Giovanni Nencioni

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Giovanni Nencioni (1911 – 2008), linguista italiano.

Citazioni di Giovanni Nencioni[modifica]

  • L'edizione postuma di Giunte e virgole (1996), tratta da Alvino con immensa fatica da una scrittura «impervia» e munita di indispensabile glossario (edizione critica che l'autore non esita a battezzare «avventura»), ci presenta un testo «impenetrabile a qualsivoglia tentativo di lettura orizzontale, nuda, diretta» senza risalire il calvario delle progressive approssimazioni, documentato dal complesso apparato. Tanta confessata fatica del più devoto ed esperto curatore di Pizzuto ci dà oggi speranza che egli possa e voglia tracciare quel profilo sistematico della sua lingua che, riducendo l'apparente arbitrarietà dei testi, apra un accesso non deterrente alla loro lettura. (dall'introduzione di Giovanni Nencioni a Giovanni Nencioni-Antonio Pizzuto, Caro Testatore, Carissimo Padrino. Lettere (1966-1976), a cura di Gualberto Alvino, Firenze, Polistampa, 1999)
  • Che il travaglio linguistico del Manzoni fino alla prima edizione dei Promessi sposi sorga da un'esigenza di stile; e che l'insoddisfazione per la ventisettana e l'ulteriore ricerca formale muovano dalla stessa inappagata esigenza, è verità incontestabile, ma parziale; non implica, insomma, che tutti i motivi di quel travaglio e tutti i criteri per risolverlo rientrino nei termini di un problema di stile, se per stile s'intende, come ha inteso la critica idealistica, il rapporto fra l'intuizione estetica e la sua espressione. (Tra grammatica e retorica. Da Dante a Pirandello, Torino, Einaudi, 1983, p. 5)
  • Confesso che provai uno schietto godimento quando, già in grige chiome, mi accorsi – come per illuminazione improvvisa – che un passo di Pinocchio che mi aveva irrelatamente deliziato da piccolo era la trasposizione di uno dei Promessi sposi. Siamo nel capitolo primo, al punto in cui maestro Ciliegia, dato il primo colpo d'ascia al famoso pezzo di legno da catasta, sente la misteriosa vocina [...]. Una ricerca dello stesso tipo, a gradatio eliminatoria, aveva fatto don Abbondio vedendo i bravi che gli si avviavano incontro. (Agnizioni di lettura, in "Strumenti critici", n. 2, 1967, p. 191)
  • I motori della sintassi pirandelliana sono la segmentazione, l'inversione e la variazione, spesso provocate da apposite esche, quali l'interiezione, la vocazione, l'inciso fatico, e favorite da una ricca esplicitazione della deissi: tutti fattori, a loro volta, di escursione tonale e di intensificata gestualità. (L'interiezione nel dialogo teatrale di Pirandello, in "Studi di grammatica italiana", VI 1977, p. 229)

Citazioni su Giovanni Nencioni[modifica]

  • Ciò che Nencioni aveva di eccezionalmente giovanile era lo spirito. Non solo la lucidità, restata integra fin quasi agli ultimi anni. Anche la memoria di fatti e persone sgranate nel corso della sua vita professionale, a partire dagli anni Trenta, trascorsi a Roma come funzionario ministeriale: anni — avrebbe scritto nel 2000, nella prefazione all'ultima delle sue raccolte di saggi — che erano stati per lui «un corso di educazione civile in tempi calamitosi e alienanti», nel quale aveva appreso «il giusto senso dello Stato, l'equa applicazione del diritto, e l'amministrazione pubblica come aiuto al vivere dei cittadini». E, dato forse più sorprendente di tutti, la capacità di guardare al futuro, di secondare le sollecitazioni di una curiosità umana e intellettuale che gli anni non avevano attutito. (Luca Serianni)
  • Tra i numerosi importanti lasciti culturali di Giovanni Nencioni, un posto di rilievo spetta anche ad alcune felici formule critiche, che non a caso sono state riprese spesso da studiosi di varia estrazione. Si pensi, per esempio, alle famose «agnizioni di lettura», cioè a quei riconoscimenti di rapporti di lingua e di stile fra autori diversi e spesso remoti, che possono riguardare particolari espressioni o strutture, e che, quando affiorano, producono nel fruitore una gratificante sollecitazione emotiva. Non meno efficace e fortunata si è rivelata la triade «parlato-parlato», «parlato-scritto» e «parlato-recitato», che ha segnato una tappa fondamentale della moderna riflessione sulla natura specifica del parlato, e al tempo stesso ha posto l'accento sulla dinamicità dei suoi rapporti con le dimensioni della scrittura letteraria, teatrale o d'altro tipo. (Pietro Trifone)
  • La sua conversazione era vivacissima, a contrasto con un tono tendenzialmente pacato che si screziava d'abrupte ma melodiose impennate all'accendersi del benché minimo interesse. Quando, l'ultima volta che mi chiamò, gli dissi per distrarlo da non rammento quali affanni che, benché potesse essermi nonno, per un pelo non eravamo stati entrambi allievi di Paolo Mix, lui al liceo Galileo nel '27, io all'Augusto di Roma verso la fine degli anni Sessanta, tuonò di colpo passando al tu: «Sezioni diverse? Ma ci avrai parlato una volta, almeno una. Non dire di no!». Dissi di sì per non spegnere il suo entusiasmo di ragazzo. Fu la prima e l'ultima volta che gli mentii. (Gualberto Alvino)

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