Anacleto Verrecchia

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Anacleto Verrecchia

Anacleto Verrecchia (1926 – 2012), filosofo italiano.

Citazioni di Anacleto Verrecchia[modifica]

  • Le religioni peggiori e più antifilosofiche sono quelle monoteistiche, come dimostra Schopenhauer. E sono anche le più funeste, perché un dio unico è per natura geloso del suo potere e si comporta come quegli alberi che non lasciano crescere nient'altro intorno a sé, per esempio il pino o l'eucalipto. Il monoteismo genera il fanatismo l'odio e l'odio le guerre di religione. C'è forse bisogno di ricordare che l'Europa è stata per secoli insanguinata in nome del dio biblico?[1]
  • Ma come si spiega l'accanimento della Chiesa contro il frate di Nola? La risposta va cercata nella filosofia stessa di Bruno, la quale teorizza non solo che l'universo è infinito, ma che è eterno, cioè che è sempre esistito e sempre esisterà. Tutto questo rende superfluo un dio creatore, che infatti non si saprebbe dove piazzare. Ma se non c'è posto per un dio, non c'è neppure per i chierici, suoi ministri: tutti disoccupati![2]
  • Si giunse così alla battaglia di Mohacs sul Danubio del 29 agosto del 1526, in cui fu annientato l'esercito ungherese, e trovò la morte lo stesso Luigi II. Nonostante la schiacciante vittoria, però, Solimano perse la battaglia in senso politico, perché avvenne proprio quello che egli aveva cercato di impedire: Ferdinando fu eletto re d'Ungheria e di Boemia. Così l'Ungheria si legò ancora di più al regno absburgico, perdendo la sua indipendenza, che non avrebbe riacquistato fino al 1918.[3]
  • Un dio crocifisso è paradossale e un dio circonciso è ridicolo.[4]

Diario del Gran Paradiso[modifica]

  • LA MORTE «Forse la natura, prevedendo che l'eternità sarebbe stata insopportabile, ha voluto escogitare, con la morte, un ricambio di attori sulla scena del mondo».
  • DOPO LA MORTE «E non ditemi che la cenere di un uomo, nonostante lo sfarzo dei cimiteri, sia diversa da quella di un gatto o di una volpe». «E solo nella nostra illusione i cimiteri sono qualche cosa di diverso da un letto di foglie secche».
  • I PRETI «Il prete grasso è una contraddizione, oserei dire una bestemmia incarnata».
  • LE RELIGIONI «Nessuno è mai stato ucciso o arso vivo in nome di Buddha, mentre l'Europa è stata insanguinata nel nome di Cristo».
  • I RAPPORTI UMANI «I fili spinati e le schegge di vetro sui muri di cinta delle proprietà private la dicono molto lunga sui rapporti umani».
  • GLI ANIMALI «Mi diverto a spiare un ermellino, ma ancora di più si diverte lui a spiare me. Darei qualche cosa per sapere che cosa gli animali pensino dell'uomo».
  • LE PIANTE «Capisco perfettamente perché Beethoven preferisse le piante agli uomini.
    Le piante non parlano e non ti affliggono con i loro problemi».
  • LA VIVISEZIONE «… vivisezione, che per me è un crimine orrendo. L'uomo, l'uomo: ma dove sta scritto che l'uomo abbia più diritto a vivere del cane o dello stambecco?».
  • LA CACCIA «Amo un solo tipo di caccia, quella delle idee.
    Girovagare su per questi monti, posare lo sguardo ora sullo stambecco ora sulla roccia…: tutto questo allena la mente e non di rado riempie il carniere dello spirito.
    E se l'insetto è più eloquente del libro, io chiudo il libro e osservo l'insetto».
  • L'UOMO «L'uomo è una specie di stecca nel grande concerto della natura».
  • LA DONNA «Dio, se c'è, è sicuramente una donna».

Giordano Bruno[modifica]

Incipit[modifica]

Ricca di storia millenaria, Nola si estende a nord-est del Vesuvio e ai piedi del monte Cicala. Il 19 agosto del 14 d.C. vi morì Ottaviano Augusto, il cui monumento sorge nel centro della città. Svetonio racconta che l'imperatore, sentendosi prossimo alla fine, chiese agli amici che lo circondavano se, a loro parere, egli avesse recitato bene la commedia della vita. Poi, parlando in greco, aggiunse: «Se è andata bene, allora applaudite il mimo e tutti gioiosamente salutateci mentre ci congediamo».

Citazioni[modifica]

  • La terra di Nola, su cui si riversarono le ceneri del Vesuvio, è una delle più fertili del mondo. Oltre che di prodotti agricoli, però, essa è ricca di reperti archeologici: ne sono forniti moltissimi musei, italiani e stranieri. Terra molto generosa, dunque, che dispensa cibi e cultura. Ma Nola, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, ha sempre prodotto caratteri forti e indomiti. (p. 4)
  • La crociata contro i valdesi della Calabria, che erano diventati migliaia, incominciò nella primavera del 1561. Le squadre armate, benedette e aizzate dal domenicano Valerio Malvicino, originario di Piacenza, misero tutto a ferro e fuoco. Per la bisogna furono anche arruolati criminali di professione, con la promessa di una completa amnistia dei loro misfatti e di una ricompensa per ogni eretico ucciso. Inoltre c'erano dei cani addestrati che venivano lanciati dietro coloro che cercavano scampo nei boschi. (pp. 43-44)
  • L'inquisitore Michele Ghislieri, che di quel massacro era stato l'ispiratore, fu fatto prima papa e poi anche santo. (p. 45)
  • L'accento lirico delle opere di Bruno non è molto dissimile da quello che ritroviamo negli scritti di Nietzsche; e se questi amava tramutarsi in Dioniso, non si dimentichi che anche la filosofia di Bruno trae spunto dal bisogno di espansione dionisiaca nell'infinito. Ancora un particolare degno di nota. Nietzsche lesse con entusiasmo alcune poesie di Bruno. (p. 54)
  • Certo che Bruno era imprudente e che la filosofia che professava metteva a repentaglio l'incolumità della sua vita. Ma chi cerca la verità è anche disposto a correre dei rischi. Altrimenti che razza di filosofo sarebbe? (p. 149)
  • Certo che sulle rive del Gange nessuno avrebbe perseguitato un filosofo per le sue idee. Là risuona l'alta filosofia delle Upaniṣad, della Bhagavad-Gītā e dei discorsi di Buddha, il cui insegnamento non è latte per bambini ed è cosa ben diversa dalla favoletta di un dio personale che crea il mondo dal nulla e poi lo amministra a proprio piacimento, servendosi di preti quali luogotenenti. Una cosa del genere farebbe semplicemente ridere un buddhista. E che dire delle guerre di religione e dei roghi in nome del buon Dio? Bruciare viva una persona per eresia è una specialità tutta particolare dell'Europa cristianizzata. (pp. 214-215)
  • Questi voli metafisici [ in De gli eroici furori] ricordano da vicino il sapiente indiano che trascende il saṃsāra e, squarciando il velo di Māyā, diventa puro soggetto della conoscenza. Ma ci sono altre affinità tra la filosofia di Bruno e quella indiana, per esempio il monismo, la metempsicosi o trasformazione palingenetica dell'anima individuale, la concentrazione per giungere alla vita intellettiva e anche l'amore per tutte le creature. (p. 302)

Rapsodia viennese[modifica]

Incipit[modifica]

Amo Vienna, dove ho trascorso una parte della mia vita. Ancora di più amo i suoi dintorni, dove si possono fare lunghe passeggiate, meditare, studiare la natura, andare a caccia di idee e riflettere sul trambusto della vita mortale.

Citazioni[modifica]

  • Anche la ninfea entra in fregola. Affiora dall'acqua, si agghinda e aspetta di essere fecondata.
  • A proposito di Cristo in croce: e se egli, anziché i peccati dell'uomo, avesse espiato quelli di suo padre? Creare un mondo come questo, comunque lo si consideri, non sembra davvero un atto di bontà.
  • Aveva i galloni nel cervello e non sulla berretta.
  • A Vienna ci sono oltre quattrocento chiese. Che sia diventato proprietario di beni immobili anche il Padreterno?
  • Bancarotta sentimentale: aveva investito in una squinzia il capitale dei suoi affetti.
  • Chi ha perso il filo può dirsi fortunato se trova la fune.
  • Ciò che simboleggia meglio la vanità di tutte le cose, fama letteraria compresa, è il fiore di zucca: dura appena lo spazio di un giorno, poi appassisce e muore.
  • Come l'amore va cercato fuori del matrimonio, così la cultura va cercata fuori delle sue istituzioni.
  • Con la sua onnipotenza Dio ha deciso non solo di non esistere, ma anche di non essere mai esistito.
  • Conoscere se stessi significa non riconoscersi.
  • Dinanzi al duomo di Santo Stefano spira sempre un venticello che d'estate rinfresca e d'inverno riscalda un po'. Così ci si può tenere a temperatura costante. E ora non ditemi che quell'alito di vento sia il soffio dello Spirito Santo.
  • Dove comincia la critica cessa la creatività, così come quando si fanno troppi inventari vuol dire che la produzione ristagna.
  • Freud trasformò in lettino l'inginocchiatoio del confessionale e lo rese più comodo. Credo che sia qui il grande beneficio della psicoanalisi.
  • Generalmente la donna nordica porta il sesso dove glielo ha messo la natura, mentre la donna latina lo porta nell'ostensorio.
  • Gli ambasciatori e i diplomatici in genere sanno orientarsi benissimo nei corridoi del loro ministero, dove non sbagliano mai porta, ma si sentono spersi sui sentieri del Parnaso. Tuttavia pretendono di fare anche i sacerdoti delle Muse. Probabilmente scambiano la feluce per l'elmo di Minerva.
  • Gli uomini, dice Marco Aurelio, o li migliori o li sopporti. Ma la prima cosa è impossibile e la seconda difficile.
  • Ha fatto cilecca con la Musa.
  • Ho visto un capriolo nel bosco e la sua dolcezza mi ha riconciliato con il mondo.
  • I gabbiani ridono e i corvi cantano il Miserere.
  • Il bracconiere caccia meglio del cacciatore patentato, anche nei boschi delle Muse.
  • Il cielo è un quadro ingannevole dipinto sul soffitto dell'inferno.
  • Il ciuffetto d'erba che affiora tra gli interstizi di un muro a secco e l'uomo che arranca sullo scosceso sentiero della vita sono spinti dalla stessa forza metafisica.
  • Il congiuntivo è l'indicativo dello scettico.
  • Il Danubio scorre in silenzio. Sono i ruscelli o i rigagnoli che fanno rumore. Così sono anche gli uomini: il saggio tace, l'ometto imbecille si agita e strepita.
  • Il figlio ritrova per caso la madre che lo ha abbandonato da piccolo per essere libera di divertirsi nei locali notturni e le dice: "Ritorna negli abissi della notte, perché né il mio occhio sopporta la tua vista, né la terra sopporta il peso del tuo piede".
  • Il fuoco dell'amore cristiano è perfino capace di accendere roghi.
  • Il mondo è un condominio tra la malvagità e la pazzia: l'una regna e l'altra comanda.
  • Il povero Schubert visse sempre come uno straccione, ma quelli che suonano la sua musica sono azzimati come adulteri o bazzicabarbieri.
  • I morti a quelli che passano dinanzi al cimitero: "Dove correte, sciagurati, se la meta è qui?".
  • In mezzo ai libri era come un eunuco in un harem: non ne sfogliava nessuno.
  • La diga sul Danubio mi fa l'impressione di una mordacchia sulla bocca della natura.
  • La falsità del prete si rivela soprattutto nella voce impostata.
  • La moglie è scappata con il cuoco e lui ha commentato: "Sono stato fortunato perché non m'ha fatto avvelenare".
  • L'amore è un allucinogeno che può farci vedere una musa in una manza e un'aquila in una gallina.
  • L'amore, la più tirannica e violenta delle passioni umane, viene simboleggiato da un angioletto con l'aria coglioncella e con una freccina in mano. Che errore! Dovrebbe essere invece simboleggiato dalla scala Mercalli, perché l'amore, nei gradi più alti della sua intensità, fa più danni e lascia dietro di sé più macerie di una scossa tellurica. Per fortuna non dura a lungo, altrimenti rimarremmo tutti sepolti sotto quella passione. [...] Se l'uomo avesse un'altra passione di intensità pari a quella dell'istinto sessuale non gli rimarrebbe addosso neanche un'oncia di carne.
  • L'amore sessuale è il mezzo più sicuro per rompere irreparabilmente l'amicizia tra un uomo e una donna.
  • L'artiglieria dei preti: le campane. Uno dei più grossi calibri di tale artiglieria, se non addirittura il più grosso, è la campana del duomo di Santo Stefano qui a Vienna. La chiamano Pummerin e pesa 22 tonnellate. Fu fatta con il bronzo dei cannoni presi ai turchi. La stretta parentela tra cannoni e campane è dunque provata.
  • La testa dell'imperatore Franz Joseph, con tutti quei fiocchi e pennacchi, somigliava a quella di un cavallo da giostra o di una cipolla fiorita.
  • Le cattedrali gotiche, con tutte quelle guglie così aguzze, fanno l'impressione di un bosco fulminato.
  • Le Muse non amano partorire nei ricchi palazzi e tengono i loro figli a stecchetto, forse per timore che ingrassino e che l'ispirazione si tramuti in flatulenze.
  • Le opere orchestrali di Anton Webern sono di solito molto brevi. Una dura appena 19 secondi. Sia ringraziato il cielo!
  • Lichtenberg dice che è tanto bello ascoltare la musica quanto insopportabile sentir parlare di musica. Che cosa non si è scritto su Mozart! Fisicamente era un cazzabubbolo assai brutto, ma per gli agiografi il "divino fanciullo" dev'essere per forza bello come un arcangelo e più etereo di Ariele. Secondo il teologo Karl Barth gli angeli si riuniscono per "suonare Mozart" e il Padreterno, che evidentemente non ha molto da fare, sta lì ad ascoltarli con rapimento. Un altro agiografo dice: "Alcuni vorrebbero raggiungere il Cielo con le loro opere. Ma lui, Mozart, viene di là, viene di là". Per Alfred Einstein, infine, Mozart sarebbe stato solo "un ospite su questa terra". Ma non siamo tutti ospiti, visto che prima o poi dobbiamo ritornare dove eravamo prima di nascere? Su questo mondo siamo tutti in transito. Oltre che brutto Mozart era coprofilo. Le sue lettere puzzano, perché vi si parla continuamente di Arsch e di defecazione. Comunque, visto che parla sempre di Arsch, sorge qualche perplessità nel mangiare le Mozartkugeln. Ma per gli adoratori tali lettere sanno forse di cannella e lo sterco diventa ambrosia. Resta la musica, che non ha bisogno né di esegeti né di agiografi: la si ascolta e basta.
  • L'Istituto di Cultura Italiano a Vienna fu inaugurato il 21 marzo del 1935. Il suo primo direttore si chiamava Salata, un nome davvero augurale e probabilmente derivato, per aferesi, da insalata. Ma siccome le istituzioni statali italiane si sviluppano alla rovescia come la coda dei vitelli, con il passare del tempo a quell'insalata iniziale hanno fatto seguito bietole, bietoloni e anche cavoli. Ultimamente c'è stato addirittura un cavolfiore, soprannominato Gianduja per la sua pinguedine e per l'aria vacua.
  • L'ottimismo è la cataratta dello spirito.
  • L'unica sfortuna di quelli che non sono mai nati è che non sanno nulla della loro fortuna.
  • L'uomo è un proiettile che la vulva spara verso la tomba.
  • Lui la chiamava "giocattolo della mia tenerezza" e lei lo avvelenava con la saliva dei suoi baci.
  • Mi sono fermato in una libreria di Vienna e ho visto solo libri che parlano di altri libri. Questo significa che oggi la letteratura è fatta di seconda e terza fienagione.
  • Nelle lapidi commemorative l'aggettivo "insigne" sta quasi sempre al posto di uno zero.
  • Non era maturato con l'età e si comportava come un cagnone che cerchi di accucciarsi nel cestino del gatto.
  • Osservo la pianta sradicata che il Danubio trascina verso il mar Nero. Ma con noi è forse diverso? Anche noi veniamo trascinati verso un mar nero dalla corrente della vita.
  • Parafulmine per la paracazzera.
  • Pensare è difficile, però si può benissimo parlare e scrivere senza pensare.
  • Per una mente filosofica l'uccellino che pigola nel nido perché ha fame è più eloquente dei libri di un Hegel o di un Heidegger.
  • Progressisti, reazionari, conservatori: ma la vita è forse un tiro alla fune? Il filosofo ride di queste cose.
  • Quando sento parlare di cultura m'irrigidisco. Ho sempre il sospetto che quelli che si riempiono la bocca di cultura siano dei ciarlatani. Le Muse sono discrete e non amano il proscenio.
  • Quel moscardino ha fatto una merdicina ai piedi del Parnaso e si atteggia a eroe della cultura.
  • Rimpiangeremo anche gli inferni perduti.
  • Se i tedeschi sono goffi e pesanti, gli italiani sono soltanto goffi e ricorrono ai tedeschi per zavorrarsi lo spirito. Come? Masticando il chewing-gum filosofico dei vari Hegel e Heidegger, oppure facendo gli strilloni e i muezzin di Nietzsche.
  • Sono andato a caccia di pensieri lungo il Danubio. Per carniere avevo il taccuino. La tortora, con il suo verso trisillabo, scandiva il silenzio del bosco. Era forse una driade?
  • Stufo di sentirsi invocare, Dio sbottò: "E lasciatemi una buona volta in pace!".
  • Togliere le catene agli schiavi è facile, ma liberarli è difficile.
  • Trebbiare le biblioteche per vedere quanto grano e quanto loglio contengono.
  • Tutti gli animali, asini compresi, fanno quello che Venere comanda, però hanno il buon gusto di non parlarne. L'animale uomo, invece, ci scrive sopra montagne di romanzi.
  • Tutti parlano dell'imprinting delle oche a opera di Konrad Lorenz. Ma i preti che imprimono i loro dogmi metafisici nel tenero cervello dei bambini fanno forse qualche cosa di diverso? L'unica differenza sta nella qualità dell'imprinting, perché le oche imprintate da Lorenz si mettono al seguito di un'intelligenza geniale, mentre i bambini imprintati dai preti diventano più oche delle oche.
  • Un camoscio allo stato libero in Austria vive molto più al sicuro di un camoscio protetto in un parco nazionale italiano.
  • Uno scettro caduto nel fango viene raccolto come frusta.
  • Uno storico italiano che ha compulsato alcuni documenti negli archivi imperiali di Vienna mi racconta qualche cosa di esilarante. Nel 1849, durante l'incontro tra Vittorio Emanuele II e Radetzky, questi avrebbe detto: "Maestà, ritiri lo Statuto e aggiustiamola così". E Vittorio Emanuele gli avrebbe risposto in piemontese: "Ch'as preocopa nen, marescial, che con un causs an tal cul i pense mi a cui quatr avocat" (non si preoccupi, maresciallo, che con un calcio in culo ci penso io a quei quattro avvocati). L'incontro avvenne dopo la disfatta di Novara e l'abdicazione di Carlo Alberto in favore del figlio.

Note[modifica]

  1. Dall'introduzione a O si pensa o si crede. Scritti sulla religione, di Arthur Schopenhauer, BUR, Milano, 2000, p. 8.
  2. Dalla prefazione a Giordano Bruno.
  3. Da E così nacque l'impero degli Absburgo, La Stampa, 12 settembre 1987.
  4. Da La stufa dell'Anticristo.

Bibliografia[modifica]

  • Anacleto Verrecchia, Diario del Gran Paradiso, Fògola, Torino 1997.
  • Anacleto Verrecchia, Giordano Bruno, Donzelli editore, 2002. Anteprima su Google Books
  • Anacleto Verrecchia, La stufa dell'Anticristo, Fògola, Torino 2010.
  • Anacleto Verrecchia, Rapsodia viennese, Donzelli, Roma 2003.

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