Alessandro Magno

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Alessandro Magno

Alessandro III (356 a.C. – 323 a.C.), condottiero e re macedone.

Citazioni di Alessandro Magno[modifica]

  • Mio padre vuol fare tutto lui, e a noi altri non lascerà nulla d'importante da compiere![1]
  • Guardate! Non riesce a reggersi in piedi e vuole raggiungere il cuore dell'Asia![1] [Poco dopo che il padre, ubriaco, nel tentativo di avventarsi su di lui, perde l'equilibrio e cade al suolo.]
  • Lo farei se fossi Parmenione; ma io sono Alessandro, e come il cielo non contiene due soli l'Asia non conterrà due re.[1][2] [In risposta al generale Parmenione che gli chiedeva di accettare l'offerta di pace di Dario III.]
  • Non ho ragione di piangere, se, essendo i mondi infiniti, ancora non siamo signori d'un solo?[3] [Dopo aver sentito il filosofo Anassarco discorrere della pluralità dei mondi]
  • Non voglio rubare la vittoria.[4][5]
  • Se non fossi Alessandro, vorrei essere Diogene.[6][5]
  • Tutto quello che ho udito di Marakanda (Samarcanda) è vero, tranne il fatto che è più bella di quanto immaginassi.[7]
  • Vedete? È sangue umano! Umano! Non divino![1] [poco dopo essere stato colpito da una freccia]

Attribuite[modifica]

Citazioni su Alessandro Magno[modifica]

  • Alessandro aveva unito in una società unica tutto il mondo conosciuto del suo tempo (all'infuori dell'Italia e degli estremi limiti dell'occidente), riconoscendo al tempo stesso l'uguaglianza di tutti i membri di questa società. Aveva negato i due assiomi sino allora dominanti nel pensiero politico dei greci: che un agglomerato di città separate, autonome e sufficienti a se stesse, fosse la migliore di tutte le costituzioni politiche; e che le differenze e disuguaglianze tra i loro membri (liberi e non liberi, cittadini e stranieri) fossero una necessità implicita nella natura stessa della città. Nelle conquiste e nella politica di Alessandro erano impliciti invece due concetti opposti: quello di un'unica cosmopoli comprendente tutta la terra abitata, trascendente non solo le città ma anche le tribù e le nazioni; e quello dell'eguaglianza di tutti gli uomini, o almeno di tutti gli uomini liberi, in una vita di comune umanità. (Ernest Barker)
  • Alessandro e Cesare combattevano per i propri fini, ma così facendo strinsero una cintura di civiltà intorno alla Terra. (Jerome K. Jerome)
  • Alessandro sconciò la fama delle sue prodezze con la volgarità dei suoi furori, e smentì i trionfi tante volte acquistati con l'avvilirsi dinanzi alle più basse passioni. Gli servì a poco aver conquistato un mondo, se perdette il patrimonio di un principe, che è la reputazione. (Baltasar Gracián)
  • Di questo principe greco e barbaro, occidentale e orientale, chiaro e misterioso, benigno e crudele; sicuramente per metà pazzo e non soltanto agli occhi del suo maestro Aristotele; prodigo di umanità e creatore di popoli, capace di trascinare le sue truppe per modo di un'orgia militare senza oggetto né termine definito, come per il gusto delle emozioni meravigliose, attraverso insospettate regioni; che inventò con le sue catapulte da assedio la spaventosa tecnica delle preparazioni di artiglieria e che piangeva poi di orrore di fronte ai suoi massacri, si è potuto dire con ragione che apparteneva alla famiglia di Napoleone e a quella di Amleto. (Alfonso Reyes)
  • E quando Alessandro vide l'ampiezza dei suoi domini pianse, perché non c'erano più mondi da conquistare.[9] (Trappola di cristallo)
  • Ellenismo e Iranismo si erano già respinti violentemente al primo incontro: all'epoca di Dario e di Serse, di Maratona e di Salamina. Venuti di nuovo a contatto per l'opera mediatrice del Macedone, riconfermarono la loro reciproca incompatibilità. La politica conciliatrice di Alessandro non riuscì a trionfare di quella fondamentale opposizione. Invano egli incorporò nel suo esercito le milizie persiane, e promosse i matrimoni dei suoi soldati con le donne di Persia, dando egli stesso l'esempio (Roxane, Stateira, Parysatis, Barsine); invano conservò la ripartizione dell'impero in satrapie, e a capo di alcune lasciò dei Persiani. (Raffaele Pettazzoni)
  • Famosi saggi | D'alma serena, [...] nessuno | Dell'inclita assemblea qui si ritrova, | D'uomini saggi da' consigli eletti, | Che udito già non abbia opre che fece | Pel vile animo suo quaggiù nel mondo | Sikendèr tristo e reo. Spense i nostr'avi | Ad uno ad uno e l'opera sua non giusta | Gli diè in pugno la terra. (Shāh-Nāmeh)
  • Il mondo | Sotto al suo piede calcherà costui | E il vincerà con le battaglie sue, | Co' suoi retti consigli, e quale incontro | Gli muoverà per far battaglia, angusto | Il viver suo ritroverà alla terra. (Shāh-Nāmeh)
  • Intraprese molte guerre, si impadronì di fortezze e uccise i re della terra; arrivò sino ai confini della terra e raccolse le spoglie di molti popoli. La terra si ridusse al silenzio davanti a lui; il suo cuore si esaltò e si gonfiò di orgoglio. (Primo libro dei Maccabei)
  • L'Iliade fu sempre il poema de' valorosi. Sono ancor celebri le generose lagrime d'Alessandro sulla tomba di Achille; ed è pure fra gli uomini divulgato che quel grande conquistatore solea chiamare l'Iliade il viatico delle sue spedizioni. (Vincenzo Monti)
  • La mia guida pareva assai meravigliata ch' io mostrassi tanto interesse alla muraglia di Alessandro (Seddi Iskender). A suo dire, era stata edificata dai genii (jin) per ordine dell'onnipotente monarca. «Alessandro, aggiungeva, era un musulmano assai più religioso di noi, ed è perciò che gli spiriti sotterranei, buono o malgrado, dovevangli piena obbedienza.» (Ármin Vámbéry)
  • La storia dell'eroe macedone ha presso gli Orientali assunto tutti i caratteri di un mito religioso; e malgrado la distinzione che taluno dei loro scrittori pretende stabilire tra Iskender Zul Karnein (l'Alessandro a due corni), ch' è il loro eroe mitologico, e Iskender Rumi (l'Alessandro greco), io mi sono accorto fin d'ora che queste due denominazioni sono applicate ad un identico personaggio. (Ármin Vámbéry)
  • Molti storici occidentali hanno cercato di attribuire a questo generale macedone un piano per la creazione di uno stato ed una civiltà mondiali, ma si tratta di un'opinione che più di costituire un fatto storicamente provato, rappresenta l'ennesimo tentativo di glorificare il ruolo storico della cultura greca di cui l'occhio si considera l'erede naturale. Una conseguenza di questo settarismo prevenuto e tendenzioso è data dalla falsa interpretazione dell'incontro fra Grecia ed Iran. Si tratta di un tipico caso di colonialismo culturale. (Mohammad Reza Pahlavi)
  • Non c'è alcuna fondata ragione per accusare Alessandro della dispersione dell'Avesta e della conseguente perdita di molti fra i libri d'esso, anche se di ciò lo accusano i Parsi, essi che sogliono chiamarlo, per l'odio che ne hanno, il maledetto. Provenendo dall'odio, l'accusa non può essere interamente giusta, e d'altra parte è noto che Alessandro non era intollerante verso le religioni dei popoli da lui visitati e vinti, non si occupava né dei loro riti né delle loro credenze, che, mentre aveva ben altre cose a cui attendere, poco o nulla gl'importavano. Anzi, se gl'importavano, gl'importavano in senso favorevole, perché è pur noto che i soldati macedoni che l'avevano seguito in Oriente, l'accusavano, rozzi come erano e incolti, di assumere costumi e riti asiatici, i persiani in particolare. (Italo Pizzi)

Diogene Laerzio[modifica]

  • A chi riteneva beato Callistene perché godeva della sontuosa magnificenza di Alessandro, [Diogene di Sinope] replicò: «È certo infelice, perché fa la colazione e il pranzo quando fa comodo ad Alessandro».
  • Alessandro incontratosi con lui gli domandò: «Non hai paura di me?» E Diogene a sua volta: «Che cosa sei? Un bene o un male?» Alessandro: «Un bene». Diogene: «Chi mai dunque ha paura del bene?»
  • Mentre una volta prendeva il sole nel Craneo, Alessandro sopraggiunto disse: «Chiedimi quel che vuoi». E Diogene, di rimando: «Lasciami il mio sole».

Valerio Massimo Manfredi[modifica]

  • Il figlio al quale darai la luce risplenderà di un'energia meravigliosa, ma come le fiamme che ardono di luce più intensa e consumano più in fretta l'olio che le alimenta, la sua anima potrebbe bruciare il petto che la racchiude. (Sacerdote dell'oracolo di Delfi a Olympias)
  • Conserva questo segreto nel cuore finché non verrà il momento in cui la natura di tuo figlio si manifesterà appieno. Allora sii pronta a tutto, anche a perderlo, perché qualunque cosa tu faccia non riuscirai a impedire che si compia il suo destino, che la sua fama si estenda fino ai confini del mondo. (Sacerdote dell'oracolo di Delfi a Olympias)
  • Essere greco, Alessandro, è l'unico modo di vivere degno di un essere umano. (Aristotele)
  • Non è lui. Non è Alessandro. Lisippo sta modellando il giovane dio che ha gli occhi, le labbra, il naso, i capelli di Alessandro, ma che è altro, è di più e di meno allo stesso tempo. (Aristotele)
  • Tu non sarai mai né greco né macedone. Sarai soltanto Alessandro. (Aristotele)
  • È destino dell'uomo sopportare ferite e malattie e dolori e morte prima di sprofondare nel nulla. Ma agire con onore ed essere clemente ogni volta che è possibile è nella sua facoltà e nella sua scelta. Questa è l'unica dignità che gli è concessa da quando è messo al mondo, l'unica luce prima delle tenebre di una notte senza fine. (Alessandro)

Note[modifica]

  1. a b c d Citato in Indro Montanelli, Storia dei Greci, BUR, 1959.
  2. Citato in Alexander – fortune favours the bold, film di Oliver Stone.
  3. Plutarco, Della tranquillità dell'animo, in Opuscoli, traduzione di Marcello Adriani il giovane, vol. III, Sonzogno, Milano, 1827, p. 326.
  4. Citato in Plutarco, Vite parallele, "Alessandro", 31, 7, in risposta ai suoi consiglieri che lo incitavano ad attaccare l'esercito persiano di notte.
  5. a b Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  6. Citato in Plutarco, Vite parallele, "Alessandro", 14. Il riferimento è al filosofo cinico Diogene, che viveva disprezzando ogni convenienza sociale e rinunciando a tutti i beni superflui.
  7. Citato in Asia centrale, edizioni Lonely Planet, p. 179. ISBN 978-88-5920-473-2
  8. Citato in Elena Spagnol, Enciclopedia delle citazioni, Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894
  9. Hans sembra riferirsi alla Vita di Alessandro di Plutarco, tuttavia le fonti antiche dicono semplicemente che Alessandro Magno si sedette e pianse. La citazione in questa forma è stata quindi probabilmente creata dagli sceneggiatori appositamente per il film. Cfr. (EN) Phil Moore, Straight to the Heart of 1 Thessalonians to Titus: 60 bite-sized insights, Monarch Books, 2014, p. 93. ISBN 0857215493

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