Callicratida

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Callicratida (451 a.C. – 406 a.C.), ammiraglio spartano.

Citazioni di Callicratida[modifica]

Plutarco, Apophthegmata Laconica
  • [Rispondendo a chi gli chiedeva che tipo di uomini fossero gli Ioni] Come uomini liberi non valgono nulla, ma sono ottimi schiavi.[1] (222 D-E)
  • [Alla vigilia della battaglia delle Arginuse, in risposta al pilota Ermone che gli diceva che sarebbe stato meglio allontanarsi] E allora? Fuggire sarebbe una disgrazia e una vergogna per Sparta: l'unica cosa da fare è rimanere qui, a vincere o a morire.[2] (222 E)
  • [In risposta all'indovino che diceva che gli auspici indicavano la vittoria per l'esercito ma la morte per il comandante] La sorte di Sparta non dipende da un uomo solo: se io morirò, la patria non patirà alcun danno, mentre sarà danneggiata se io cederò ai nemici.[3] (222 F)

Citazioni su Callicratida[modifica]

  • Alla fine mandò tutto in rovina per non aver voluto seguire il consiglio di coloro i quali giudicavano opportuno ritirare la flotta dalle Arginuse e non venire a battaglia con gli Ateniesi. Egli rispose loro che Sparta, perduta quella flotta, ben poteva allestirne un'altra, mentre lui non poteva fuggire senza macchiarsi d'infamia. (Cicerone)
  • Callicratida [...] non dette una buona risposta quando, all'indovino che lo pregava di guardarsi dalla morte che le vittime sacrificate presagivano, disse che le sorti di Sparta non dipendevano da un solo uomo. (Plutarco)
  • Ermone di Megara, il pilota gli ordini di Callicratida, disse che sarebbe stato opportuno ritirarsi perché le triremi ateniesi erano assai superiori di numero, ma Callicratida rispose che Sparta non sarebbe stata peggio governata se egli fosse morto, ma aggiunse che la fuga era invece atto di inammissibile disonore. (Senofonte)
  • Perché la testa della vittima de' Lacedemoni, stata posta sul lido, all'improvviso disparve, strascinata nel mare dall'impeto delle onde, l'aruspice predisse che morto sarebbe il comandante dell'armata: al che però dicesi, che Callicratide rispondesse, che morendo non avrebb'egli oscurata la gloria degli Spartani. (Diodoro Siculo)

Note[modifica]

  1. Lo stesso Plutarco (Regum et imperatorum apophthegmata, 61; Apophthegmata Laconica, 213 C) attribuisce una citazione uguale al re di Sparta Agesilao II.
  2. Simile alla versione riferita da Senofonte nelle Elleniche.
  3. Simile all'altra versione riferita da Plutarco nella Vita di Pelopida.

Bibliografia[modifica]

  • Plutarco, Le virtù di Sparta (Apophthegmata Laconica), traduzione di Giuseppe Zanetto, Adelphi, 1996, ISBN 978-88-459-1208-5

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