Antonio Salandra

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Antonio Salandra

Antonio Salandra (1853 – 1931), uomo politico italiano.

Citazioni di Antonio Salandra[modifica]

  • Assalto alla diligenza.[1]
  • Automobile blindata.[2]
  • [In riferimento alla Prima guerra mondiale] La nostra guerra è una guerra santa.[3]
  • Le direttive della nostra politica internazionale saranno domani quelle che erano ieri. A proseguire in esse occorre incrollabile fermezza d'animo, serena visione dei reali interessi del paese, maturità di riflessione, che non escluda, al bisogno, prontezza d'azione; occorre ardimento, non di parole, ma di opere; occorre animo scevro da ogni preconcetto, da ogni pregiudizio, da ogni sentimento che non sia quello della illimitata ed esclusiva devozione alla Patria nostra, del sacro egoismo per l'Italia.[4]
  • Lo svolgersi degli eventi, fausti ed infausti, ci ha sempre più persuasi della necessità e della giustizia della nostra guerra, senza la quale saremmo rimasti irremissibilmente menomati negli interessi, e, quel che è peggio, nella dignità, nell'onore della Nazione.[5]
  • [Su Sidney Sonnino] Nel vecchio uomo politico che si spense i giovani cerchino l'esempio più mirabile delle qualità morali che la patria richiede a chi aspira all'onore di governarla: il purissimo disinteresse personale, l'austerità della vita, la dirittura della coscienza, il coraggio nell'affermare le proprie convinzioni, l'assoluta devozione a questa Italia la cui grandezza fu meta immutabile dei suoi pensieri e dei suoi affetti.[6]
  • Nelle terre e nei mari dell'Antico Continente, la cui configurazione politica si va forse trasformando, l'Italia ha vitali interessi da tutelare, giuste aspirazioni da affermare e sostenere, una situazione di grande potenza da mantenere intatta, non solo, ma che da possibili ingrandimenti di altri stati non sia relativamente diminuita.[7]
  • [Parlando di Giolitti] Soprattutto accentuò la sua sfiducia nell'Esercito che probabilmente, a suo dire, non si sarebbe battuto o non avrebbe resistito ad una lunga guerra. In Libia, egli diceva, si era vinto soltanto quando eravamo dieci contro uno.[8]

Citazioni su Antonio Salandra[modifica]

  • Egli afferma che io esprimevo avviso contrario all'entrata in guerra per sfiducia del valore dell'esercito. Ciò è falso. Il valore del nostro esercito fu sempre fuori di discussione... Non uscì mai dalla mia bocca il turpe linguaggio che Salandra mi attribuisce. Non io potevo dimenticare il valore dimostrato dai nostri soldati in Libia ed in tutte le guerre. (Giovanni Giolitti)
  • La pubblicistica nazional-fascista ha voluto far passare Antonio Salandra per un grand'uomo. Ma un grand'uomo Salandra non era. Egli per primo – bisogna riconoscerlo – ne ebbe coscienza. Non solo ammise più di una volta di essere quasi completamente privo di ogni dote di comunicativa, ma, parlando della mancata integrale solidarietà del paese in guerra, scrisse che «mancò forse l'uomo che fosse in grado di operare a un tratto il miracolo e di padroneggiare gli spiriti e le forze. Non ostante che, conscio dell'enorme compito, io vi avessi spesa tutta l'intelligenza, tutta la volontà e tutto il sentimento di cui disponevo, io non fui da tanto»[9]. (Paolo Alatri)
  • Salandra ha l'istinto del dominio. (Orazio Raimondo)
  • Salandra incarnava lo spirito autoritario e conservatore della borghesia terriera. Proveniva da una famiglia di notabili pugliesi con parecchia roba al sole, e alla politica era approdato dalla cattedra universitaria, di cui conservava molti caratteri: una notevole cultura e finezza intellettuale, ma anche un compassato distacco che rasentava la freddezza. Prima di affrontare un problema lo studiava minuziosamente, e nessuno sapeva prospettarlo con più chiarezza di lui. (Indro Montanelli)
  • Salandra si era dimostrato del tutto inefficiente come presidente del consiglio. Aveva scelto il momento sbagliato per intervenire nel conflitto, dichiarando guerra all'Austria quando i russi e i serbi erano in ritirata; il suo disegno di annessione della Dalmazia aveva mandato in fumo le migliori possibilità di ottenere una rapida vittoria; aveva offeso i suoi nuovi alleati, ignorando gli obblighi del Trattato di Londra e combattendo una «guerra parallela» soltanto contro l'Austria; non era riuscito né a galvanizzare il paese né ad imporre la sua autorità ai generali. (Denis Mack Smith)

Note[modifica]

  1. Citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 609.
  2. Citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 609.
  3. Dal discorso del Presidente del Consiglio al Campidoglio, 2 giugno 1915; in La nostra guerra è santa, Tipografia del Senato, Roma 1915.
  4. Citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 606.
  5. Citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 610.
  6. Citato da Grazia Giuntoli nella seduta del 10 febbraio 1953 della Camera dei Deputati.
  7. Da Atti Parlamentari, Camera dei Deputati, Legisl. XXIV, Discussioni, vol. VI, p. 5533.
  8. Citato in Giuseppe Fumagalli, Chi l'ha detto?, Hoepli, 1921, p. 666.
  9. Antonio Salandra, La neutralità italiana (1914). Ricordi e pensieri, Milano, Mondadori, 1928, p. 241. [N.d.A.]

Altri progetti[modifica]