Luciano Gianfranceschi

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Luciano Gianfranceschi, giornalista italiano.

  • [L'automobile] Nessun'altra invenzione ha modificato così tanto e in un sol colpo la vita dell'umanità. (da Strane storie d'automobili, Il Monello, n. 17, 1975, Casa Editrice Universo)

Un rebus dalla preistoria[modifica]

Incipit[modifica]

Che gli antichi fossero in possesso di maggiori conoscenze rispetto a quanto ci hanno tramandato, è un dato di fatto ormai accettato da tutti gli studiosi moderni. E più il tempo passa, più scopriamo i loro incredibili segreti. Ma da dove veniva questa conoscenza?

Citazioni[modifica]

  • Nel Tibet, ove si dice non esistano limiti ai segreti del passato e del futuro, è stata trovata nel 1972 dagli scienziati cinesi una mappa del cielo. Era conservata in un monastero e custodita dai monaci. [...] L'enigma è stato svelato da uno studioso cinese, che con l'aiuto di un computer ha calcolato la posizione delle stelle, risalendo all'indietro nel tempo finché tutto è stato chiaro: la carta rappresenta esattamente il cielo... come era 13.000 anni fa!
  • Piri Reìs visse quattrocento anni fa, ed è conosciuto come un pirata turco che teneva sotto la sua minaccia le coste del Mediterraneo. [...] Era eccezionalmente colto per il suo tempo, conosceva bene il greco, il latino, l'italiano e il portoghese.
  • [Piri Reìs] Arrivò a rappresentare in due mappe tutta la Terra.
    «Ho scovato delle carte in archivi orientali molto segreti e antichissimi, – scrisse lui stesso, – incluso alcune mappe che sono certo essere l'unico ad aver veduto in Europa». Peccato che non abbia rivelato con esattezza la fonte cui aveva attinto.
  • Di Piri Reìs ci restò il «Bahriye» un atlante di quei tempi, ma sia la carta dello scopritore dell'America [Cristoforo Colombo], che le due mappe della Terra che avrebbero dovute essere allegate al volume si riteneva fossero andate perdute... anche perché i suoi ultimi anni di vita furono alquanto confusi.

Explicit[modifica]

Le mappe del cielo rinvenute nel Tibet e le carte che Piri Reìs trovò in Oriente sembrano appartenere allo stesso periodo, e molto probabilmente agli stessi autori. Ma chi le aveva disegnate? Gli antichi... però a quei tempi l'umanità era ai primi albori, non aveva ancora scoperto il fuoco, e l'uomo era un primitivo appena capace di scarabocchiare le grotte ove si rifugiava impaurito!

[Luciano Gianfranceschi, Un rebus dalla preistoria, Il Monello, n. 31, 1974, Casa Editrice Universo]


Gli incubi di pietra[modifica]

Incipit[modifica]

Poco più di 100 chilometri quadrati, di origine vulcanica, corrosa dalle onde, continuamente spazzata dal vento e costellata di vulcani spenti: è l'isola di Pasqua, sperduta nell'Oceano Pacifico, a circa 3700 chilometri dalle terre più vicine, Sud Africa e Oceania. Forse è questa sua eremita posizione geografica che le ha permesso di sopravvivere alla scomparsa di interi continenti.

Citazioni[modifica]

  • Da tutti i punti dell'isola è possibile vedere il mare, ma le statue volgono alle onde la schiena, forse per ascoltare l'eterna nenia che, frammista al lamento del vento, crea una strana suggestione di solitudine e di silenzio.
  • Vi son delle ciclopiche gallerie, «vie trionfali» che dal centro dell'isola sbucano al mare, non si capisce per quale scopo, in una terra la cui larghezza massima supera di poco i 10 chilometri. Forse rappresentavano un sistema di cumunicazione tra varie isole, come si dice esista nelle isole Hawaii.

Explicit[modifica]

Allorché leggenda e realtà si intrecciano, le ipotesi più incredibili diventano possibili, e certe strane analogie si fanno inquietanti. Forse l'isola di Pasqua andrebbe catalogata nell'assurdo: infatti i misteri sono tanti e si sovrappongono l'uno all'altro come a nascondere la verità...

[Luciano Gianfranceschi, Gli incubi di pietra, Intrepido n. 21, 1974, Casa Editrice Universo]