Amici miei

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Amici miei

Immagine Amici miei.jpg.
Titolo originale

Amici miei

Lingua originale italiano
Paese Italia
Anno 1975
Genere commedia, drammatico
Regia Mario Monicelli
Sceneggiatura Pietro Germi, Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Tullio Pinelli
Interpreti e personaggi
Doppiatori originali

Amici miei, film italiano del 1975 con Ugo Tognazzi, regia di Mario Monicelli.

Incipit[modifica]

A quest'ora, il Perozzi finisce il suo lavoro di capo cronista ed esce dal giornale per andare a casa. Ah, il Perozzi son io. Son talmente abituato a sentirmi chiamare "Il Perozzi" dai colleghi e soprattutto dagli amici, che quasi ho dimenticato che mi chiamo anche Giorgio. (Il Perozzi) [voce fuori campo]

Frasi[modifica]

  • [allontanandosi in auto da casa, dove stava ritornando dal lavoro, dopo aver visto l'auto del figlio coperta e parcheggiata sotto casa] Ah, ma è tornato il figliolo del Perozzi! Eh, sì, è la sua... solo il figliolo del Perozzi può metter l'impermeabile alla macchina! No, no... no. Io non lo sopporto, specie in una giornata come questa... Quando penso alla carne della mia carne, chissà perché, divento subito vegetariano. (Il Perozzi) [voce fuori campo]
  • Eccoci qua, come tante altre volte, insieme tutt'e quattro. C'è anche un quinto, il Sassaroli, che passeremo a prendere a Pescia, ma quello è un caso a parte. I quattro vecchi del gruppo siamo noi. Amici di scuola, di caserma, e dunque amici da tutta la vita. Eccoli qui, gli amici miei. Cari amici... (Il Perozzi) [voce fuori campo]
  • Ecco, questo è essere zingari. Questa è la zingarata: una partenza senza meta e senza scopi, un'evasione senza programmi che può durare un giorno, due o una settimana. Una volta, mi ricordo, durò venti giorni, salvo complicazioni. (Il Perozzi) [voce fuori campo]
  • Ma che parti sempre, te! (Il Perozzi) [alla stazione, dopo aver dato uno schiaffo al figlio, affacciato al finestrino del treno, senza inizialmente riconoscerlo]
  • [...] come chi sono io? Lei ha il tratto ed i modi della persona colta, signora... Si ricorderà sicuramente di Omero e dell'Odissea... Signora, il mio nome è... Nessuno! (Il Perozzi)
  • Che cos'è il genio? È fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione.[1] (Il Perozzi) [voce fuori campo; prima di un "colpo di genio" del Necchi durante una zingarata]
  • Il bello della zingarata è proprio questo: la libertà, l'estro, il desiderio... come l'amore. Nasce quando nasce e quando non c'è più è inutile insistere. Non c'è più! (Il Perozzi)
  • Ho già sulle spalle un bel fardello di cose passate. E quelle future? Che sia per questo, per non sentire il peso di tutto questo che continuo a non prender nulla sul serio? Oppure, che abbia ragione mio figlio? (Il Perozzi)
  • E se una donna va dallo psicanalista, vuol dire che gli manca qualcosa, nella vita. E cosa manca a una donna nella vita novantanove volte su cento? (Il Perozzi)
  • Se l'era benzina si arrivava a Copenaghen. (Il Perozzi) [commento dopo che il Sassaroli ha emesso una flatulenza in macchina]
  • Pronto? Sono io. Tarapìa tapiòco come se fosse antani con la supercazzola prematurata, con lo scappellamento a destra... Eh lo credo che non capisci, farnetico! Al pensiero delle tue cosce tornite, io impazzisco! Descrivimi minuziosamente come sono fatti i tuoi capezzoli, per favore! (Il Conte Mascetti) [al telefono con la donna di cui il Melandri si è innamorato]
  • Senti, Necchi, tu non ti devi permettere di intervenire quando io faccio la supercazzola! (Il Conte Mascetti)
  • Sorella? Col tarapìa tapiòco come se fosse antani la barella anche per due, con lo scappellamento a sinistra? No, eh? Pazienza... (Il Conte Mascetti)
  • Antani, blinda la supercazzola prematurata con doppio scappellamento a destra? (Il Conte Mascetti)
  • Io restai a chiedermi se l'imbecille ero io, che la vita la pigliavo tutta come un gioco, o se invece era lui che la pigliava come una condanna ai lavori forzati; o se lo eravamo tutti e due. (Il Perozzi) [pensando al figlio, che gli ha appena detto "Quando la smetti di fare l'imbecille?"]
  • Cippa Lippa! (Il Conte Mascetti)
  • Accidenti, un'altra merda! Ma chi l'ha scelto questo posto? (Il Conte Mascetti)
  • Ma poi, è proprio obbligatorio essere qualcuno? (Il Conte Mascetti)
  • Ho visto la Madonna, ho visto la Madonna! (Il Melandri)
  • Ragazzi, come si sta bene tra noi, tra uomini! Ma perché non siamo nati tutti finocchi? (Il Melandri)
  • Culo alto, ci fo un salto. (Il Conte Mascetti)
  • Anch'io ho sofferto, ho sofferto come un cane: per quasi tre quarti d'ora. (Il Sassaroli)
  • Piove ragazzi piove, piedipiatti in borghese. (Il Necchi)

Dialoghi[modifica]

  • Perozzi: Strage di mondane brutalmente assassinate da bande di finocchi armati. Muoian come le mosche: quattro a Torino, due a Firenze, diciotto in Lombardia! Panico fra i protettori.
    Signorina: E smettila Perozzino. O che hai ancora voglia di scherzare a quest'ora?
    Perozzi: Tolta la licenza a' barristi che si scaccolano il naso.
  • Portiere dell'albergo: Mi scusi... Dica, lei!
    Mascetti: Eh? Antani, come se fosse Antani, anche per il direttore, la supercazzola con scappellamento!
    Portiere dell'albergo: Come?
    Mascetti: A destra, per due!
  • Conte Mascetti: Dove sei stata, troia??
    Titti: A cavallo!
    Conte Mascetti: Di chi, puttana??
  • Mascetti: Poi io ho già troppe colpe, verso quella povera disgraziata. Ci mancherebbe altro che rifacesse quel gesto. No, no. Non mi ci far nemmeno pensare perché guarda, non potrei sopportare. Sarei capace di uccidermi pure io. Perché vedi, tu sei giovane, e hai diritto ad essere incosciente, ma io no, no. Capisci? Si lo so, mi sto rovinando. Io non posso permettermi di ipotecare il tuo avvenire, non me lo perdonerei mai. Poi, poi tu a un certo momento potresti anche dirmi che tutte queste belle cose le sapevamo sin da prima... che magari questo è soltanto un pretesto per liberarmi di te, dopo che ho saputo... di quel tuo difettino. Poi difettino fino a che punto non lo so. No, no. La verità è un'altra. Bisogna saper guardare in faccia alla realtà. È stato un sogno, un sogno molto bello e basta. Tu hai diciott'anni, io ne ho cinquantadue, non è per quei trentaquattranni di differenza che poi sarebbero il meno. È che il nostro amore non può avere nessun avvenire. Coraggio. Eh, è meglio che ci togliamo il coltello dalla piaga... e non ci pensiamo più. Mah si è l'unica... ...addio Titti.
    Titti: Addio merdaiolo, ci si vede domani al solito posto, a mezzogiorno!
    Mascetti: No alla mezza, a mezzogiorno ho un pignoramento.
    Titti: Va bene.
  • Mascetti: Tarapìa tapiòco! Prematurata la supercazzola o scherziamo?
    Vigile: Prego?
    Mascetti: No, mi permetta, no io... scusi. Noi siamo in quattro, come se fosse antani anche per lei soltanto in due oppure in quattro anche scribài con cofandìna? Come antifurto, per esempio?
    Vigile: Ma che antifurto! Mi faccia il piacere, questi signori qui stavano sonando loro, 'un s'intrometta!
    Mascetti: Ma no, aspetti, mi porga l'indice, ecco lo alzi così [solleva il dito indice del vigile], guardi, guardi, guardi... lo vede il dito? Lo vede che stuzzica? [gli altri in macchina ridono] È prematura anche! Ma allora io le potrei dire, anche con il rispetto per l'autorità, che anche soltanto le due cose come vicesindaco, capisce?
    Vigile: Vicesindaco? [gli altri in macchina scoppiano a ridere] Basta 'osì, mi seguano al commissariato, prego!
    Perozzi [scendendo dall'auto]: No, no, no, attenzione! No! Pastène soppaltate secondo l'articolo 12, abbia pazienza, sennò... posterdàti per due, anche un pochino antani in prefettura!
    Mascetti: Senza contare che la supercazzola prematurata ha perso i contatti col tarapìa tapiòco!
    Perozzi: Dopo...
  • Mascetti: Mi scusi dei tre telefoni qual è come se fosse tarapìa tapiòco che avverto la supercazzola? Dei tre...? [l'infermiera non capisce] Non m'ha capito bene, volevo dire: dei tre telefoni, qual è quello col prefisso?
    Infermiera: Ah, quello lì.
  • Perozzi: Lasciati servire Melandri! Non c'è cosa al mondo che faccia più effetto a una donna che otto, dieci telefonate il giorno.
    Mascetti: Otto, dieci trombate.
  • [Perozzi sul letto di morte]
    Prete: Dimmi, figliolo.
    Perozzi: Sbiliguda venial... Con la supercazzola prematurata.
    Prete: Come, figliolo?
    Perozzi: Confesso, come foss'antani, con lo scappellamento... A destra e... Costantinato ammàniti.
    Prete: Quante volte, figliolo?
    Perozzi[ultime parole]: Fifty-fifty per la fine... Come fosse mea culpa... Alla supercazz...
    Prete: Ed io ti assolvo, dai tuoi peccati. [il perozzi spira]

Citazioni su Amici miei[modifica]

  • Non ho niente [...] contro Amici miei; la trovo un'ottima commedia, che soffre del problema di ricezione di cui soffre ormai ogni prodotto: gli imbecilli istruiti scambiano ogni protagonista di parabola satirica, dal conte Mascetti a Carrie Bradshaw, per un modello comportamentale. (Guia Soncini)

Gastone Moschin[modifica]

  • Amici miei non è un film comico. Dentro ci sono maschere tragiche, come quella di Tognazzi. C'è la morte di Noiret, c'è la solitudine di tutti noi. Non nasce per far ridere. La risata scaturiva dalla grossolanità dello scherzo.
  • Cos'è la zingarata? Un’auto, e noi sopra. Monicelli accendeva la musica e dava il ciak. Improvvisazione, anche. Ma soprattutto è la fine dell'inizio, quando annoiati ci fermiamo alla giostra, sui cavallini, col pensiero che è notte fonda e che dobbiamo tornare alla vita reale.
  • Fu tutto perfetto. Anche se iniziammo male: Pietro Germi, il primo autore, morì una settimana prima dell'inizio delle riprese. Monicelli, con grande signorilità, girò il film come Germi lo aveva pensato.
  • [Sulla scena degli schiaffi alla stazione] Noi di corsa, saltando, dovevamo cercare di non far male a quei ragazzi. Ma il regista, col megafono, urlava, più forte, più forte. Non fu un vezzo, era il clima di quei giorni sul set. E a Mario piaceva giocare, nonostante l'autorevolezza che poi aveva. Lui che urlava picchiate, in faccia, più forte. E le comparse incazzate nere. Fu un incubo girare quelle scene.
  • Non azzardo se dico che Amici Miei è stato molto più documentario che film.

Note[modifica]

  1. In Amici miei atto II (1982) viene pronunciata una frase molto simile: «Che cos'è il genio? È fantasia, intuizione, colpo d'occhio e velocità d'esecuzione.»

Altri progetti[modifica]