Carlo Cardia

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Carlo Cardia (1943 – vivente), giurista e filosofo italiano.

Ora occorre lavorare per porre in salvo il nostro futuro, in Avvenire, 16 novembre 2008
  • Dobbiamo intervenire per diffondere una cultura dell'amore per la vita, per le gioie e le sofferenze che essa offre e rende possibili, diffonderla soprattutto tra i giovani che sono ancora capaci di "utopia", di dedizione, di dono di sé agli altri.
  • Il "diritto" serve all'uomo, non l'uomo al "diritto".
  • L'amore per la vita è l'"antidoto" più forte alle culture "nichiliste", che prima o poi portano a considerare l'esistenza come somma delle occasioni "materiali" che si presentano.
  • La sofferenza è parte integrante della nostra umanità, e dobbiamo fare ogni cosa per limitarla, se possibile sconfiggerla, ma sempre amando e sostenendo la vita che la comprende.
  • La vita non è un pezzetto di "patrimonio", un accessorio, un "optional", datici per essere usati o distrutti a piacimento, ma è la nostra essenza e identità, è l'essenza e identità di chi ci è caro, come di ogni uomo.
Il relativismo è vittima di se stesso, in Avvenire, 20 agosto 2009
  • La cultura relativista sta divorando sé stessa, scivolando verso l'agnosticismo antropologico, lasciando spazio a chi da sempre è attento alla complessità e all'armonia della personalità individuale, all'equilibrio tra diritti e doveri, al ruolo che l'impegno personale svolge nel fluire della vita.
  • Oggi nessun esponente del pensiero relativista avrebbe il coraggio di evocare la vita buona di Aristotele, tantomeno di richiamarsi all'etica kantiana per la quale dobbiamo agire in modo che il nostro comportamento sia valido universalmente.
  • Oggi gli unici principi cui il relativismo sa appigliarsi sono quelli dell'individualismo totale, per cui conta soltanto la signoria dell'utilitarismo.
  • Il relativismo all'inizio affascina, dà un senso provvisorio di potenza, ma poi delude, umilia, svuota la coscienza, finisce con l'assumere il volto moderno del nichilismo.
  • La negazione dell'ethos alla lunga provoca solitudine, lascia insoddisfatti, e la ricerca di una fonte di sapienza e di saggezza si ripropone più forte che mai nella coscienza individuale e collettiva.

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