David Trezeguet

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David Trezeguet (2007)

David Sergio Trezeguet (1977 – vivente), ex calciatore francese.

Citazioni di David Trezeguet[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Quando sei la Juve del secondo o terzo posto non te ne fai nulla.[1]
  • [Su José Mourinho] Mi piace. Mi diverte. Capisco certi suoi attacchi d'ira. Mourinho viene tormentato con le domande su Mancini. Un incubo, ha fatto bene a reagire. I conti si faranno alla fine.[2]
  • [Su Alessandro Del Piero] Penso che sia il giocatore più importante della nostra squadra, l'immagine della nostra squadra. Sono orgoglioso di giocare con lui.[3]
  • [«Pensi di aver giocato il tuo miglior calcio in Italia?»] È lì che ho trascorso la maggior parte della mia carriera, essendo stato alla Juventus per dieci anni. Questa è stata la cosa migliore che mi è successo perché fu il luogo dove ho avuto modo di conoscere il calcio vero, in un club ambizioso con giocatori ambiziosi. Avendo sperimentato ciò, non mi sento fuori luogo per dare consigli o un parere su quello che il River potrebbe fare per giungere quello che ho fatto oltre quel decennio. Ho avuto la possibilità di giocare con tre Palloni d'oro come Zidane, Cannavaro e Nedvěd così come la fortuna di conoscere artisti del calibro di Emerson, Del Piero, Ibrahimović, Thuram e Vieira. Erano giocatori straordinari che, oltre ad essere talentuosi, avevano sempre un forte desiderio di vincere titoli. Tale livello di ambizione è fondamentale se vuoi raggiungere grandi obiettivi.
[Do you think you played your best football on Italian soil?] That's where I spent the biggest chunk of my career, having been at Juventus for ten years. That was the best thing that happened to me because it was where I got to know real football, at an ambitious club with ambitious players. Having experienced that, I don't feel out of place giving out advice or an opinion on what River could do to achieve what I did over that decade. I had the chance to play with three Ballon d'Or winners in [Zinédine] Zidane, [Fabio] Cannavaro and [Pavel] Nedvěd, as well as getting to know the likes of [Alessandro] Del Piero, [Zlatan] Ibrahimović, Emerson, [Lilian] Thuram and [Patrick] Vieira. They were extraordinary players who, as well as being talented, always had a fierce desire to win titles. That level of ambition is vital if you want to achieve your goals.[4]
  • [«Ora che sei tornato in Argentina, come diresti che si differenzia dal gioco europeo?»] È completamente diverso, in ogni modo. In termini di base, e con questo intendo la sua organizzazione, ci sono una serie di miglioramenti devono ancora essere fatti qui. E in termini calcistici è vero che in Europa il gioco sia molto più dinamico, veloce e tattico. Il calcio argentino è definitivamente più tecnico ma ha un ritmo più lento, anche a causa delle condizioni del campo in cui si gioca. C'è ampio margine di miglioramento ma credo che, con il tempo, il lavoro duro e la compostezza, si può fare. Detto questo, le qualità che i giocatori sudamericani hanno sono anche una parte molto importante per il calcio europeo.
[Now that you're back in Argentina, how would you say it differs from the European game?] It's completely different, in every way. In terms of the basics, by which I mean its organisation, there's a lot of improvements still need to be made here. And in footballing terms it's true that in Europe the game is much more dynamic, fast and tactical. Argentinian football is definitely more technical and slower paced, which is also due to the playing surfaces. There's significant room for improvement but I think that, with time, hard work and composure, it can be done. That said, the qualities that South American players have are also a very important part of European football.[5]
  • [Su Paolo Montero] Personaggio bellissimo. Era uno tra i più importanti nello spogliatoio. Ti faceva capire cos'era la Juve. Per lui contava la domenica: durante la settimana liberi tutti, ma la domenica sapevi che contavi su un grosso giocatore. Gli avversari avevano paura. Lo vedevo il terrore negli attaccanti: si spostavano dall'altra parte, se c'era Paolo nei paraggi. La sua tecnica era: il primo intervento deve essere duro per far capire immediatamente che aria tira. E poi parlava agli avversari in continuazione, li faceva impazzire, era davvero temutissimo.[6]
  • [Sulla stagione 2006-2007 della Juventus] Dopo essere tornati dai Mondiali ci siamo incontrati, in una delle sale di Vinovo. Ci siamo guardati negli occhi e ci siamo subito capiti. Eravamo parte di una grandissima squadra, tutti ci sentivamo legati alla società e dovevamo riportarla subito in Serie A. Sono orgoglioso di essere rimasto e di aver contribuito a quell'impresa.[7]
  • La coppia [difensiva] più cattiva era quella della Lazio con Fernando Couto-Mihajlović. O avversario o pallone.[8]
  • Indossare la Maglia Bianconera è stato un privilegio senza eguali. Ho vissuto trionfi incredibili, sollevando trofei di Serie A e coppe con una squadra straordinaria, piena di campioni indimenticabili. Oltre ai successi sul campo, giocare per la Juventus significava far parte di una famiglia. Il tutto è stato possibile grazie al grandissimo lavoro della famiglia Agnelli che in questi 100 anni hanno creato successo e trasmesso lo Stile Juve, trasformandolo in un simbolo di Storia e tradizione. Quegli anni sono stati il capitolo più bello della mia carriera, un'esperienza indimenticabile. Sono grato per aver fatto parte di questa società storica, una parte della mia vita che porterò sempre nel cuore.[9]

«Io voto Mbappé. Francia, si può»

Intervista di Fabrizio Salvio, SportWeek nº 46 (1120), La Gazzetta dello Sport, 19 novembre 2022, pp. 22-28.

  • [«Ma in una finale tra Francia e Argentina, per chi tiferebbe?»] Speriamo non succeda...
  • [Sul campionato mondiale di calcio 1998] Ricordo che non partimmo per vincere. Non eravamo convinti noi, e non lo era la gente. Poi, vittoria dopo vittoria, l'entusiasmo contagiò noi e il pubblico. Arrivammo in finale noi e il Brasile, e non si può immaginare un avversario più degno. Vincemmo dominando, poi la festa, la passerella del giorno dopo su un pullman che non sembrava neanche un pullman e che cercava di farsi largo tra la folla che aveva invaso gli Champs Elysées. Una folla che non ho mai più visto così numerosa, e voi sapete quanto siano estesi gli Champs Elysées. Eppure quel giorno le persone erano tanto ammassate da non riuscire a passare. [«Cosa significò vincere davanti ai propri tifosi?»] Siamo stati i primi a regalare un Mondiale alla Francia. Vincere in casa ha un altro sapore, anche perché quel trionfo lasciò un segno non soltanto sportivo, ma anche culturale e sociale. In quel momento la Francia aveva bisogno di ritrovarsi e aggregarsi intorno all'idea, al concetto di "unione". Quella nazionale formata dai Petit e dai Desailly, dai Deschamps e dagli Zidane, insomma da bianchi e neri, da giocatori di età, estrazione sociale, culturale e religiosa diversa e che la pensavano in maniera differente su molte cose, dimostrò che si poteva andare oltre le divisioni per inseguire e raggiungere un obiettivo comune. Questo è quello che è successo a noi e, tramite noi, alla Francia.
  • [«Lei è mai stato vittima di insulti razzisti?»] Non ci ho mai fatto caso. In Argentina, dove sono cresciuto, la diversità è patrimonio comune, c'è un melting pot culturale difficile da trovare altrove. Quando sono arrivato in Francia mi sono accorto di un modo di pensare diverso da quello cui ero abituato. Lo stesso in Italia e in Spagna.
  • [«Chi erano i leader della Francia del '98?»] Blanc, Deschamps, Barthez, Desailly, Zidane... Ognuno di loro, quando apriva bocca, diceva una parola importante. Restammo due mesi in ritiro, non c'erano i social e parlammo molto, certamente più di quanto si fa oggi. [...] Io, Henry, Vieira eravamo ventenni e la nostra fortuna fu che i più anziani non ci misero pressione addosso, ma ci chiesero soltanto di dare entusiasmo. Il risultato fu che, nella serie di rigori che decisero i quarti contro l'Italia, io ed Henry tirassimo dal dischetto in tutta tranquillità. E facemmo gol. I giovani vanno lasciati fare, anche a costo che sbaglino. Tanto, i giocatori intelligenti imparano dai loro errori.

Citazioni su David Trezeguet[modifica]

  • Caro David, è arrivato il momento di dirsi ciao. Ho perso il conto delle stagioni che abbiamo giocato insieme e dei gol che abbiamo fatto. [...] Quante formazioni in questi anni finivano così: Del Piero e Trezeguet, Trezeguet e Del Piero. Quante vittorie, quante delusioni (per fortuna, molte meno delle soddisfazioni che ci siamo tolti), quanti abbracci: non c'è altro compagno con cui io abbia giocato di più. Diciassette gol all'anno di media, come il tuo numero di maglia: questo basta per dire che bomber sei. [...] Ritengo sia stato un onore fare coppia in campo con uno dei più grandi attaccanti del mondo, in assoluto. [...] Arrivederci, David. (Alessandro Del Piero)
  • David è uno che sbaglia poco, quando gioca sembra che abbia una calamita che cattura il pallone, è l'impressione che mi fece ai tempi del Monaco quando venne a fare un provino. (Lilian Thuram)
  • David è uno degli attaccanti più forti che abbia mai visto, ha una capacità di coordinarsi straordinaria, sa colpire in qualunque modo pur di far gol. (Alessandro Del Piero)

Note[modifica]

  1. Citato in Trezeguet e lo scudetto: "Riconquistiamolo", gazzetta.it, 14 luglio 2007.
  2. Citato in Trezeguet: "Brava Juve Io ritorno in Champions", gazzetta.it, 16 novembre 2008.
  3. Dall'intervista a Permette Signora, Sky, 4 dicembre 2008.
  4. Citato in Trezeguet: I'm Argentinian at heart, fifa.com, 22 ottobre 2012.
  5. Citato in Trezeguet: Argentinian football must look back, fifa.com, 23 ottobre 2012.
  6. Citato in Trezeguet: «Conte vincerà la Champions in due anni», tuttosport.com, 4 gennaio 2014.
  7. Dall'intervista di Giulio Sala, Grazie David, per sempre uno di noi, HJ Magazine, aprile 2014, p. 69
  8. Da un'intervista a Sky Sport, aprile 2020; citato in Paolo Camedda, Fernando Couto, il 'cattivo' di Espinho che divenne grande in Italia, goal.com, 2 agosto 2022.
  9. Da Agnelli 100, juventus.com, 24 luglio 2023.

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