Claudio Gorlier

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Claudio Gorlier (1926 – 2017), scrittore, giornalista, critico letterario e docente universitario italiano.

Citazioni di Claudio Gorlier[modifica]

  • Al di là della riuscita letteraria, a dispetto della moda e delle sue contraddizioni, l'autore di Sulla strada [Jack Kerouac] ha rappresentato per almeno due decenni un segmento consistente delle nuove generazioni americane sostenendo con aggressività e una partecipazione tra parossistica ed estatica la parte ingrata di chi dice tormentosamente di no, a costo di rimanere prigioniero.[1]
  • La letteratura americana non può non riflettere un'espansione territoriale che è tipica della storia americana: localizzata dapprima soprattutto a Est, nella Nuova Inghilterra puritana, essa si estende gradualmente a Ovest e a Sud, rispecchiando condizioni e situazioni locali assai diverse pur in una sostanziale unità. Infine, a partire dalla metà dell'Ottocento, la massiccia immigrazione dall'Europa reca una linfa nuova anche sul piano della cultura, perché larghi gruppi di «nuovi» americani provengono da aree di lingua e di civiltà non anglosassoni. Ecco allora delineati due punti chiave: l'unità nella diversità; la considerevole spinta dinamica che, in campo letterario, riproduce caratteristiche tipiche della società americana.[2]
  • [La letteratura americana nel periodo coloniale] Essa non poteva considerarsi semplice intrattenimento, fonte di piacere fine a se stesso, ma doveva servire a propagandare le verità religiose, a illustrarle, ad abbellirle, uniformandosi ai princìpi del Puritanesimo. Inconcepibile risultava, quindi, la figura dello scrittore o del letterato di professione: all'uomo di lettere spettava la sua parte di attività pratica per il progresso e il consolidamento della colonia. L'attività propriamente creativa veniva dopo e non doveva discostarsi dalle aspirazioni, dal fondamento ideologico della colonia, perché altrimenti si sarebbe risolta in inutile o dannosa frivolezza, in colpevole perdita di tempo, sostanzialmente mondana, e dunque peccaminosa. Un simile atteggiamento non va mai dimenticato quando si prende in considerazione la letteratura americana nel suo insieme, in quanto perdura e in parte si spinge fino ai nostri giorni, fatto proprio dall'America moderna uscita dall'età industriale, in cui la nozione che la cultura deve essere «utile» e contribuire al progresso del Paese persiste largamente.[3]

Il romanzo ripudiato[modifica]

Incipit[modifica]

La scoperta italiana di Edward Dahlberg sta seguendo un cammino all'indietro, e non poteva essere diversamente, visto che per primo è apparso da noi uno dei libri più recenti e sicuramente il maggiore dei suoi risultati, Because I Was Flesh, tradotto col titolo di Mia madre Lizzie. I miserabili (Botton Dogs) si collocano all'inizio della carriera di Dahlberg, e un poco impropriamente trovano posto nel grande mare della narrativa populistica degli Anni Trenta. Vita da cani va considerata sotto molti aspetti la preistoria di Mia madre Lzzie; né si deve dimenticare la prova iniziale di uno scrittore singolarmente travagliato, il quale si è dato una autentica disciplina e moduli espressivi propri soltanto nella maturità.

Citazioni[modifica]

  • Mia madre Lizzie è sicuramente un grande libro, Vita da cani un libro importante, apparso in un momento delicato per la nattativa americana, e che risente della fase di transizione in cui fu concepito. È, se si vuole, l'opera di uno scrittore che per vocazione non fu mai realistica, ma che doveva giungere gradualmente alla definizione e alla strutturazione del mito, come in Mia madre Lizzie, dove, come rilevava alcuni anni orsono Elémire Zolla «ciò che è stato vivo e trema ancora nel ricordo, viene sacrificato affinché risorga ciò che il tempo ha convertito in statua, o in puro nome augusto e favoloso».
  • I ragazzi di Dahlberg, i vari Lorry, Max o Davidd, riconoscono nel bum, nel vagabondo, che viaggia clandestinamente sui treni o va in cerca di avventure, un ideale di rottura; essi anticipano, ma con ben maggiore scavo, i vagabondi di Kerouac o lo Holden salingeriano.
  • Dahlberg segue uno sviluppo coerente quando disconosce Vita da cani; per convincersene basta pensare alla fifura di Lizzie, qui ancora freddo stereotipo, e in Mia madre Lizzie trasfigurata in statua, appunto in eroina biblica.

Note[modifica]

  1. Citato in Notizie bibliografiche, in Jack Kerouac, Sulla Strada, traduzione di Magda de Cristofaro, Arnoldo Mondadori Editore, 1995.
  2. Da Storia della letteratura nord-americana, Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1970, pp. 7-8.
  3. Da Storia della letteratura nord-americana, pp. 11-12.

Altri progetti[modifica]

Bibliografia[modifica]

  • Claudio Gorlier, Il romanzo ripudiato, La Fiera Letteraria, 19 ottobre 1967.
  • Claudio Gorlier, Storia della letteratura nord-americana. Letteratura universale a cura di Luigi Santucci, vol XXV, Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1970.