla natura, come si vuol pretendere. Dai vetri del treno che il cielo sinfonizza, attraverso il paesaggio, tutte le forme diventano meno ornamentali, meno decorative: partecipano più intensamente, più intimamente all'architettura precisa del vagone che la velocità sembra aver immobilizzato, all'ambiente moderno che stabilizza le forme e dà loro un valore invariabile, abolendo i motivi e il pittoresco.[1]
  • [Giuseppe Terragni] Lavorava in una piccola stanza piena di disegni e di libri col gatto che gli passeggiava fra le mani. Lavorava spesso di notte per non essere disturbato; al mattino restava a letto fino a tardi, sempre col suo fedele gattone [pare, "Battista"] steso ai piedi.[2]
  • Il metodo compositivo di Terragni si svolgeva secondo le regole del più stretto razionalismo. Da elementi funzionali sistemati con rigore all'interno, si costituivano volumi che riflettevano questi elementi all'esterno, creando il linguaggio assoluto delle forme.[3]

Note[modifica]

  1. Da Alberto Sartoris (1931): Caratteri novatori e manifesto dell’arte sacra, in: Daniela Pastore (a cura): Alberto Sartoris, chiese 1920-1995 : dalla cappella bar a Tor Tre Teste. Roma 1997, p. 34.
  2. Citato in Carlo Scalini, Ricordi e testimonianze, in Omaggio a Terragni, a cura di Bruno Zevi, Milano, 1968, p. 61.
  3. Da Giuseppe Terragni dal vero, in Giuseppe Terragni. Opera completa, a cura di Giorgio Ciucci, Milano, 1996, p. 16.

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