Gianni Farinetti

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Gianni Farinetti (1953 – vivente), scrittore e regista italiano.

Un delitto fatto in casa[modifica]

Incipit[modifica]

Dato che non le restano più di diciannove ore di vita prima di essere assassinata, la signora Adelaide Testa Simonis – Laide per gli intimi – e la sua casa in Costa Azzurra meritano una descrizione piuttosto minuziosa.
L'appartamento dove vive la signora è al quinto e ultimo piano di un bianco palazzo floreale in Boulevard de Cimiez, a Nizza. È gradevolmente esposto a sud, verso il mare, e i terrazzi si affacciano su un giardino in parte privato (per gli appartamenti a piano terra), in parte condominiale. Lo si raggiunge con un ascensore dagli splendidi cristalli molati. Intorno alla scala curva si snoda una ringhiera dove ciliegie stilizzate rincorrono diafani iris. questi stessi fiori, in due gradazioni cobalto e crema, li ritroviamo nell'atrio dell'appartamento, disposti in un vaso di lalique. Vaso e fiori sono posati su una consolle di rovere e riflettono la loro pallida grazia in uno specchio dalla cornice intarsiata.

Citazioni[modifica]

  • È che se ami qualcuno – se scopri che ti piace, ti fa ridere, ti viene voglia di comprargli un maglione, di portarlo al mare, di dormire abbracciati – è naturale che prima o poi ti venga pure voglia di mettere su casa insieme, di decidere in due il colore delle piastrelle, di chi invitare a cena, di trascorrere insieme una settimana a Berlino, a Chicago, a Voghera! Altrimenti che senso ha? Ha senso prolungare all'infinito i fidanzamenti? Sempre in bilico tra casa tua e casa mia, i tuoi spazi e i miei? A rimbambirci con dei discorsi che girano a vuoto (che scivolano poi inevitabili in stucchevoli, appiccicose elucubrazioni psicanalitiche, che barba!). Mettiamo su famiglia una buona volta. Invecchiare insieme a qualcuno è o non è un naturale, sacrosanto desiderio, addirittura un diritto? Di certo, a lasciare che le cose vadano da sé, si rischia il nulla totale. Agguantati dal dèmone dell'immobilità.

Incipit de L'isola che brucia[modifica]

Un metro sotto terra il cadavere è compresso nella sabbia. Giace composto mentre la radice di un'erba spontanea si avvita morbida intorno alle dita di un piede nudo. Per giorni e giorni la radice s'insinuerà nella sabbia cercando paziente, col moto calmo proprio della natura, di farsi strada tra granello e granello. Viva, accarezza la pelle del corpo immobile.
Poco più in là, mentre l'ombra della notte dissolve alla luce di un nuovo giorno, l'acqua bagna senza rumore la spiaggia.


Bibliografia[modifica]

  • Gianni Farinetti, Un delitto fatto in casa, Marsilio, Venezia, 1996.
  • Gianni Farinetti, L'isola che brucia, Marsilio, Venezia, 1997.

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