Discussione:John Ruskin

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Ciao a tutti
mi sono permesso di aggiungere tre aforismi sulla ricchezza e l'economia un pò più lunghi del solito, che mi sembrano particolarmente belli.
Ovviamente gli scritti di Ruskin non sono più da un bel pezzo soggetti a copyright, e le traduzioni sono le mie
Se sono troppo fuori stile rispetto alle citazioni di Wikiquote fatemelo sapere.
non ho seguito l'ordine alfabetico, perché credo che il gruppetto di aforismi abbia una sua continuità e sia meglio leggerlo di seguito.
L'aforisma sull'"economia pratica" fa un pò a pugni con l'elogio della guerra che si trova in una delle citazioni già incluse nella raccolta.
Ma credo che il più autentico pensiero di Ruskin sia nella citazione "contro" l'inganno pretestuoso della guerra. Ruskin era un uomo problematico, soggetto a gravi crisi, che spesso varcavano la soglia del patologico.
Ciò che dice in Munera Pulveris, però, si collega in profondo con i suoi pensieri più ricorrenti (per es in Unto this Last), mentre la "sparata" da The Crown of Wild Olive risale ad uno dei suoi momenti meno felici ed è molto più episodica. Lo stesso libro da cui è tratta non è in genere ricordato fra i suoi migliori. Unto this Last è invece un libro bello e originale e fu invece ammirato (e parafrasato) anche da Gandhi.
Cuccumiau

Ciao! Piano, Wikiquote non è un forum! Noi ci limitiamo a raccogliere citazioni. PS: vedi Aiuto:Uso della firma. Grazie! --DD 22:17, 30 mar 2007 (UTC)

Mah! Vedi tu. se le citazioni che ho inserito sono "fuori dimensione" toglile pure.
Stavo quasi cogliendo l'occasione per inserire un pezzettino di un "Ruskin fans - club"
Ma davvero nessun problema
Ciao

però hai visto quanta bella roba c'è nella versione inglese? uno dei brani è in comune.

Tuttavia, è necessario che tu segua le norme sulle fonti (il traduttore?). :-) --Nemo 00:13, 31 mar 2007 (UTC)
Ciao! Prima ha spiegato che il traduttore era lui stesso. --DD 10:28, 31 mar 2007 (UTC)
Ciao. Be', lasciamo il messaggio, non dà certo fastidio. Forse dovremmo segnalare in qualche modo le nostre traduzioni? Nemo 20:49, 31 mar 2007 (UTC)

Poesia[modifica]

Ciao, sono quello di prima. Tra le cose che dormono nel mio computer ne ho un'altra che, se volete, vi regalo. è la traduzione di un'altra pagina ruskiniana di bellezza straordinaria. Ho provato a renderla in italiano decente, chissà se ci sono riuscito; confrontarsi con simile poesia è davvero un tour de force.

in ogni modo ve la metto a disposizione, se vi piace e se reputate che possa stare ben in una pagina di citazioni aggiungetecela voi, magari alla fine.

Vi riporto prima l'originale: è tratto dall'antologia curata da Sir Kenneth Clarke, John Ruskin: Selected Writings, pubblicata per la prima volta da Penguin Books 1964, e riedita nei Penguin Classics nel 1991

Estremi bibliografici:

John Ruskin Selected Writings chosen and annotated by Kenneth Clark, Penguin Classics, 1991, pag. 137-138

Originale inglese[modifica]

I was lying by this fountain - on a dark evening of July, dark not with night, but with storm. The precipice above me lost itself in the air within fifty feet of my head - not in cloud - but in the dark, motionless atmosphere. The lower boughs of its pines shook like black plumes against the shade; their pointed tops faded into its body - faint as if woven of gossamer - spectral shadows of colossal strength. The valley lay for leagues on either side - roofed with the impenetrable gloom - walled with the steep bases of its hill - one boundless chamber - lighted only as it seemed, by the white foam of the forked Arve - cast like a stream of lightning along its floor. Through the veil of cloud, the presence of the great mountains was indicated only by the sound of their forests, by the sharp, sudden stroke - like a human cry, - the wail of the glacier upon its path of pain, and the gust rising by fits and falling - of the wind, or the waves, the ear knew not which - among their chasms. So it had been through the day - no rain - no motion - no light. One roof - one level veil as of God’s Holy Place, and the voices of the mountains from behind it and above. I lay beside the fountain - watching the motion of its soundless domes, and the entangling within its depth of the green blades with their own shadows. From the rock above, a single oozy drop fell at intervals into the pool, with a sound like that of a passing bell far away. Among the thick herbage at its edge the grasshoppers, heavy and faint in the chill and darkness, climbed freely up the jointed stalks, staring about them with their black beaded eyes, and fell rustling, — unable to lift their scarlet wings. It was as if the sun had been taken away from the world, and the life of the earth were ebbing away, groan by groan. Suddenly, there carne in the direction of Dome du Goûter a crash — of prolonged thunder; and when I looked up, I saw the cloud cloven, as it were by the avalanche itself whose white stream carne bounding down the eastern slope of the mountain, like slow lightning. The vapour parted before its fall, pierced by the whirlwind of its motion; the gap widened, the dark shade melted away on either side; and, like a risen spirit casting off its garment of corruption, and flushed with eternity of life, the Aiguilles of the south broke through the black foam of the storm clouds. One by one, pyramid above pyramid, the mighty range of its companions shot off their shrouds, and took to themselves their glory — all fire — no shade — no dimness. Spire of ice — dome of snow — wedge of rock all fire in the light of the sunset, sank into the hollows of the crags —and pierced through the prisms of the glaciers, and dwelt within them — as it does in clouds. The ponderous storm writhed and moaned beneath them, the forests wailed and waved in the evening wind, the steep river flashed and leaped along the valley; but the mighty pyramids stood calmly - in the very heart of the high heaven — a celestial city with walls of amethyst and gates of gold filled with the light and clothed with the Peace of God. And then I learned — what till then I had not known — the real meaning of the word Beautiful. With all that I had ever seen before — there had come mingled the associations of humanity — the exertion of human power — the action of human mind. The image of self had not been effaced in that of God. It was then only beneath those glorious hills that I learned how thought itself may become ignoble and energy itself become base — when compared with the absorption of soul and spirit — the prostration of all power — and the cessation of all will — before, and in the Presence of, the manifested Deity. It was then only that I understood that to become nothing might be to become more than Man; — how without desire - without memory — without sense even of existence — the very sense of its own lost perception of a mightier — the immortal soul might be held for ever — impotent as a leaf — yet greater than tongue can tell — wrapt in the one contemplation of the Infinite God.


Traduzione italiana[modifica]

In questa pagina Ruskin descrive uno dei suoi prediletti scenaari montani, con l'aggiunta di una drammatizzazione delle vicende del paesaggio, e conclude con alcune considerazioni sul significato della bellezza. Il titolo datto da Clark al brano è
The meaning of the word "beauty"




Giacevo vicino a questa fontana, in una buia sera di Luglio, buia non perché facesse notte, ma per la tempesta. Il precipizio sopra di me si perdeva nell’aria a cinquanta piedi sopra la mia testa; non in una nuvola, ma nella buia atmosfera immobile. I rami più bassi dei pini si scuotevano come un piumaggio nero, le loro cime aguzze svanivano nella sua massa evanescente come tessuta di ragnatele: ombre spettrali di forza colossale. La valle si estendeva per molte leghe su entrambi i lati, e aveva per tetto l’oscurità impenetrabile e come muri le ripide fondamenta della collina: una stanza sconfinata, illuminata solo, sembrava, dalla spuma del biforcato fiume Arve, gettato là, come una corrente di lampi, sul suo pavimento. Attraverso il velo di nube la presenza delle grandi montagne era segnalata solo dal rumoreggiare delle loro foreste, dallo schianto acuto e improvviso, come un grido umano, il lamento del ghiacciaio lungo il suo sentiero di dolore, dalle raffiche spasmodiche del vento, o dalle onde – l’orecchio non sapeva distinguere che cosa fossero – che si udivano nei loro intervalli.
Così era stata tutta la giornata: né pioggia, né moto, né luce. Un tetto – un velo disteso, come nella Sacra Dimora di Dio, e la voce delle montagne al di là e sopra di esso. Giacevo presso la fontana – osservando il moto delle sue silenziose cime e il groviglio dei fili d’erba verde, con le loro ombre, sul suo fondo. Dalla roccia che la sovrastava, cadeva ad intervalli una goccia fangosa nello specchio d’acqua, col suono lontano di una campana. Fra l’erba folta ai suoi bordi le cavallette, deboli e pesanti nel freddo e nel buio, si arrampicavano sugli steli, guardando attorno con i loro occhi simili a perline nere, e ricadevano con un fruscio, incapaci di aprire le loro ali rosse. Era come se il sole fosse stato sottratto al mondo e la vita della terra si spegnesse, un gemito dopo l’altro.
D’improvviso, dalla direzione del Dome du Goûter, giunse uno schianto, come di un lungo tuono, e quando alzai lo sguardo vidi le nubi aprirsi, come se ciò avvenisse a causa della stessa valanga, la cui bianca corrente bordeggiava il pendio meridionale della montagna, simile ad un lento lampeggiamento. Il vapore si separava davanti alla sua caduta, penetrato dal turbine del suo movimento; lo squarcio si allargava, l’ombra oscura si dissolveva su entrambi i lati; e come uno spirito risorto, che getta via la sua veste di corruzione ed è irrorato dall’eternità della vita, le Aiguilles del sud irruppero attraverso la nera foschia delle nuvole di tempesta. Una dopo l’altra, piramide dopo piramide, la possente catena delle cime loro compagne gettò via il sudario, e tutte assunsero la loro gloria – tutto fuoco – senza ombra – senza offuscamento. Guglia di ghiaccio, cupola di neve, cuspide di roccia, tutto era fuoco nella luce del tramonto che affondava nei vuoti tra le creste, penetrava attraverso i prismi dei ghiacciai, dimorandovi come fa nelle nubi. La bufera possente si torceva e urlava sotto di loro, le foreste gemevano ed ondeggiavano nel vento della sera, le rapide del fiume lampeggiavano e balzavano lungo la valle; ma le poderose piramidi posavano calme – nel cuore stesso degli alti cieli – una città celeste dai muri di ametista e dai portali d’oro – riempita di luce e rivestita della Pace di Dio.
Ed allora imparai – ciò che fino ad allora non avevo conosciuto – il vero significato della parola Bellezza. In tutto ciò che avevo visto fino ad allora erano venute mescolandosi le associazioni delle cose umane – l’esercizio dei poteri umani – l’azione della mente umana. L’immagine dell’io non era ancora stata annullata in quella di Dio. Era solo allora, sotto quelle gloriose alture, che appresi come lo stesso pensiero possa divenire ignobile, e l’energia stessa divenga bassezza – quando sono paragonate con l’assorbimento dell’anima e dello spirito – la prostrazione di ogni potere – e la cessazione di ogni volere – dinanzi, ed in Presenza, della manifesta Divinità. È solo allora che compresi che divenire nulla può essere divenire più che uomo; – come senza desiderio – senza memoria – senza neppure il senso dell’esistere – lo stesso senso della sua perduta percezione di una più grande potenza – l’anima immortale possa mantenersi per sempre – impotente come una foglia – eppure più grande di quanto la lingua umana possa dire – avvolta nell’unica contemplazione dell’Infinito Dio.

Risposta[modifica]

Mi dispiace, ma non so come utilizzare questa tua traduzione; in Wikisource usano solo traduzioni professionali (cioè stampate), e per noi il testo è troppo lungo. Magari degli estratti. Nemo 21:54, 5 apr 2007 (UTC)

Sezioni[modifica]

Non capisco se le sezioni Sulla ricchezza e Vera e falsa arte siano opere o dei raggruppamenti arbitrari di citazioni. In tal caso andrebbero eliminati... Qualcuno ne sa qualcosa? --Quaro75 18:31, 25 gen 2009 (CET)[rispondi]

Senza fonte[modifica]

  • Conoscere bene qualcosa implica una profonda sensazione di ignoranza.
  • Dimmi ciò che ti piace, e ti dirò chi sei.
  • Dona un po' di amore ad un bambino, e ne riceverai molto.
  • Essendo la vita assai breve, e le ore tranquille poche, non dovremmo sprecarne nessuna per leggere libri senza valore.
  • Il primo dovere per un governo è di garantire che la gente abbia cibo, carburante e vestiti. Il secondo, che abbiano i mezzi per un'educazione morale ed intellettuale.
  • Lasciateci riformare la scuola, e troveremo anche qualche piccola riforma di cui le prigioni abbisognano.
  • L'architettura è l'adattarsi delle forme a forze contrarie.
  • Non c'è alcuna legge nella storia, non più che in un caleidoscopio.
  • Non c'è soltanto un unico modo di fare bene le cose, c'è anche un solo modo di vederle, e cioè vederne il quadro complessivo.
  • Tutta la produzione artistica è il prodotto del lavoro dell'intera creatura vivente, corpo e anima, e principalmente dell'anima.
  • Un grand'uomo riceve sempre l'aiuto di tutti perché ha il dono di ricavare qualcosa di buono da tutto e da tutti.