Guglielmina Ronconi

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Guglielmina Ronconi (1864 – 1936), scrittrice, poetessa e pedagoga italiana.

Citazioni di Guglielmina Ronconi[modifica]

  • Dicono che il regno della letteratura è caduto, perché la scienza ha trionfato su di essa. Non è vero: la terra aspetterà sempre dal sole la luce e il calore, le nazioni chiederanno sempre agli scienziati la luce che le illumini, ai poeti il fuoco che le riscaldi![1]
  • Giovanni Pascoli rimarrà per gli Italiani il grande lirico delle intime tombe familiari, come Ugo Foscolo è il grande cantore delle tombe che la Nazione conserva ai suoi figli immortali.
    Per questi nostri due sommi vati si completa la Italiana Lirica dei Sepolcri! (dal discorso in commemorazione di Giovanni Pascoli, 1912, tenuto nella Sala del Palazzo Sinibaldi in Roma[1])
  • La gioventù per quanto ignorante, spensierata, ha sempre grandi, risorse: in essa sale e discende la linfa che genererà nuova vita, sempre affluisce da essa un alito vivificatore, un desiderio che vuole sbocciare in un fiore.[1]
  • O S. Longino, forte nella fede di Cristo sino al martirio, ed insieme fedele soldato ossequiente alle leggi di Cesare, impetraci da Dio la grazia di professare con fortezza e santo orgoglio la nostra Religione Cattolica, e di saper compiere costantemente, ed anche con sacrificio, tutti i doveri del nostro stato.[1]
  • Siamo profondamente amanti, siamo sapientemente buone, senza scambiare gli uffici, senza rifuggire dal lavoro travaglioso e dalla devozione costante. (da una lettera Alle donne pesaresi, in occasione dei festeggiamenti a Terenzio Mamiani[1])
  • Tu che sul Calvario, con la tua lancia di guerriero, apristi nel Costato di Cristo la fonte ineffabile dell'amore infinito per l'umanità e la sorgente perenne nelle grazie più elette e preziose, impetra con la tua potente intercessione, dal Cuore di Gesù, prosperità, gloria alla Patria nostra, forza al braccio dei nostri soldati, pace e protezione sulle nostre famiglie. E così sia.[1]
  • Voi che vi avviate alla vita, pensate alla Morte! vostro prossimo fine, necessario e unico, per raggiungere quella vita che non avrà termine![1]

Ave crux[modifica]

  • Ave, segno che stai sul petto dei vivi, che stai sul capo dei morti, e sei per gli uni la gioia di una Fede o il vanto di meritate onoranze, e sei per gli altri l'ultima pace: o di ogni simbolo il più semplice perché il più grande, Crux, Ave!
  • Ave, Vessillo, su cui fu scritta la inaudita delle parole, quella del perdono, e di tutte la nuovissima, quella che divinamente percorrendo ogni umana conquista della coscienza e del sentimento, disse, con una sintesi che fu suggello sublime: tutto è compiuto!
  • Crux Ave! O Segnacolo primo della più sconfinata carità, albero vitale e perennemente fruttuoso di libertà vera; sigla della redenzione sociale più umana ed universa.
  • Dall'apice eccelso dove domini i candidi albori, i meriggi aurati, i tramonti luminosi, e guardi nelle meraviglie delle notti, nel mistero delle tempeste, veglia o Croce, fantasma sacro e potente e preservaci dal male.
  • Le voci di un santo fervore a te giungano unite come un inno che l'amore concorde degli uomini compose di consolata armonia.
  • Per gli uni e per gli altri, resta, o Croce, semaforo d'amore e sia su le tue braccia aperte l'infinito nostro amplesso di fratelli.
  • Ti veda chi giunge: ed abbia un palpito di fidente speranza, come il segno augurale di giorni migliori.

[Guglielmina Ronconi, citato in Lina Pennesi, Missionaria dei tempi nuovi, C. d. V., 1950]

Giorno dei morti[modifica]

Incipit[modifica]

E la piova continua e si fa sera. | Dentro l'umile nicchìa e sotto gli archi | de' funebri leggiati il suon rimbomba | de' gran cancelli, spinti sui battenti: | or si chiude il recinto e s'allontana | sulla strada melmosa il calpestio | di poca gente.

Citazioni[modifica]

  • O madri, io penso a voi, madri dolenti, | a cui dimezza ogni respiro il cuore | quella parte di voi ita sotterra; | oh, i figli morti, stesi al Campo Santo!
  • Eran giovani forti ed eran belli | per lo ardito sperar, per la fierezza | dell'indocil voler, per l'anelante | desio di glorie, di lotte e d'amor!... | Di che orgoglio gentil, madri, commossa | la più sacra di voi parte sorgea | quando sui volti lor, tripudî novi | palesava la vita! Ed eran vostre | le animate sembianze, e al sangue vostro | l'onda prima vital essi avean tolta!

Notte Lauretana[modifica]

Incipit[modifica]

Sotto al mite chiaror dell'alte stelle | e presso al mar sonante, | sul clivio dolce che Appennin distende, | la Marchigiana terra mia riposa.

Citazioni[modifica]

  • Oh, Celeste!.. Oh, Santa!.. ! Odi mistico il suon... mira le faci... | Sono la Fe'... tu, se' sicura e grande, | malvagi noi ed infelici!... | Oh Domus aurea passa! | Virgo Lauretana, benedici!

Corpus Domini[modifica]

  • Alto rifulge il sol, passa il Signore: | ed in ogni anima passa un senso arcano.
  • Passa l'Ostia sagrata, fra gl'incensi | e il popolo che si prostra!

Ver Sacrum[modifica]

  • Patria, ti salutiam, ritorneremo, | tornerem più forti: | come a madre che aspetta, a te compenso | recherem di conforti. Ai fratelli ci lega la memoria | d'un pensier, d'una lingua e d'un altare, | – non sgiunge il mare – Avanti!.

Note[modifica]

  1. a b c d e f g Citato in Lina Pennesi, Missionaria dei tempi nuovi, C. d. V., 1950.

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