Francesco Cassi

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Francesco Cassi (1778 – 1846), scrittore italiano.

Notizie intorno alla vita e alle opere del cavaliere Vincenzo Monti[modifica]

Incipit[modifica]

Patria del Monti è Fusignano, ricca terra di Romagna, già famosa pe' natali di Arcangelo Corelli, detto l'Apollo della musica. In tenera età fu egli mandato dal padre al seminario di Faenza, che sempre ha fiorito per lode di buoni studi. E quivi imparò, assai per tempo e assai bene, la lingua latina, sicché si diede a poetare latinamente. L'estro suo era si impetuoso e fecondo, che in quclla età in cui gli altri giovani misurano i versi sulle dita, egli già cantavali all'improvviso.

Citazioni[modifica]

  • [Vincenzo Monti] E scrisse la tragedia del Manfredi, mosso da certi spiriti in lui destati dalla lettura di Shàkspeare. Perciò quel suo Manfredi ha molti colori che tengono a quelli della poesia inglese, per quanto l'indole de' nostri teatri il comporta; e la imitazione ne apparisce chiarissima ne' caratteri, e specialmente in quello di Zambrino, coniato ad imagine dell'Iago dell' Otello. (p. XIII)
  • Si narra che il Monti scegliesse questa fanciulla [ Teresa Pikler] senza averla vista, per la sola riverenza alla grande fama del padre e a quella dell'ingegno e della virtu della figlia. E si aggiunge che ella accettasse la mano di lui, senza pure vederlo, ma solo per sapere ch'egli era l'autore dell 'Aristodemo. Sicché può dirsi che a tali nozze furono veramente pronube le sole muse. (p. XIV)
  • Assai edizioni della Bassvilliana si moltiplicarono per Italia, e specialmente in Milano, dove l'immortale Parini, maravigliato all'ardire dal nuovo poeta, disse quella memorabile sentenza, che il Monti cioè sempre minaccia di cadere colla repentina sublimità de' suoi voli, e non cade mai. Nell'edizione di Pavia si posero alcune forti note, nelle quali magnificandosi l'autore col titolo di Dante redivivo, fu censurata quella espressione di freddo e caldo. (p. XVI)
  • [Vincenzo Monti] In quel infelice esilio [in Francia a Chambery], con poca speranza del ritornare, e fra terribili strette d'ogni maniera, egli scrisse la cantica Mascheroniana, e la tragedia del Cajo Gracco. La quale tragedia è per alcuni rispetti da mettere sopra l'Aristodemo, specialmente per la sua grandiloquenza, e i profondi sensi, e le ricchissime imagini; se non che il fine essendo pienamente politico, ed assai lontano dalla presente condizione de' tempi, la ragione di quell'opera si può dire per noi perduta. (p. XXV)
  • Alla Mascheroniana poi fu cagione la morte del celebre matematico e letterato Lorenzo Mascheroni, il quale essendo in vita tenero amico del Monti, fu da lui in morte con versi gravissimi lacrimato. (p. XXV)

[Francesco Cassi, Notizie intorno alla vita e alle opere del cavaliere Vincenzo Monti, Raccolta di poeti classici e moderni, Vol. XI, Società Tipografica dei Classici, Milano 1823]

Citazioni su Francesco Cassi[modifica]

  • Amico e cugino carissimo, Tengo ben volontieri l'invito che mi fate di lasciar da parte le cerimonie parlando con voi, e però non vi domando scusa dell'errore che ho preso con un giudizio troppo precipitato, non però calunnioso, come voi dite, scambiando un poco i vocaboli, perché oltreché il dir male di me non sarebbe stato pur peccato veniale, lo scherzare così urbanamente come si facea in quell'articolo, e con così poche parole, e sopra cosa da nulla, non potea fare che persona del mondo se ne offendesse. (Giacomo Leopardi)
  • E te pur, dolce amico, e te pur prende | Del mio soffrir pietade; ed in me fitto | Lo sguardo, mostri che il dòlor ti fende | Di che misero io porto il coi- trafitto. || Né la virtù che agli altrui mali intende, | In te si spense al meditar lo scritto | Del fiero vate che in sentenze orrende | Di Farsaglia cantò l'alto delitto. (Vincenzo Monti)
  • E diran tutti: L'italo cantore | Vinse il latino; chè le Furie a quello | Fur Mute, e a te, leggiadro spirto, il core. (Vincenzo Monti)

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