Hanif Kureishi

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Hanif Kureishi nel 2008

Hanif Kureishi (1954 – vivente), drammaturgo e scrittore britannico di origine pakistana.

Citazioni di Hanif Kureishi[modifica]

  • I miei trent’anni sono stati un po’ vacillanti. Ma i miei quaranta saranno una sommossa.[1]
  • Il piacere è l'unica cosa degna di essere invidiata.[2]
  • Il razzismo è la più bassa forma di snobismo.[3]
  • Se il multiculturalismo non piace a qualcuno, il monoculturalismo – di qualsiasi tipo – è molto peggio.[4]
  • Una volta Dio ci guardava dall'alto, ora a guardarci sono solo le telecamere.[5]

«Che umiliazione dipendere dagli altri. Diventerò italiano»

Intervista di Carlo Picozza, la Repubblica, 29 gennaio 2023.

  • Dopo il mio incidente nel giorno di Santo Stefano, nella mia vita è cambiato tutto: i rapporti con la mia famiglia, con i miei tre figli. Con Tracey, madre dei miei gemelli. E, ovviamente, anche quello con Isabella. Adesso mi trovo a essere completamente dipendente da loro. Allo stesso tempo il trauma ha fatto risvegliare in me una nuova creatività.
  • È davvero umiliante dipendere totalmente dagli altri. Se ho un prurito alla testa devo chiedere a qualcuno di grattarmi; se voglio andare alla toilette devo far venire qualcuno che mi pulisca; se voglio mangiare un dolce devo chiedere a Isabella di andare a comprarlo in pasticceria e poi di imboccarmi. […] D'altro canto, queste difficoltà mi hanno regalato una nuova creatività e la vita in ospedale mi fornisce continuamente spunti e argomenti per il mio blog sul quale, con l'aiuto di Isabella, scrivo ogni volta che posso.
  • Com'è noto, l'uscita del mio Paese dall'Unione europea mi ha irritato non poco e ora so che molti miei concittadini rimpiangono il periodo antecedente la Brexit, considerata un'aberrazione populista. Infatti non ha migliorato la vita di alcuno. Invece da quando mi trovo ricoverato in Italia il sistema sanitario mi sembra funzionare benissimo, con grande efficienza: i medici sono bravissimi e gli infermieri molto gentili.
  • Io e Isabella [d'Amico], la mia futura moglie, stiamo insieme da dodici o tredici anni, ho trascorso molto tempo in Italia; perciò,s e ho detto di voler diventare cittadino italiano non si è trattato di una infatuazione. Piuttosto, è un tributo d'amore a questo bellissimo paese e alla sua genta. Così, una volta sposati, spero di poter fare domanda per un passaporto italiano. Ovviamente, manterrò quello britannico e avere la doppia cittadinanza sarà un onore.

Da La fabbrica dello spirito

Internazionale, n. 615, 4 novembre 2005.

  • Ed è in questi termini che oggi vediamo la politica: il tentativo di escludere la possibilità di altre identità, di dire alle persone di colore diverso come devono essere. Così reagisce l’Europa. Il razzismo può assumere molte forme, e questa è una di quelle. Dal razzismo può nascere il predominio autoritario. Se cominciamo a dire alle persone chi pensiamo che dovrebbero essere, potremmo finire per costringerle a essere qualcosa che non vogliono. E questo tipo di coercizione è molto pericoloso. (p. 74)
  • Quando ero piccolo non c’era solo il fastidio di essere considerato una curiosità del quartiere, dai compagni di scuola e dai loro genitori. Mi facevano strane domande: non mi chiedevano soltanto da dove venivo, ma anche da dove venivo in realtà e come ci si sentiva a essere meticcio. Volevano sapere da che parte stavo e se sapevo chi ero. L’unica risposta sensata era che avevo avuto un’idea abbastanza chiara su chi ero fino a quando loro non avevano cominciato a farmi quelle domande. Come se queste nuove identità miste fossero un problema mio e non riflettessero i dubbi e le insicurezze sociali delle persone che mi interrogavano. (p. 74)
  • Se qualcuno ci sembra troppo strano o troppo diverso, è come se dimenticassimo che anche noi siamo estranei, anche a noi stessi. (p. 74)

Nell'intimità[modifica]

Incipit[modifica]

È la notte più triste, perché sto per andare via e non tornerò indietro.[6]

Citazioni[modifica]

  • È facile uccidersi senza morire.
  • È finita. Ma forse la qualità di un amore non si misura dalla sua durata.
  • E il silenzio, come l'oscurità, può essere gentile.
  • È meglio avere paura delle cose che esserne annoiato, e la vita senza amore è una noia unica.
  • Essere capaci di sopportare la propria mente, di aspettare mentre la tempesta interiore di pensieri intollerabili si scatena, per poi restare a contemplare i resti con qualche speranza di capire quello che è successo, [...] per non commettere più gli stessi sbagli, [...] per non lasciare che questo sia un "esperimento", ma sia ciò che aspettavo da sempre.
  • Ho cercato di convincermi che lasciare delle persone non è la cosa peggiore che puoi fare loro. Può risultare triste, ma non deve obbligatoriamente essere una tragedia. Se non si lasciasse niente o nessuno, non ci sarebbe spazio per il nuovo.
  • Ho paura della solitudine, e ho paura delle altre persone, e ho paura...
  • Il mondo è fatto della nostra immaginazione; i nostri occhi lo animano, le nostre mani gli danno forma. Volere qualcosa lo fa crescere rigoglioso; il senso è quello che ci metti dentro, non quello che ne estrai. Puoi vedere solo quello che sei propenso a vedere, e niente di più. Siamo solo noi che dobbiamo creare il nuovo.
  • Ma detestare qualcuno è logorante; odiare significa soffocare se stessi interminabilmente.
  • No, non sarà mai possibile. Fare del male a qualcuno è un gesto di riluttante intimità.
  • Perché le parole sono come azioni e fanno accadere le cose. Una volta che sono uscite dalla bocca non puoi più farle rientrare.
  • Quanta poca chiarezza c'è quando ti guardi intorno! Abbiamo bisogno di usare la nostra incertezza per rendere tutto indistinto. Che balletto eccessivo e pauroso, come se tutti i nostri sentimenti fossero armi che possono uccidere, e le parole proiettili.
  • Quanto è sconvolgente il desiderio! È un diavolo che non dorme mai, che non sta mai fermo! Il desiderio è insolente e non si conforma ai nostri ideali: questo è il motivo per cui ne abbiamo così bisogno. Il desiderio si fa beffe di ogni sforzo umano e lo rende degno. Il desiderio è il vero e anarchico agente segreto: non c'è da meravigliarsi che la gente voglia arrestarlo e rinchiuderlo in un posto sicuro. Ma proprio quando crediamo di averlo sotto controllo, il desiderio ci tradisce o ci riempie di speranza. Il desiderio mi fa ridere, perché ci fa diventare tutti pazzi!
  • Se non si lasciasse niente o nessuno, non ci sarebbe spazio per il nuovo. Naturalmente andare avanti è un'infedeltà verso gli altri, verso il passato, verso una vecchia nozione di se stessi. Forse ogni giorno dovrebbe prevedere almeno un'infedeltà essenziale o un tradimento necessario. Sarebbe un atto ottimista, un atto di speranza, che garantisce fiducia nel futuro, la prova che le cose possono essere non solo differenti, ma migliori.
  • Scegliere qualcuno vuole dire scoprire un'intera vita. E significa invitare gli altri a scoprire te!
  • Uno commette errori, si lascia fuorviare, fa delle digressioni. Se una persona riuscisse a vedere la propria lenta e tortuosa avanzata come una sorta di esperimento, senza sperare in un'impossibile sicurezza – niente di interessante succede senza osare – si potrebbe raggiungere un qualche tipo di quiete. Naturalmente puoi fare esperimenti con la tua vita. Ma forse non dovresti farne con quella degli altri.

Il Budda delle periferie[modifica]

  • Non avevo mai significato molto per lei. Non ero stato un fallimento importante.
  • Probabilmente non si smette mai di sentirsi bambini di otto anni davanti ai propri genitori.

Note[modifica]

  1. Da La donna che svenne, Internazionale, n. 1004, 14 giugno 2013, p. 85.
  2. Da Kama sutra senza peccato, Internazionale, n. 885, 18 febbraio 2011, p. 91.
  3. Da Toc toc, sono Enoch, Internazionale, n. 1087, 30 gennaio 2015, p. 86.
  4. Da Il carnevale della cultura, Internazionale, n. 610, 30 settembre 2005, p. 75.
  5. Da Lo shopping e i mullah, Internazionale, n. 676, 19 gennaio 2007, p. 53.
  6. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia[modifica]

  • Hanif Kureishi, Nell'intimità, traduzione di Ivan Cotroneo, Bompiani, 1999.
  • Hanif Kureishi, Il Budda delle periferie, traduzione di Ivan Cotroneo, Bompiani, 2003.

Filmografia[modifica]

Altri progetti[modifica]