Giampiero Boniperti

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Giampiero Boniperti (1950)

Giampiero Boniperti (1928 – 2021), calciatore, dirigente sportivo e politico italiano.

Citazioni di Giampiero Boniperti[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Altafini non è un centravanti di sfondamento perché sa anche manovrare, non è un centravanti di manovra perché sa anche sfondare. È una rarità in fatto di classe perché è tecnicamente perfetto. Furbizia, altruismo, intelligenza, opportunismo, sono, tra le altre doti, quelle che maggiormente lo distinguono.[1]
  • [Rivolto ad Antonio Cabrini, estate 1976] Ricordati che questa è la Juve, arrivare secondi è una tragedia.[2]
  • [Riferito alla Juventus, dicembre 1976] Ci sono un odio e una gelosia nei nostri riguardi che mi spaventano, e che mi fanno riflettere sul divario fra la passione folkloristlca di ieri e la rabbia devastatrice di oggi.[3]
  • Ancora adesso, se debbo pensare al calciatore più utile ad una squadra, a quello da ingaggiare assolutamente, non penso a Pelè, a Di Stefano, a Cruyff, a Platini, a Maradona: o meglio, penso anche a loro, ma dopo avere pensato a Mazzola.[4]
  • Si giocava un derby, ero centravanti, segnavo molto. Segnai anche quella volta: o meglio, fui certo di aver segnato, perché battei in rete a colpo sicuro. Alzai le braccia al cielo, le abbassai, me le misi nei capelli. Sulla linea era sorto, materializzandosi dal nulla, Valentino Mazzola, aveva fermato il mio tiro, aveva stoppato il pallone. Tornai verso il centro del campo con la testa china, ero deluso, quasi disperato. Avevo fatto pochi passi, ricordo, avevo appena superato il limite dell'area di rigore granata, quando alzai gli occhi, come avvertito da un boato progressivo che invadeva il campo. Mazzola si era già materializzato là, vicino alla mia porta, e segnava![4]
  • Vincere non è importante: è la sola cosa che conti.[5]
  • Una testa senza capelli è più leggera anche per il calcio. È giusto presentarsi in pubblico con un aspetto decente.[6]
  • A diciannove anni era già favoloso, il nostro Alex, e non è cambiato. [...] L'ultimo scudetto della Juve l'hanno vinto lui e Peruzzi. [...] Attaccano lui per fare male alla Juve, anche a me succedeva, per questo durante il riscaldamento uscivo da solo sul campo e mi prendevo gli insulti, ero una specie di parafulmine. E so che una squadra e un giocatore si giudicano alla quarta di campionato, non prima.[7]
  • I tiri più belli riescono quando non ci pensi, oppure quando sbagli ma la palla va nel sette.[7]
  • La Juve, il sogno della mia vita. La sognavo davvero. Perché io, che portavo all'occhiello il distintivo bianconero, avevo in quegli anni un solo desiderio: giocare una partita di serie A con la maglia bianconera.
    Me ne sarebbe bastata una, ero sicuro, per essere felice per sempre. È andata meglio: in campionato ne ho giocate 444.
    Ho fatto la mia parte senza sacrifici.
    Perché ho dato quello che avevo dentro. Sono un uomo felice. (sulla sua carriera da giocatore nella squadra torinese da 1947 al 1961).[8]
  • La Juve è una fede che continua a essermi appiccicata addosso. Sono da compatire quelli che tifano per altri colori, perché hanno scelto di soffrire. Sembrava una battuta, invece lo pensavo e lo penso tutt'ora.[9]
  • Il mio fuoriclasse era Scirea. Parlava poco, eppure aveva carisma. Era un piacere stare con lui e in qualsiasi occasione, non soltanto sul campo, ti faceva fare bella figura. Il giorno in cui ho preso Scirea, per la prima e unica volta, Achille Bortolotti mi ha detto: «Gaetano te lo porto io a Torino. Perché questo ragazzo è diverso da tutti gli altri». Quando Gai ha smesso di giocare io volevo che diventasse un punto fermo della Juventus. Prima come osservatore, poi come allenatore, ma lo vedevo benissimo anche come uomo di pubbliche relazioni. Aveva qualità fuori dal comune e la sua splendida carriera ne era la conferma. Li riconosci subito i giocatori che hanno qualcosa in più: li vedi da come si muovono in campo e da come leggono il gioco un secondo prima degli altri; se poi sono dotati di spessore umano e pulizia morale hai davanti agli occhi un fuoriclasse anche nella vita. E Scirea lo era. Io gli volevo bene.[10]
  • [Su Alessandro Del Piero] Mi ricordo quando andai a vederlo e ho subito intravisto che aveva la stoffa del campione. Però sono anche stato fortunato nella scelta. Ci sentiamo ancora spesso e sono molto contento per lui. Finché è Alex a eguagliarmi, sono felice...[11]
  • Non avevo ancora 21 anni, ma il Grande Torino lo conoscevo bene. Al primo anno di Juventus, campionato 1946/1947, giocavo nelle riserve e la domenica pomeriggio, se i bianconeri erano in trasferta, la passavo al Filadelfia a vedere quella squadra di campioni guidata da Mazzola, il più grande di tutti. Poi, diventato titolare, ci ho giocato contro in partite che ti azzannavano lo stomaco a cominciare da sette giorni prima. E dico 7 non a caso. Io andavo a mangiare da Tolmino, una trattoria in via Alfieri a pochi passi dalla sede granata, allo stesso tavolo di Bacigalupo, Rigamonti e Martelli, chiamati il trio Nizza dal nome della strada dove abitavano tutti e tre. Eravamo amici, ci vedevamo quasi tutti i giorni. Ma quando si avvicinava il derby diventavamo estranei: loro da una parte, io dall'altra, alla larga da una settimana prima fino a una settimana dopo la sfida. Troppa tensione, troppa adrenalina, meglio scaricare i nervi a distanza. Passata la febbre da derby mi ripresentavo da Tolmino e riprendevo il mio posto a tavola.[12]
  • C'è un'eleganza che non è deliberata, ma che si acquisisce o s'interpreta una volta che viene indossata quella meravigliosa divisa [bianconera].[13]
  • [Sullo Stile Juventus] Un modo di vivere, di comportarsi, di ragionare.[14]
  • [Sul derby di Torino] Anche stavolta mi sistemerò davanti alla televisione e anche stavolta maledirò il destino che mi obbliga a soffrire per il derby. È sempre stato così, in vita mia, anche se ancora oggi sono il giocatore che ha segnato più reti in questa sfida: 14. E allora dovrei essere un ottimista a priori. Ma il derby mi consuma. Amo troppo la Juve e ho così rispetto del Toro che non può essere altrimenti. Anche adesso che la differenza di valori è cresciuta, rispetto a quando guidavo il club, quando i granata cercavano di competere con noi anche per lo scudetto. Ma il derby fa storia a sé.[15]

È morto Piola, la leggenda del gol

Su Silvio Piola. Citato in Carlo Grandini, Mario Gherarducci, Nino Oppio, Corriere della Sera, 5 ottobre 1996, p. 42.

  • Il suo modo di giocare era senza epoca, anche oggi sarebbe stato un cannoniere eccezionale.
  • Per me è stato un fratello maggiore. Lui era già un centravanti famoso, mentre io non avevo ancora vent'anni. Quando mi passava il pallone, mi incoraggiava affettuosamente: Vai, ragazzo, che sei giovane e bravo.
  • Aveva un fisico possente e una grande forza, possedeva un ottimo gioco di testa ed era bravo a calciare con entrambi i piedi. Qualsiasi difensore avrebbe voluto evitarlo e lo vorrebbe scansare anche adesso.

Gioca Boniperti

Intervista di Salvatore Lo Presti, La Gazzetta dello Sport, 28 febbraio 1997.

  • Non sono state le tarme [«sorride Giampiero Boniperti, mostrando la divisa di gioco indossata a Wembley il 21 ottobre del '53 nella gara fra Inghilterra e Resto d'Europa (4-4) per festeggiare il 90º anniversario della federazione inglese»] ma i tacchetti del terzino Eckersley, un mastino del Blackburn. Quando ero presidente, quel calzettone lo mostravo ai giocatori della Juve prima delle partite contro squadre inglesi. Dovete ricucirmelo, ordinavo loro, con la vostra grinta!
  • Juventini si nasce: il mio è stato il primo distintivo bianconero circolato a Barengo quand'ero ancora un ragazzino e giocavo nel Momo. Ma juventini si può anche diventare: quando si decide che non si vuole più soffrire troppo!
  • Siccome calciavo bene, Renato Cesarini, il nostro tecnico, al termine di ogni allenamento mi tratteneva ad esercitarmi finché non faceva buio. Lui non era uno come Parola che faceva "cantare" la palla quando la colpiva, lui la palla la strappava da terra.
  • [Sul derby di Torino] L'atmosfera era incredibile. Una volta tirai un rigore al Filadelfia: guardavo negli occhi Romano, il portiere. E dietro, dalle narici dei tifosi, vedevo uscire lingue di fuoco.
  • Una volta ho fatto persino un gol "per paura" contro la Triestina. In porta c'era Striuli, Muccinelli crossa un pallone in area su cui entrano contemporaneamente Blason ed un altro colosso; io mi butto indietro per non farmi schiacciare, colpisco la palla con la punta, vedo che finisce in rete e... scappo via!
  • Il giorno che smisi, alla fine del 9-1 contro l'Inter-baby, andai dal magazziniere Crova porgendogli le scarpe che tenevo per i lacci e gli dissi: "Prendile, Crova: non gioco più". Pensò che scherzassi e bofonchiò qualche insulto dicendomi: "Ci vediamo domani". Ma io non tornai per davvero.
  • [...] non è vero che io e Sívori ci odiavamo. Eravamo solo molto diversi: io un po' tedesco, lui un argentino di una simpatia ed imprevedibilità unica. Rimanemmo amici. Tant'è che nell'81 proprio lui accompagnò me e Pietro Giuliano a prendere Maradona. Il contratto era fatto: dieci mesi di prestito per un milione di dollari. Ma poi, in vista dei mondiali di Spagna, il presidente della federazione argentina Grondona bloccò tutto. Fosse venuto da noi [alla Juventus], Diego non si sarebbe più mosso. Resta uno dei miei grandi rimpianti, come Riva, come Gullit.
  • [Sugli allenatori] [...] non erano così importanti. Li avete fatti diventare importanti voi [giornalisti].

Boniperti: «Più che mai innamorato della mia Juve antipatica»

Intervista di Roberto Beccantini, La Stampa, 1º ottobre 2004, p. 39.

  • La Juve non è soltanto la squadra del mio cuore. È il mio cuore.
  • [Alla domanda: «Perché la Juve è così antipatica»] Lo è adesso, lo era quando la dirigevo io, lo sarà in futuro. L'invidia rappresenta una medaglia al valore. E comunque se mezza Italia tifa Juve, ci andrei piano con le etichette. Di sicuro, è una società che divide. O con lei o contro di lei. La sua forza, il suo fascino.
  • [Sul «pragmatismo» della Juventus] [...] La Juve degli Agnelli e della FIAT: di qui il concetto di fabrica, di produzione, assemblare e vincere l'utile preposto al dilettevole. Un marchio che, credo, ho contribuito a imporre.

Citazioni non datate[modifica]

  • Depetrini, Parola, Locatelli. Che mediana! Con Baldo in squadra ho vinto la classifica cannonieri con ventisette goal. Ho cominciato con lui, Varglien e Rava. Ero poco più che un ragazzino. E Depetrini era straordinario, aveva un temperamento da autentico vercellese, uno dei più grandi mediani di marcatura che siano mai apparsi nell'universo del pallone.[16]
  • Due cose sono state fondamentali nella mia carriera di calciatore, il talento e mia moglie, Rosi.[17]
  • [Sulla Juventus Football Club 1949-1950] È forse la Juventus più forte che abbia a ricordare.[18]
  • [Su Armando Picchi] Era un uomo intelligente e preparato, possedeva carisma, personalità, capacità persuasive e spiccate attitudini al comando. Sarebbe sicuramente diventato uno dei migliori allenatori d'Italia.[19]

Citazioni su Giampiero Boniperti[modifica]

Giampiero Boniperti (1975)
  • Boniperti è come Richelieu, non hai mai finito di conoscerlo. (Vladimiro Caminiti)
  • [Nel 1994] Boniperti è stato un alpino, e come tale ha e avrà sempre la stima di un vecchio alpino come il sottoscritto, ex vicepresidente nazionale. Con la stima, la mia amicizia e il mio grazie per quanto ha fatto (e forse tornerà a fare...) per il calcio. Non mi pare proprio che un personaggio così grande abbia bisogno di altre forme di difesa. (Giuseppe Prisco)
  • Boniperti ha costruito la Juve dei '70 e degli '80 come [Ferruccio] Novo edificò il Grande Torino, pezzo su pezzo, un Gentile qui, un Tardelli là. Non con il piglio onnivoro, urlato, di Berlusconi dalla fine degli Anni 80 in poi. (Gianni Agnelli)
  • Duro, esigente, ma giusto. (Gianluca Vialli)
  • Ero orgoglioso di essere in quel club [la Juventus], in cui rimasi a lungo per Giampiero Boniperti, a cui non potevo dire di no perché mi trattava come un figlio. (Luciano Bodini)
  • Grande carisma, l'essere stato calciatore gli serviva per capire le situazioni. Arrivai in sede e lui, sorridendo: "Ciao romano". E io, "Ma veramente avrei anche un nome, sono Luciano". "Poche storie, firma qui". [...] I capelli lunghi erano la sua ossessione. Poi ti controllava, specie di sera. Aveva dei suoi collaboratori fidati che ti pedinavano e poi riferivano. Di te Boniperti sapeva tutto. E quando succedeva qualcosa, partiva la convocazione nel suo ufficio e fioccavano le multe. (Luciano Spinosi)
  • Ho visto Boniperti mangiare noccioline in tribuna, sembrava un mafioso americano. (Franco Zeffirelli)
  • [«Ci racconti come erano le firme dei contratti con [...] Boniperti?»] In 4 ore si firmava tutti. Rigorosamente in bianco, la cifra la metteva lui. Se non ti stava bene, non stavi alla Juventus. Oggi è esattamente l'opposto con i presidenti ostaggi dei calciatori. (Sergio Brio)
  • Nell'estate del 1976 ci furono dei cambiamenti importanti [alla Juventus]. [...] Durante il ritiro a Villar Perosa dovevo discutere il mio contratto con il presidente Boniperti. Non erano trattative, ma incontri di boxe senza esclusione di colpi. E capitava di litigare. Non facevo in tempo a sedermi sulla scrivania che lui mi porgeva il contratto in bianco, privo di cifre, dicendomi: «Firma il contratto, poi metto io la cifra. Non ti preoccupare». [...] Quell'estate, quando mi avvicinai alla scrivania del presidente, vidi una grande cornice ma, lì per lì, non feci caso alla fotografia che conteneva; solo una volta seduto notai che Boniperti non teneva in bella mostra una foto qualsiasi. Era raffigurata la squadra del Perugia, che, battendoci [nell'ultima partita del precedente campionato], aveva consegnato il titolo di campione d'Italia al Torino. Prima ancora che aprissi bocca, lui mi disse: «Cosa fai qua? Hai perso il campionato con questa squadra di sconosciuti. Non avrai mica il coraggio di chiedere un aumento?». Mi venne da ridere, il presidente le escogitava davvero tutte per risparmiare, e come sempre firmai in bianco. (Marco Tardelli)
  • Se un bambino mi chiedesse chi è Giampiero Boniperti risponderei che semplicemente lui è stato e sarà sempre la Juventus. (Giorgio Chiellini)
  • [«Ai suoi tempi i procuratori non esistevano...»] Si trattava direttamente col presidente. Alla Juve, con Boniperti non c'era molto da discutere. Gli sedevi davanti e ti metteva sotto il naso un contratto con la cifra già scritta a matita. E allora cosa siamo qui a fare?, gli chiedevo. Dopo la vittoria del Mondiale [1982], io, Gentile e Tardelli ci litigammo per 10 milioni [di lire] in più che non voleva riconoscerci. Siamo campioni del mondo, dicevamo, e lui: "Tanto alla Juve si vince, quello che non vi do adesso lo prenderete in premi". (Paolo Rossi)

Note[modifica]

  1. Citato in Arnaldo Amabile, Il medico svela la "juventus" di Altafini, Il Calcio Illustrato, 4 maggio 1973, pp. 16-17.
  2. Citato in Guido Vaciago, Juve e Villar Perosa: forza e potenza di un rito secolare, tuttosport.com, 4 agosto 2022.
  3. Citato in Guido Vaciago, Quando fare l'antijuventino diventa un mestiere, tuttosport.com, 22 novembre 2022.
  4. a b Citato in Gianpaolo Ormezzano, È lui, Valentino l'ideale uomo-squadra, La Stampa, 3 maggio 1989, p. 29.
  5. Citato in Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi, Palla lunga e pedalare, Dalai Editore, 1992, p. 97. ISBN 88-8598-826-2
  6. Citato in Luca Valdisseri, E Sibilia tuonò: "Tagliati i capelli o niente ingaggio", Corriere della Sera, 13 agosto 1996.
  7. a b Citato in Maurizio Crosetti, Nel tunnel di Alex: Troppa malafede, la Repubblica, 5 settembre 2000, p. 54.
  8. Citato in Giampiero Boniperti, Enrica Speroni, Una vita a testa alta. Cinquant'anni sempre e solo per la Juventus, Biblioteca Universale Rizzoli, 2003 ISBN 88-1710-685-2.
  9. Citato in Protagonisti del secolo bianconero n. 11, juveclubsantagata.it, gennaio 2004.
  10. Citato in Non è morto chi vive nel cuore di chi resta, bianconerionline.com, 3 settembre 2009.
  11. Citato in L'esclusivo club di Del Piero: Quant'è difficile restare fedeli, lastampa.it, 19 ottobre 2010.
  12. Da un'intervista inedita di Vittorio Martone, 2012; pubblicata in Vittorio Martone, Enrica Speroni e Francesco Frisari, Giampiero Boniperti, i ricordi sono a colori, ultimouomo.com, 22 giugno 2021.
  13. (EN) Citato in Ted Richards, The Orpheus of Soccer, in Soccer and Philosophy: Beautiful Thoughts on the Beautiful Game, Open Court Publishing Company, 2013, Chicago. ISBN 08-12-69682-4
  14. Citato in Gianni Mura, Andrea Gentile e Aurelio Pino, Non gioco più, me ne vado: gregari e campioni, coppe e bidoni, Il Saggiatore, Milano, 2013, p. 190. ISBN 88-4281-752-X
  15. Citato in Giuseppe Giannone, Boniperti: "Il derby mi consuma, è una partita che fa storia a sè. Ogni tanto mi rivedo in Tevez", tuttojuve.com, 30 novembre 2014.
  16. Citato in Stefano Bedeschi, Gli eroi in bianconero: Baldo Depetrini, tuttojuve.com, 12 marzo 2020.
  17. Citato in Lutto Juve: è morta Rosi Vergnano, la moglie di Boniperti, tuttosport.com, 8 dicembre 2022.
  18. Citato in Jesse Carver, tecnico dell'ottavo scudetto, juventus.com, 7 luglio 2015.
  19. Citato in Mario Gherarducci, Picchi, il battitore libero che mandava in crisi il Mago, Corriere della Sera, 25 maggio 2001, p. 45.

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