Il cielo sopra Berlino

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Il cielo sopra Berlino

Immagine Berlin Anhalter Bahnhof.jpg.
Titolo originale

Der Himmel über Berlin

Lingua originale spagnolo, tedesco, francese, inglese, turco, ebraico e giapponese
Paese Germania, Francia
Anno 1987
Genere drammatico, fantastico
Regia Wim Wenders
Soggetto Wim Wenders
Sceneggiatura Wim Wenders, Peter Handke, Richard Reitinger
Produttore Anatole Dauman, Wim Wenders
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Il cielo sopra Berlino, film franco-tedesco del 1987, regia di Wim Wenders.

Incipit[modifica]

Quando il bambino era bambino, | se ne andava a braccia appese, | voleva che il ruscello fosse un fiume, | il fiume un torrente, | e questa pozza, il mare. || Quando il bambino era bambino, | non sapeva d'essere un bambino, | per lui tutto aveva un'anima | e tutte le anime eran tutt'uno. || Quando il bambino era bambino, | su niente aveva un'opinione, | non aveva abitudini, | sedeva spesso a gambe incrociate, | e di colpo sgusciava via, | aveva un vortice tra i capelli | e non faceva facce da fotografo.[1] (Damiel)

Frasi[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Quando il bambino era bambino, | era l'epoca di queste domande: | "Perché io sono io e perché non sei tu? | Perché sono qui e perché non sono lì? | Quando comincia il tempo, e dove finisce lo spazio? | La vita sotto il sole è forse solo un sogno? | Non è solo l'apparenza di un mondo davanti al mondo quello che vedo, sento e odoro? | C'è veramente il male e gente veramente cattiva? | Come può essere che io che sono io non c'ero prima di diventare? | E che una volta io che sono io non sarò più quello che sono?" (Damiel)
  • Il tempo guarirà tutto. Ma che succede se il tempo stesso è una malattia? Come se qualche volta ci si dovesse chinare per vivere ancora. Vivere: basta uno sguardo. (Marion)
  • Devo solo alzare la testa e il mondo s'apre davanti ai miei occhi, mi sale nel cuore. Quand'ero bambina, volevo vivere su un'isola. Una donna sola, potentemente sola. (Marion)
  • Berlino: qui sono straniera e tuttavia è tutto così familiare. In ogni caso non ci si può perdere: s'arriva sempre al muro. (Marion)
  • L'angoscia mi fa male, perché solo una parte di me ha l'angoscia, ma l'altra non ci crede. Come devo vivere? Forse non è per niente questo il problema. Come devo pensare. So così poco, forse perché sono sempre curiosa. Talvolta penso in modo così sbagliato, perché penso come se parlassi contemporaneamente a qualcun altro. All'interno degli occhi chiusi, chiudere un'altra volta gli occhi, allora anche le pietre sono vive. (Marion)
  • Ero solo io così poco seria. È il tempo cosi poco serio. Non sono mai stata solitaria, né da sola, né con qualcun altro; ma mi sarebbe piaciuto in fondo essere solitaria. Solitudine significa: "Finalmente sono tutto". Adesso posso dirlo, perché oggi finalmente sono davvero sola. Bisognerà finirla prima o poi con il caso. Non so se ci sia un fine, ma so che ci deve essere una decisione, è necessario che tu ti decida. Deciditi! Ora il tempo siamo noi. Non solo la città intera, adesso è il mondo intero che prende parte alla nostra decisione. Ora noi due siamo più che due solamente, noi incarniamo qualcosa. Ed eccoci sulla piazza del popolo, siamo qui tutti e due e l'intera piazza è piena di gente che si augura la stessa cosa che ci auguriamo noi. Decidiamo noi il gioco per tutti. (Marion)
  • Tu hai bisogno di me, tu avrai bisogno di me. Non c'è storia più grande della nostra, quella mia e tua, dell'uomo e della donna. Sarà una storia di giganti, invisibili, riproducibili; sarà una storia di nuovi progenitori. Guarda i miei occhi, sono l'immagine della necessità, del futuro di tutti sulla piazza. La notte scorsa ho sognato qualcuno, uno sconosciuto, il mio uomo. Soltanto con lui potevo essere sola e aprirmi a lui, aprirmi tutta, tutta sua, farlo entrare dentro di me tutto intero, avvolgerlo con il labirinto della comune beatitudine. Io lo so, sei tu quello. (Marion)
  • Ci sono ancora confini. Più che mai. Ogni strada ha la sua barriera o frontiera, tra i singoli terreni c'è una striscia: una terra di nessuno nascosta da una siepe o da un fossato. Chi ci capita casca sui cavalli di Frisia o viene colpito dal raggio laser. In realtà le trote nell'acqua sono torpedini. Ogni padrone di casa o proprietario cuce un'etichetta col suo nome sulla porta come uno stemma e al mattino studia il giornale da padrone del mondo. Il popolo tedesco è disgregato in tanti piccoli Stati dove ci sono singoli uomini e i singoli Stati isolati sono mobili: ognuno porta il suo con sé ed esige un diritto di passaggio se un altro vuole entrarci in forma di mosca racchiusa nell'ambra o di fiasco. Questo vale solo per i confini, ma più avanti, all'interno di ogni piccolo stato si va unicamente con le rispettive parole d'ordine. L'anima tedesca di oggi è conquistata e diretta solo da colui che arriverà in ogni singolo stato con le sue parole d'ordine. Per fortuna al presente nessuno ne è capace, così ognuno per sé vola all'estero facendo sventolare ai quattro venti la bandierina del regno di un solo uomo. Anche i suoi figli suonano già le loro raganelle spargendo intorno a sé la loro merda. (un uomo triste)  Forse fuori crono Forse fuori crono

Dialoghi[modifica]

  • Cassiel: Alla fermata Zoo del metrò, un impiegato, invece di dire il nome della stazione, improvvisamente ha gridato: "Terra del Fuoco".
    Damiel: Bello.
    Cassiel: Sulle colline, un vecchio leggeva l'Odissea a un bambino, e il piccolo uditore smise di socchiudere gli occhi. E tu cos'hai da raccontare?
    Damiel: Una passante, che sotto la pioggia chiuse di colpo l'ombrello, lasciandosi bagnare tutta. Ah, ecco: uno scolaro, che descriveva al suo maestro come una felce nasce dalla terra. Ha fatto stupire il maestro. Una cieca, che quando si accorse di me si mise a tastare l'orologio. Sì, è magnifico vivere di solo spirito e giorno dopo giorno testimoniare alla gente, per l'eternità, soltanto ciò che è spirituale. Ma a volte la mia eterna esistenza spirituale mi pesa, e allora non vorrei più fluttuare così in eterno, vorrei sentire un peso dentro di me, che mi levi quest'infinitezza, legandomi in qualche modo alla terra. A ogni passo, a ogni colpo di vento, vorrei poter dire: "ora", "ora" e "ora". E non più: "da sempre", "in eterno". Per esempio, non so: sedersi al tavolo da gioco ed essere salutato, anche solo con un cenno. Ogni volta che noi abbiamo fatto qualcosa, era solo per finta.

Citazioni su Il cielo sopra Berlino[modifica]

  • Il film è come la musica o un paesaggio: crea uno spazio nella mia mente, e in quello spazio posso riflettere sulle domande. (Roger Ebert)
  • Le prime domande che l'angelo pone riguardano i nomi dei colori che egli vede. La sua caduta dalla grazia è una caduta nel colore, con un rumore sordo. È una caduta dal mondo degli spiriti disincarnati che tutto osservano nel mondo del particolare e del contingente, il mondo dell'esistenza sensibile, del caldo e del freddo, del gusto e del tatto, ma soprattutto è la caduta in un mondo di desiderio. È la caduta in un mondo di coscienza e di Io, o piuttosto la caduta da una supercoscienza nella coscienza individuale, ma è una caduta nell'Io realizzata con lo scopo esplicito di perdere l'Io nel desiderio. (David Batchelor)

Note[modifica]

  1. Il film inizia con l'attore protagonista che scrive e recita l'inizio della poesia Lied vom Kindsein scritta da Peter Handke. La poesia è un tema ricorrente del film che è parzialmente ispirato alle poesie di Rainer Maria Rilke.

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