Angelo Maria Ripellino

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Angelo Maria Ripellino (1923 – 1978), traduttore, poeta e slavista italiano.

Citazioni di Angelo Maria Ripellino[modifica]

  • Dove ci incontreremo dopo la morte? | Dove andremo a passeggio? | E il nostro consueto giretto serale? | E i rammarichi per i capricci dei figli? | Dove trovarti, quando avrò desiderio di te, dei tuoi occhi smeraldi, | quando avrò bisogno delle tue parole? | Dio esige l'impossibile, | Dio ci obbliga a morire. | E che sarà di tutto questo garbuglio di affetto, | di questo furore? Sin d'ora promettimi | di cercarmi nello sterminato paesaggio di sterro e di cenere, | sui legni carichi di mercanzie sepolcrali, | in quel teatro spilorcio, in quel vortice | e magma di larve ahimè tutte uguali, | fra quei lugubri volti. Saprai riconoscermi?[1]
  • Vivere è stare svegli | e concedersi agli altri, | dare di sé sempre il meglio | e non essere scaltri. | Vivere è amare la vita | coi suoi funerali e i suoi balli, | trovare favole e miti | nelle vicende più squallide...[2]
  • E ancor oggi, se andate in un piovoso tramonto d'autunno alla periferia di Leningrado, vi sembrerà di trovarvi la luce e le immagini delle strofe blokiane. Quel sentore palustre, quella natura malinconica e singhiozzante, quel gocciolìo che cancella i contorni degli uomini.[3]
  • [Su Aleksandr Aleksandrovič Blok] La materia di questi suoi versi è un fitto tessuto di nebbia, da cui si profilano, sotto improvvisi bagliori di gelida luce, evanescenti scenari boreali, sconfinate pianure seleniche, mute distese sonnolente, pervase di languidezza, di morbida malinconia. Il mondo è intravisto come attraverso un diffusore che appanni e renda fluttuanti e senza contorni paesaggi e figure. [...] La poesia di Blok «registra», come una sottilissima membrana, trame impalpabili di confusi presagi, echi di arcaichi fruscii, palpiti di abissali lontananze.[4]
  • [Sui Versi della bellissima dama di Blok] I vaporosi paesaggi di queste poesie, soffusi di trasognata tenerezza, somigliano a quelli dei quadri sacri di Nesterov, a cui Blok sembra attingere anche le frequenti metafore di vita monastica.[4]
  • La poesia blokiana si sviluppa dunque come un romanzo lirico, incentrato sulla figura reale del poeta. Un romanzo folto di contrasti e di antitesi, il cui eroe si trasforma da cavaliere in pagliaccio, da paladino teologico in cliente di bettole, pencolando fra il misticismo e la perdizione.[4]
  • [Su Boris Leonidovič Pasternak e Il dottor Živago] La condanna di Boris Leonidovič, della quale hanno avuto gran parte le invidie, le gelosie, i risentimenti dei pennivendoli zelanti che già spinsero Majakovskij al suicidio, è anche la condanna di tutta la sua generazione. Nell'opera di Pasternak, l'epoca è certamente resa meglio e con più intensità che nelle odi trionfali di tanti poeti che il tempo spazzerà inesorabilmente.[5]

Praga magica[modifica]

Citazioni[modifica]

  • O forse non c'é bisogno di risalire cosí lontano: semplicemente ero uno dei molti figurinai e stuccatori italiani che nel secolo scorso affluirono a Praga, aprendovi negozi di statuette di gesso. Benché sia più probabile che io appartenessi alla folta schiera di quelli che, a ogni ora del giorno, giravano per le viuzze e i cortili della capitale boema con un organetto, nella cui parte anteriore splendeva un teatrino invetriato. Posavo l'organetto su un tréspolo, alzavo la tela di cànapa che lo ricopriva e, al volgersi della manovella, nella bacheca raffigurante una fuga di piccole sale con sfondo di specchi danzavano a coppie minuscoli vagheggini in marsina e calzoni bianchi, bianche damine con la crinolina e la pettinatura a paniere ed esigui ventagli. (Da Parte prima, p. 7)
  • Quanto a Kafka, come tutti sanno, suo padre Herrmann (o Heřman) era nato nel villaggio di Osek presso Strakonice (Boemia meridionale) nella famiglia di un beccaio israelitico. [...] L'insegna della bottega del padre raffigurava un nero uccello, una kavka, ossia una cornacchia, eine Dohle. Con un nome ceco di sua invenzione egli chiama Odradrek un rocchetto di filo che sale e scende le scale su due bacchette, un'ammatassata parvenza, paragonabile agli smemorati e imperfetti angeli dell'ultimo Klee. (Da Parte prima, pp. 42-43)
  • Alla stirpe degli automi praghesi appartiene Odradek, il rocchetto di refe a forma di stella, che sta in piedi e va in giro nel racconto kafkiano Il cruccio del padre di famiglia. La sua pragheità vien rafforzata dal nome, che non è un astratto Klangmaterial, come, poniamo, Ango Laina di Blümner, ma un vocabolo ceco contiguo al verbo «odraditi»: dissuadere. Tutta una rêverie si potrebbe impostare su questo groviglio di filo agglobato, metà fantoccio metà oggetto ambiguo, che emette un suono «simile al frusciar di foglie cadute»: dibattere se sia un'Alruna meccanica, della natura di quella che fabbrica, nel Gatto Murr, Mastro Abramo, o un rottame comprato al tandlmark, che obbedisca a un segreto impulso di animazione, come le due buffe palline di celluloide bianca addogata d'azzurro, che saltellano alla zannesca nella stanza di Blumfeld, scapolo non più giovane. (Da Parte prima, pp. 178-179)

Explicit[modifica]

Ma tutto questo è delirio, nebbia di un'inventiva malata, robaccia da untori. Perché, come il poeta Karel Toman afferma, "l'unica legge è germogliare e crescere, – crescere nella tempesta e nelle intemperie – a dispetto di tutto". E dunque: alla malora gli arúspici e le puttanesche sibille. Non avrà fine la fascinazione, la vita di Praga. Svaniranno in un bàratro i precursori, i monatti. Ed io forse vi ritornerò. Certo che vi ritornerò. In una bettola di Malá Strana, ombre della mia giovinezza, stappate una bottiglia di Mělník. Andrò a Praga, non ci daremo per vinti. Fatti forza, resisti. Non ci resta altro che percorrere insieme il lunghissimo, chapliniano cammino della speranza.

Note[modifica]

  1. Da Poesie: dalle raccolte e dagli inediti (1952-1978), a cura di Alessandro Fo, Antonio Pane e Claudio Vela, Einaudi, Torino, 1990. ISBN 88-06-11756-4. Citato in Dove ci incontreremo dopo la morte?, fondazionegraziottin.org, 8 ottobre 2008.
  2. Da Poesie, p. 21.
  3. Citato in Valerio Magrelli, Prefazione, in Aleksandr Blok, Poesie, Guanda, 2000.
  4. a b c Da Studio introduttivo, in Aleksandr Blok, Poesie, Guanda, 2000.
  5. da Il caso Pasternak, 2 novembre 1958, Giangiacomo Feltrinelli Editore.

Bibliografia[modifica]

  • Angelo Maria Ripellino, Poesie 1952-1978, Einaudi, Torino, 1990.
  • Angelo Maria Ripellino, Praga magica, Einaudi, Torino, 1982. ISBN 88-06-04917-8

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