Gianni Berengo Gardin

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Gianni Berengo Gardin (1930 – vivente), fotografo italiano.

Citazioni di Gianni Berengo Gardin[modifica]

  • Il colore distrae. Un cielo azzurro brillante sistema molte cose. Il libro che dedicai a Venezia, nel '62, era in bianco e nero, ma quella Venezia ora sembra irreale. Il bianco e nero dà quello scarto rispetto alla visione naturale che ti costringe a guardare meglio.[1]

Da Berengo Gardin "Ma il sindaco Brugnaro censurò le mie foto"

Intervista di Michele Smargiassi, la Repubblica, 3 giugno 2019, p. 4.

  • [A proposito di un noto reportage sulle Grandi Navi a Venezia] Non le vollero esporre a Palazzo Ducale, le mie foto Era già tutto pronto, ma il sindaco Brugnaro disse che la mostra doveva essere "meglio articolata". Volevano metterci immagini che facessero da contrappeso. Di fatto, una censura inaccettabile. Ma la mostra la feci lo stesso, grazie al Fai, all’ex negozio Olivetti di piazza San Marco. Ne feci anche un libro, grazie all’editore Contrasto. Quel reportage è stato visto in tutto il mondo, fu pubblicato da Le Monde, Guardian, New York Times.
  • Grattacieli orizzontali galleggianti, lunghi due volte piazza San Marco e alti il doppio di Palazzo Ducale... Mi pareva impossibile che nessuno vedesse quell’aggressione visuale, che umiliava la bellezza della città e che poteva essere il preannuncio di disastri reali.
  • I crocieristi vogliono vedere Palazzo Ducale dall’alto? Nessun problema, salgano sul campanile di San Giorgio Maggiore, c’è anche l’ascensore, non devono neppure faticare, vedranno un panorama strepitoso e potranno goderselo quanto vogliono perché il campanile, a differenza della nave, sta fermo...
  • Di Venezia, ne abbiamo una sola. Non vorrei ci dovessimo accontentare della copia di Las Vegas, quella con le gondole al neon.

Gianni Berengo Gardin[modifica]

  • Cartier-Bresson l'ho conosciuto molti anni dopo, quando ormai ero già abbastanza formato. Ma devo dire che, agli inizi Images à la sauvette di Cartier-Bresson è stato il mio messale, insieme alle foto della Farm Security Administration, a Family of Man, a Life, tutta la scuola che mostrava la vita reale. (dall'intervista con Goffredo Fofi, p. 11)
  • Ancora oggi, la gran parte dei fotografi usa il teleobiettivo perché permette di isolare quel che vuole riprendere. Io sono sempre stato innamorato dei grandangoli, anche quando non li usava nessuno, perché col grandangolo prendi molto e per me mostrare l'ambiente è un lavoro interessantissimo. (dall'intervista con Goffredo Fofi, p. 18-19)
  • [Alla domanda "Ma ancora, perché la Leica?"] Che c'entri qualcosa il mito è indubbio, ma è un amore di gioventù ed è rimasto tale. (dall'intervista con Goffredo Fofi, p. 23)
  • Il fotografo guarda sempre in un modo diverso dai non-fotografi. Perché vorrebbe – non dico rubare – vorrebbe appropriarsi della situazione. (dall'intervista con Frank Horvat, p. 411)
  • Tu passi in un posto, vedi che ci potrebbe essere un'ottima immagine, però manca qualcosa. Se quel qualcosa viene, può essere una buona foto – se no, non è niente. (dall'intervista con Frank Horvat, p. 411)
  • In fondo, la foto artistica non mi interessa, mi interessa il documento. Indubbiamente la fotografia è un fatto culturale, su questo non ci piove. Ma non so fino a che punto la si debba considerare un'arte. Può capitare che io faccia una foto talmente riuscita, che qualcuno dirà: «è un'opera d'arte!» – ma sarà lui che lo dirà, non sarò io. Io mi contento di essere un fotografo, anzi, ne sono fiero! (dall'intervista con Frank Horvat, p. 412)
  • Io fotografo la gente che normalmente non viene fotografata (dall'intervista di Pippo Onorati)

Note[modifica]

  1. Dall'intervista di Michele Smargiassi, "Ho fotografato le navi-mostro che assediano la mia Venezia", la repubblica, 8 giugno 2013.

Bibliografia[modifica]

  • Gianni Berengo Gardin, Gianni Berengo Gardin, editore Contrasto DUE, 2005. ISBN 9788889032527

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