Antonio Tabucchi

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Antonio Tabucchi

Antonio Tabucchi (1943 − 2012), scrittore italiano.

Citazioni di Antonio Tabucchi[modifica]

  • A pensarci ora non ho mai chiamato l'Africa con il suo nome, l'ho sempre chiamata "Oltremare".[1]
  • Bisogna parlare, parlare finché è possibile perché poi un bel giorno avremo la bocca piena di terra.[2]
  • C'è qualcosa di diverso qui [a Genova] da altri luoghi, cosa sarà mai? Forse "lo spiro salino che straripa dai moli"? Ti viene in mente questo verso perché lo "spiro salino" è sicuramente il maestrale o un vento simile: libeccio, mistral, scirocco, comunque un vento del Mediterraneo, e dunque siamo in un paese del Sud, e nei paesi del Sud, con questi venti, ci sono anche i panni alla finestra, lenzuola che schioccano al vento come bandiere. Venti nostri, panni nostri. [...] Sono partito da Sottoripa, punto cardinale di una città che serba intatto il suo mistero. Che forse la farebbe pensare avara, perché è guardinga, non si concede, non si fida. Ma chi la pensa avara non ha capito la sua generosità: è città medaglia d'oro della Resistenza. Genova si concede quando è necessario.[3]
  • Ci sono giorni in cui la bellezza gelosa di questa città [Genova] sembra svelarsi: nelle giornate terse, per esempio, di vento, quando una brezza che precede il libeccio spazza le strade schioccando come una vela tesa. Allora le case e i campanili acquistano un nitore troppo reale, dai contorni troppo netti, come una fotografia contrastata, la luce e l'ombra si scontrano con prepotenza, senza coniugarsi, disegnando scacchiere nere e bianche di chiazze d'ombra e di barbagli, di vicoli e di piazzette.[4]
  • Come può essere presente la notte. Fatta solo di se stessa, è assoluta, ogni spazio è suo, si impone di sola presenza, della stessa presenza del fantasma che sai che è lì di fronte a te ma è dappertutto, anche alle tue spalle, e se ti rifugi in un piccolo luogo di luce di esso sei prigioniero perché intorno, come un mare che circonda il tuo piccolo faro, c'è l'invalicabile presenza della notte.[5]
  • [Sul sogno] [...] dimensione ignota e indecifrabile che noi abitiamo ogni notte ma nella quale siamo stranieri come povere creature smarrite, privati di volontà e di ragione; un paese contiguo dove continuiamo a essere noi senza esserlo più e dove parliamo una lingua che conosciamo ma che non capiamo, una lingua che non è più la nostra.[6]
  • I dubbi sono come macchie su una camicia bianca, fresca di bucato. La missione di ogni intellettuale e di ogni scrittore è di instillare i dubbi per la perfezione, perché la perfezione genera ideologie, dittatori e idee totalitariste.[7]
  • La lettera è un equivoco messaggero.[8]
  • La notte è calda, la notte è lunga, la notte è magnifica per ascoltare storie.[9]
  • La scoperta (e la fascinazione) della letteratura venne con l' adolescenza grazie a un libro "magico" che per me continua ad essere magico, L'isola del tesoro. [...] Quel libro mi trasportò verso oceani favolosi, era un vento che non gonfiava solo le vele del vascello salpato alla ricerca del tesoro ma muoveva soprattutto le ali dell'immaginazione.[10]
  • Le parve di essere quel bambino che all'improvviso si ritrovava con un palloncino floscio tra le mani, qualcuno glielo aveva rubato, ma no, il palloncino c'era ancora, gli avevano soltanto sottratto l'aria che c'era dentro. Era dunque così, il tempo era aria e lei l'aveva lasciata esalare da un forellino minuscolo di cui non si era accorta?[11]
  • Per conoscere un luogo non è sempre necessario esserci stati.[12]
  • Può succedere che il senso della vita di qualcuno sia quello, insensato, di cercare delle voci scomparse, e magari un giorno di crederle di trovarle, un giorno che non aspettava più, una sera che è stanco, e vecchio, e suona sotto la luna, e raccoglie tutte le voci che vengono dalla sabbia.[13]
  • Questo è il grande problema di coloro che sentono troppo e capiscono troppo: che potremmo essere tante cose, ma la vita è una sola e ci obbliga a essere solo una cosa, quella che gli altri pensano che noi siamo.[14]
  • [Dopo l'arrivo dei migranti albanesi] So cos'è uno scrittore. Semplice, è qualcuno che conosce l'angusta prigione del proprio Io (o Ego) e che cerca di vedere le cose dall'altra parte. E che attraverso i suoi personaggi si sforza di essere un altro, molti altri, tanti altri quanto è possibile. Anche un albanese.[15]
  • Un libro è un deposito di suggestioni e di immagini che ogni lettore usa come vuole.[16]

Attribuite[modifica]

  • Il racconto è il romanzo di un pigro.
    • La frase compare nel solo titolo di un articolo di Nico Orengo (Tabucchi: il racconto è il romanzo di un pigro, TuttoLibri, 15 febbraio 1986, n. 490, p. 3), che sintetizza il pensiero riportato nel testo seguente: «Oggi per scrivere racconti bisogna essere un pigro personaggio che preferisce raccontare in dieci pagine ciò che un volenteroso scriverebbe in cento».

La testa perduta di Damasceno Monteiro[modifica]

Incipit[modifica]

Manolo il Gitano aprì gli occhi, guardò la debole luce che filtrava dalle fessure della baracca e si alzò cercando di non fare rumore. Non aveva bisogno di vestirsi perché dormiva vestito, la giacca arancione che gli aveva regalato l'anno prima Agostinho da Silva, detto Franz il Tedesco, domatore di leoni sdentati del Circo Maravilhas, ormai gli serviva da vestito e da pigiama. Nella flebile luce dell'alba cercò a tentoni i sandali trasformati in ciabatte che usava come calzature. Li trovò e li infilò. Conosceva la baracca a memoria, e poteva muoversi nella semioscurità rispettando l'esatta geografia dei miseri mobili che la arredavano. Avanzò tranquillo verso la porta e in quel momento il suo piede destro urtò contro il lume a petrolio che stava sul pavimento. Merda di donna, disse fra i denti Manolo il Gitano. Era sua moglie, che la sera prima aveva voluto lasciare il lume a petrolio accanto alla sua branda con il pretesto che le tenebre le davano gli incubi e che sognava i suoi morti. Con il lume acceso basso basso, diceva lei, i fantasmi dei suoi morti non avevano il coraggio di visitarla e la lasciavano dormire in pace.

Citazioni[modifica]

  • Manolo il Gitano era seduto a un tavolino sotto la pergola dello spaccio. Indossava una giacca nera e un cappello a falde larghe, alla spagnola. Aveva l'aria di una perduta nobiltà: la miseria gli si leggeva tutta nel volto e nella camicia sbrindellata sul petto. (p. 41)
  • Firmino lo ascoltava con attenzione. Gli piaceva come raccontava il Manolo, con quelle frasi ampollose costellate di parole in dialetto [...] (p. 44)
  • – Il mio amico Diocleciano ha ottanta anni, continuò Dona Rosa, ha fatto il venditore ambulante, il barcaiolo, ed è pescatore di cadaveri e di suicidi nel Douro. Dicono che in vita sua ha preso al fiume più di settecento corpi. I corpi degli affogati li dà all'obitorio e l'obitorio gli dà uno stipendio. È il suo lavoro. Però di questo caso era al corrente e la testa non l'ha ancora consegnata alle autorità. Fa anche il guardiano d'anime nell'Arco das Alminhas, nel senso che si occupa non solo di cadaveri ma anche del loro riposo eterno, gli accende le candele in quel luogo benedetto, gli dice le preghiere, eccetera. (p. 75)
  • Firmino sentì un'ondata di simpatia per quella città per la quale aveva provato, senza conoscerla, una certa diffidenza. Concluse che tutti siamo preda dei pregiudizi e che senza accorgersene lui aveva mancato di dialettica, quella fondamentale dialettica a cui Lukács tanto teneva. (p. 83)
  • – Grundnorm, ripeté, afferra il concetto?
    – Norma base, disse Firmino cercando di utilizzare quel poco di tedesco che sapeva.
    – Certo, norma base, specificò l'obeso, solo che per Kelsen è situata al vertice della piramide, è una norma base rovesciata, sta in cima alla sua teoria della giustizia, quella che lui definiva Stufenbau Theorie, la teoria della costruzione piramidale. (p. 114)
  • – Il testimone con cui ho parlato stamani, disse Firmino cambiando discorso, è sicuro che Damasceno è stato assassinato dalla Guarda Nacional.
    L'avvocato fece un sorriso stanco e guardò l'orologio.
    – Oh, disse, la Guarda Nacional è un istituzione militare, è proprio una bella incarnazione della Grundnorm, la cosa incomincia a interessarmi, anche perché forse lei non sa quante persone sono state uccise o seviziate nei nostri simpatici commissariati negli ultimi tempi.
    – Credo di saperlo quanto lei, gli fece notare Firmino, gli ultimi quattro casi sono stati seguiti dal mio giornale.
    – Già, mormorò l'avvocato, e tutti i responsabili assolti, tutti tranquillamente in servizio, la cosa comincia proprio a interessarmi [...] (p. 115)
  • – Insomma, continuò Firmino, voglio dire che il mio giornale è il giornale che lei sa, e lei, beh, lei è un avvocato importante, ha il cognome che ha, insomma volevo dire che lei ha una reputazione da difendere, non so se mi spiego.
    – Lei continua a deludermi, giovanotto, rispose l'avvocato, cerca a tutti i costi di essere inferiore a se stesso, non dobbiamo mai essere inferiori a noi stessi, cos'è che ha detto di me?
    – Che ha una reputazione da difendere, rispose Firmino. (p. 126)
  • [...] ha scritto un libro che si chiama La question, ci racconta come nel 1957, accusato dalle forze armate francesi di essere comunista e filoalgerino, lui europeo e francese, venne torturato a Algeri per rivelare i nomi degli altri resistenti. Ricapitolando: London fu torturato dai comunisti, Alleg fu torturato perché era comunista. Il che ci conferma che la tortura può venire da ogni parte, e questo il vero problema. (p. 176)

Explicit[modifica]

– Un travestito, disse Firmino, ospedale psichiatrico, schedato per prostituzione. Figuriamoci.
E fece per chiudere la porta dietro di sé. Don Fernando lo fermò con un gesto della mano. Si alzò a fatica e avanzò verso il centro della stanza. Puntò l'indice contro il soffitto, come se si rivolgesse all'aria, poi lo puntò verso Firmino, e poi lo diresse verso il suo petto.
– È una persona, disse, si ricordi di questo, giovanotto, prima di tutto è una persona.
E poi continuò:
– Cerchi di essere delicato con lei, abbia molto tatto, Wanda è una creatura fragile come il cristallo, una parola storta e le vengono le crisi di pianto.

Incipit di alcune opere[modifica]

Notturno indiano[modifica]

Il tassista aveva una barba a pizzo, una reticella sui capelli e un codino legato con un nastro bianco.[17]

Requiem[modifica]

Pensai: quel tizio non arriva più. E poi pensai: mica posso chiamarlo «tizio», è un grande poeta, forse il più grande poeta del ventesimo secolo, è morto ormai da tanti anni, devo trattarlo con rispetto, meglio, con tutto il rispetto.[17]

Sostiene Pereira[modifica]

Incipit[modifica]

Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d'estate. Una magnifica giornata d'estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava. Pare che Pereira stesse in redazione, non sapeva che fare, il direttore era in ferie, lui si trovava nell'imbarazzo di mettere su la pagina culturale, perché il "Lisboa" aveva ormai una pagina culturale, e l'avevano affidata a lui. E lui, Pereira, rifletteva sulla morte.

Citazioni[modifica]

  • [...] la filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità. (IV; 2010, p. 30)
  • Le ragioni del cuore sono le più importanti, bisogna sempre seguire le ragioni del cuore, questo i dieci comandamenti non lo dicono, ma glielo dico io.
  • È difficile avere una convinzione precisa quando si parla delle ragioni del cuore, sostiene Pereira.
  • Stai bene a sentire, Pereira, disse Silva, tu credi ancora nell'opinione pubblica?, ebbene, l'opinione pubblica è un trucco che hanno inventato gli anglosassoni, gli inglesi e gli americani, sono loro che ci stanno smerdando, scusa la parola, con questa idea dell'opinione pubblica, noi non abbiamo mai avuto il loro sistema politico, non abbiamo le loro tradizioni, non sappiamo cosa sono le trade unions, noi siamo gente del Sud, Pereira, e ubbidiamo a chi grida di più, a chi comanda.
  • Non c'è niente di cui vergognarsi a questo mondo, disse Pereira, se non si è rubato e se non si è disonorato il padre e la madre.
  • Non si sentì rassicurato, sentì invece una grande nostalgia, di cosa non saprebbe dirlo, ma era una grande nostalgia di una vita passata e di una vita futura, sostiene Pereira.
  • La smetta di frequentare il passato, cerchi di frequentare il futuro.
  • Una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime.

Tristano muore[modifica]

Incipit[modifica]

...Rosamunda Rosamunda che magnifica serata sembra proprio preparata da una fata delicata mille luci mille voci mille cuori strafelici sono tutti in allegria oh ma che felicità Rosamunda se mi guardi tu Rosamunda non resisto più... Ti piace? Era dai miei tempi, quando Rosamunda guardava Tristano e più che lo guardava e più che lei gli piaceva... Rosamunda se mi guardi tu Rosamunda non resisto più...Rosamunda tutto il mio amore è per te Rosa-munda più ti guardo e più mi piaci Rosa-mu-u-u-u-undà...

Citazioni[modifica]

  • La vita non è in ordine alfabetico come credete voi. Appare... un po' qua e un po' là, come meglio crede, sono briciole, il problema è raccoglierle dopo, è un mucchietto di sabbia, e qual è il granello che sostiene l'altro? A volte quello che sta sul cocuzzolo e sembra sorretto da tutto il mucchietto, è proprio lui che tiene insieme tutti gli altri, perché quel mucchietto non ubbidisce alle leggi della fisica, togli il granello che credevi non sorreggesse niente e crolla tutto, la sabbia scivola, si appiattisce e non ti resta altro che farci ghirigori col dito, degli andirivieni, sentieri che non portano da nessuna parte, e dai e dai, stai lì a tracciare andirivieni, ma dove sarà quel benedetto granello che teneva tutto insieme... e poi un giorno il dito si ferma da sé, non ce la fa più a fare ghirigori, sulla sabbia c'è un tracciato strano, un disegno senza logica e senza costrutto, e ti viene un sospetto, che il senso di tutta quella roba lì erano i ghirigori.
  • Che strano, pensaci un po', mio padre studiava le vite vicinissime col microscopio, mio nonno cercava quelle lontanissime col canocchiale, entrambi con le lenti. Ma la vita si scopre a occhio nudo, né troppo lontana né troppo vicina, ad altezza d'uomo.
  • Un inglese che come te scriveva libri disse che siamo tutti in una fogna ma che alcuni di noi guardano le stelle[18], e forse Tristano aveva voglia di guardare le stelle perché il suo paese era proprio una fogna.
  • Se ti metti a guardare nelle pieghe piú nascoste della società, qualsiasi essa sia, scopri la pazzia. Ma quelli che hanno avuto il coraggio di farlo erano pazzi...
  • La vita non si racconta, te l'ho già detto, la vita si vive, e mentre la vivi è già persa, è scappata.
  • Ora Tristano è davvero stanco, non ha più fiato, lo senti, avrebbe voglia di dormire, ma non il breve sonno di un'inizione, a lungo, come deve essere lungo il sonno che compensi la fatica di aver vissuto.
  • Ti ho cercato, amore mio, in ogni atomo di te che è disperso nell'universo. Ne ho raccolti quanti mi era possibile, nella terra, nell'aria, nel mare, negli sguardi e nei gesti degli uomini.
  • Scrittore, chi sei tu per avere i dubbi di coscienza di qualcuno che non hai mai conosciuto?

Explicit[modifica]

È una bella foto, gliela regalo, la metta sulla copertina del suo libro, non è Tristano ma lo è un po', visto che è suo padre... Ci gira le spalle come se ci dicesse addio, che poi è quello che ho fatto in tutti questi giorni con lei, e che ora sto facendo per l'ultima volta... Guardi la pendola, che ore sono? Le sembrerà stupido, ma voglio saperlo, è l'ultima cosa che voglio sapere... comunque domani è un altro giorno, come si dice.

Citazioni su Antonio Tabucchi[modifica]

  • Signora Presidente, un'Aula parlamentare non è il luogo più adatto per discutere di letteratura, ma nel caso della morte di Tabucchi si deve comunque ricordare che egli è stato un autore con una fortissima originalità di scrittura e con una vocazione ad uscire fuori dai confini circoscritti della letteratura italiana. Egli ha svolto un curioso sodalizio con una grande figura di scrittore portoghese – ce l'ha fatto conoscere – e in questa maniera ha come disegnato quasi una figura duale. In un'Aula parlamentare mi sembra però più opportuno ricordare il suo impegno civile e anche direttamente politico. Negli anni contrassegnati dall'anomalia italiana, Tabucchi ha rappresentato una voce inflessibile, critica e durissima nei confronti di una situazione che non si è mai verificata in nessun Paese democratico. Mi riferisco alla salita al vertice del potere politico di un possessore di mezzi di comunicazione. [Il riferimento è a Silvio Berlusconi] (Pancho Pardi)

Note[modifica]

  1. Da E finalmente arrivò il settembre, Internazionale, n. 1094, 20 marzo 2015, p. 96.
  2. Citato in Paolo Mauri, Sulle tracce delle passioni di Tabucchi, Rep.repubblica.it, 8 marzo 2018.
  3. Da Viaggi e altri viaggi, Feltrinelli, Milano, 2010, pp. 109-110. ISBN 978-88-07-01822-0
  4. Da Il filo dell'orizzonte, Feltrinelli, Milano, 1986, p. 73. ISBN 88-07-01322-3
  5. Da Il tempo invecchia in fretta, p. 42
  6. Dall'introduzione a Arthur Schnitzler, Doppio sogno, traduzione di Paola Capriolo, Gruppo Editoriale L'Espresso, 2011, p. 5.
  7. Citato in Luís Miguel Queirós, Il più portoghese degli italiani, Internazionale, n. 942, 30 marzo 2012, p. 77.
  8. Da Si sta facendo sempre più tardi, Feltrinelli.
  9. Da Requiem, Feltrinelli.
  10. Da Viaggi e altri viaggi, Atlante, Feltrinelli, Milano, 2013 (edizione elettronica). ISBN 8858807405.
  11. Da Il tempo invecchia in fretta.
  12. Da Piccoli equivoci senza importanza, Feltrinelli.
  13. Da Si sta facendo sempre più tardi.
  14. Dalla prefazione a Marilyn Monroe, Fragments: poesie, appunti, lettere, Feltrinelli, 2010.
  15. Citato in Andrea Bajani, Tabucchi, l'ultimo scrittore che tirò il potere per la giacca, Rep.repubblica.it, 21 ottobre 2018.
  16. Citato in Maria Pia Fusco, "Sostengo Pereira" disse Mastroianni, la Repubblica, 26 luglio 1994.
  17. a b Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937
  18. L'inglese è Oscar Wilde.

Bibliografia[modifica]

  • Antonio Tabucchi, Il tempo invecchia in fretta, Feltrinelli, 2009.
  • Antonio Tabucchi, La testa perduta di Damasceno Monteiro, Feltrinelli, Milano, 1997. ISBN 88-07-01518-8
  • Antonio Tabucchi, Sostiene Pereira. Una testimonianza, Feltrinelli, Milano, 2010. ISBN 9788807813818
  • Antonio Tabucchi, Tristano muore. Una vita, Feltrinelli, Milano, 2004. ISBN 978-88-07819-16-2

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Opere[modifica]