Gabriello Chiabrera

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Ottavio Leoni, Gabriello Chiabrera, 1625, incisione, Washington, National Gallery of Art

Gabriello Chiabrera (1552 – 1638), poeta e drammaturgo italiano.

Citazioni di Gabriello Chiabrera[modifica]

  • Bacco d'ogni piacer volge le chiavi, | fondator di speranze, | rallegrator di danze, | disgombrator d'omei; | quinci de' pensier miei | il vo' gridar Signore.[1]
  • Del mio sol son ricciutegli | i capegli | non biondetti, ma brunetti; | son due rose vermigliuzze | le gotuzze, | le due labbra rubinetti.[2]
  • Là dove è libertà, non è tormento.[3]

Incipit di Amedeide: poema eroico[modifica]

Di Rodi Angel divino alla difesa
Amedeo chiama, e 'l guida in sul naviglio;
Ma l'empia Aletto allor da tanta impresa
De' suoi temendo l'ultimo periglio,
Alla stretta città novella offesa
Sveglia Ottomano a far, col suo consiglio;
Ed egli di Sultana il cor piagato,
La mostra vuol veder del campo armato.

Citazioni su Gabriello Chiabrera[modifica]

Opere, 1757
  • Anche il Chiabrera credeva, come il Marini che «la poesia è obbligata a far inarcar le ciglia». (Eugenio Donadoni)
  • Dal solo Chiabrera fu l'Italia regalata di tre nuove corone poetiche ; mercechè veramente nelle sue mani nacque e grandeggiò prima la canzone pindarica, poi la canzone anacreontica e infine il sermone oraziano ; né mal s' apporrebbe colui che attribuisse al Chiabrera eziandio la rinnovazione del Ditirambo. (Terenzio Mamiani)
  • [Dal cinquecento al secolo XVII] [...] Fiorirono in tale intervallo tre ingegni eminenti che forse mantennero alla lirica nostra una spiccata maggioranza su quella d'altre nazioni. Ognuno, io penso, à nominato ad una con me il Chiabrera, il Filicaja ed il Guidi. (Terenzio Mamiani)
  • Fu ardito caldo veemente urtantesi nelle cose, ardito nelle voci [...] nelle locuzioni nelle costruzioni, nel trarre dal greco e latino le forme così dei sentimenti [...] come delle parole. (Giacomo Leopardi)
  • In lui tutto il gusto dell'età sua: nelle canzoni, mitologia avant toute chose: ma anche Bibbia, come voleva Tasso e come aveva fatto Herrera per Lepanto e come farà Filicaia per Vienna; la vita contemporanea, levata al livello dell'antico ha un'esaltazione eroica in cui l'umano perde ogni original forma di vita e si difà nel mito. (Domenico Petrini)
  • Nonostante tutti i precetti pindarici confessati, volutamente e ingenuamente confessati nell'Autobiografia e nel Vecchietti, nel Geri, nell'Orzalesi, nel Bamberini, i suoi dialoghi dell'arte poetica, in Chiabrera il richiamo del mito è sempre momento dell'elogio: un trapasso di motivi per cui si esaltano, dicendole di eroi lontani, le virtù dell'eroe d'oggi.
    Un critico che di Chiabrera s'è occupato a lungo, Mannucci, ha creduto di poter trovare confessata la fondamentale falsità di questa lirica in talune parole dell'Autobiografia: «Di Pindaro si meravigliò, e prese ardimento di comporre alcune cose a sua somiglianza».
    Ma è che qui siamo proprio al centro di una poetica umanistica, per cui l'arte è soprattutto fatta di studio e di volontà: non sarebbe difficile riconoscere lo stesso spirito nella Deffence et illustration de la langue française di Du Bellay: e facile addirittura richiamare Dante con la sua distinzione, cui teneva ad oltranza, di coloro che verseggiano «casu» e coloro che scrivono «arte». (Domenico Petrini)

Note[modifica]

  1. Da Le Vendemmie di Parnaso, in Delle opere di Gabbriello Chiabrera: Tomo secondo. Contenente le Canzonette amorose, e morali, scherzi, sonetti, epitaffi, vendemmie, egloghe, e sermoni, vol I, pp. 192-193.
  2. Da Poesie, "Ode alla Sua Donna". Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  3. Da Vuol vivere in libertà, XIV degli Scherzi. Riutilizzato anche in Agli occhi tuoi, scherzo XXII.

Bibliografia[modifica]

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