Giovanni Leone

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Giovanni Leone

Giovanni Leone (1908 – 2001), politico italiano, 6º Presidente della Repubblica Italiana.

Citazioni di Giovanni Leone[modifica]

  • [Sull'Italia e la Romania] Antichi e profondi legami uniscono i nostri due popoli. La nostra comune origine latina, le profonde affinità di cultura e di lingua esistenti fra di noi, le tradizioni stabilitesi nel passato, e specie nel secolo scorso, allorché le due nazioni riacquistarono la loro indipendenza attraverso vicende che presentano punti di analogia: sono questi fattori che danno un continuo alimento all'amicizia ed alla cooperazione fra i due paesi e di due Stati.[1]
  • Lo Zaire [...] non è soltanto il più importante nostro interlocutore, sul piano commerciale, nell'Africa a sud del Sahara, ma è forse il Paese di quel Continente in cui il lavoro e la tecnica italiani sono stati più intimamente associati alla realizzazione di opere economiche di particolare rilievo.[2]
  • Non basta mandare i figli a scuola, bisogna accompagnarli sulla via degli studi, bisogna costruire giorno per giorno in essi la consapevolezza che a scuola si va non per conquistare un titolo, ma per prepararsi alla vita.[3]
  • Ricordo con precisione quel giorno [7 maggio 1978]; era una domenica, quando pronunziai alla presenza di Vassalli e dell'ex avvocato dello Stato, Manzari, la frase «Ho l'anima pronta e la penna a disposizione» per dire: io sono pronto a qualsiasi grazia purché mi sia proposta. Già in passato io mi ero molto occupato attraverso anche il Guardasigilli Bonifacio, il compianto Guardasigilli Bonifacio, il quale si attivò moltissimo alla ricerca di qualche detenuto che potesse essere oggetto di grazia perché si trovava al di fuori del giudicato.[4]
  • [Al passaggio di consegne di Presidente della Repubblica da Giuseppe Saragat] Signor Presidente, il mio animo è pieno di commozione e trepidazione nel ricevere le consegne dell'Alto Ufficio dalle mani di un uomo la cui vita si identifica con cinquant'anni di battaglie per la democrazia e per la libertà. Ella ha espresso, Signor Presidente, l'unità nazionale in maniera incomparabile, meritandosi il rispetto di tutti gli italiani. Con l'aiuto di Dio, cercherò di rendermi degno di quest'alta tradizione. Formulo per Lei, Signor Presidente, per i suoi figliuoli, per i suoi nipotini, i più fervidi, cordiali, devoti auguri.[5]
  • Sono lieto [...] di scorgere l'analogia del cammino dei nostri due popoli, perché nei millenni della nostra vita nazionale da Voi in Iran, come da noi in Italia è stata proprio l'altissima tradizione di umana cultura a mantenere vivo e diffuso l'ideale nazionale attraverso le lunghe vicende, liete e tristi, cui hanno dato luogo, secolo dopo secolo, i rispettivi sviluppi storici. D'altronde i nostri Paesi hanno anche in comune l'importanza che ad essi conferisce la loro posizione geografica: l'Iran, immenso istmo tra l'Asia centrale ed estrema ed il bacino mediterraneo, e l'Italia, che al centro del Mediterraneo unisce l'Occidente europeo con le rive dei continenti asiatico ed africano su quel mare.[6]
  • Uno dei punti fondamentali della riforma del sistema penale sarebbe quello di rendere il sistema delle pene più idoneo a una valutazione corrispondente non solo alla gravità del reato, ma anche alla personalità del reo. In sostanza si potrebbe mantenere per un gran numero di reati – tranne che per i più gravi – il minimo della pena al livello più basso, graduando invece il massimo della pena alla varietà delle ipotesi di reato. Occorrerebbe altresì dare maggior respiro ai congegni della condanna condizionale e del perdono giudiziale, aumentando l'arco della pena per la prima, e estendendo il secondo ai maggiori di anni 18.
    In tal modo si potrebbe anche conseguire un certo snellimento del lavoro giudiziario, perché molti imputati troverebbero nella decisione del giudice una soluzione equa e accettabile del proprio caso.[7]

Dal Discorso di insediamento alla Presidenza della Camera, II legislatura, 10 maggio 1955

disponibile su Camera.it.

  • In un momento nel quale l'urgente spinta di esigenze sociali, la ricerca di nuovi metodi ed orientamenti, lo sviluppo di notevoli situazioni internazionali sulle quali è sospesa l'aspettativa di tutto il mondo richiamano sul Parlamento una particolare attenzione [...] noi abbiamo il dovere di collaborare, tutti, al consolidamento del prestigio dell'istituto; perché la storia del nostro e di altri popoli – storia intessuta anche di immense tragedie nazionali – insegna che, quando il Parlamento declina o muore, la democrazia fallisce, la libertà è condannata a languire.[...] Vada il mio pensiero al popolo italiano, della cui ansia di progresso e di pace siamo gli interpreti.
  • Il biennio presidenziale di Enrico De Nicola – che coincise con la vita dell'Assemblea Costituente – dimostrò come potessero l'alto prestigio, il riconosciuto equilibrio, la rara imparzialità e l'altissimo senso giuridico dell'uomo costituire il solido ponte sul quale pacificamente passò la trasformazione istituzionale; e come la disinteressata opera di una personalità su cui convergeva l'universale simpatia del paese valesse a colmare il vuoto costituzionale, che inevitabilmente si era delineato.
  • Luigi Einaudi può essere orgoglioso di aver messo al servizio del paese la sua profonda cultura, il suo alto intelletto, la sua lunga esperienza, la sua fede nella democrazia e nella libertà.

Citazioni su Giovanni Leone[modifica]

  • L'altra sera, intervistato da Daria Bignardi, Eugenio Scalfari ha sostenuto che Feltri meriterebbe la radiazione a vita dall'Albo dei giornalisti. Chissà quale apocalittica punizione dovrebbe invocare, allora, per chi, nel suo gruppo editoriale, pubblicò negli anni Settanta colossali patacche sul conto dell'allora presidente della Repubblica Giovanni Leone, costringendolo a ingiuste dimissioni. (Pierluigi Battista)

Note[modifica]

  1. Dal brindisi a Nicolae Ceaușescu, 21 maggio 1973, disponibile sull'archivio quirinale
  2. Dal brindisi a Mobutu Sese Seko, aprile 1973, disponibile sull'archivio quirinale
  3. Dal Messaggio del Presidente della Repubblica per l'inizio dell'anno scolastico, 28 settembre 1973; riportato in Quirinale.it.
  4. Dal programma televisivo La notte della Repubblica, Rai 2, 28 febbraio 1990.
  5. Audio originale in Rai Storia – Q verso il Quirinale, Rai, 6 aprile 2013.
  6. Dal brindisi a Mohammad Reza Pahlavi, 15 dicembre 1974, disponibile sull'archivio quirinale
  7. Citato in Selezione dal Reader's Digest, febbraio 1972.

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