Jean-Luc Godard

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Jean-Luc Godard in Berkeley, 1968

Jean-Luc Godard (1930 – 2022), regista, sceneggiatore, montatore e critico cinematografico francese.

Citazioni di Jean-Luc Godard[modifica]

  • Cinquant'anni dopo la Rivoluzione d'ottobre, l'industria americana [statunitense] domina il cinema in tutto il mondo. Non c'è niente da aggiungere a questo dato di fatto. Tranne che al nostro modesto livello dovremmo provocare anche noi due o tre Vietnam in seno al vasto impero Hollywood-Cinecittà-Mosfilm-Pinewood-ecc., e, sia economicamente che esteticamente, lottando su due fronti per così dire, creare cinema che siano nazionali, liberi, fraterni, compagneschi e legati in amicizia.
Fifty years after the October Revolution, the American industry rules cinema the world over. There is nothing much to add to this statement of fact. Except that on our own modest level we too should provoke two or three Vietnams in the bosom of the vast Hollywood-Cinecittá-Mosfilm-Pinewood-etc. empire, and, both economically and aesthetically, struggling on two fronts as it were, create cinemas which are national, free, brotherly, comradely and bonded in friendship.[1]
  • È ora di smetterla di fare film che parlano di politica. È ora di fare film in modo politico.[2]
  • [A proposito del film Questa è la mia vita] [...] estraendo le inquadrature in questo modo [con il piano-sequenza] si fa a meno del montaggio. Basta metterle una dopo l'altra. I tecnici che hanno visto la proiezione dei "giornalieri" hanno visto più o meno quello che ha visto il pubblico. Inoltre ho girato le scene nell'ordine. Non c'è stato neppure missaggio. Il film è una serie di blocchi. Basta prendere le pietre e metterle una accanto all'altra. Tutto sta nel prendere al primo colpo la pietra giusta. L'ideale per me sarebbe di ottenere subito quel che serve, senza ritocchi. Se ce n'è bisogno vuol dire che il film è sbagliato. L'immediato è il caso. E nello stesso tempo è definitivo. Quello che voglio è il definitivo per caso.[2]
  • Il cinema non è un mestiere. È un'arte. Non significa lavoro di gruppo. Si è sempre soli; sul set così come prima la pagina bianca. E per Bergman, essere solo significa porsi delle domande. E fare film significa risponder loro. Niente potrebbe essere più classicamente romantico.[3]
  • Io improvviso, forse, ma con dei materiali che risalgono a parecchio tempo fa. Si raccolgono per anni mucchi di cose, e le si mettono tutt'a un tratto in ciò che si fa. [...] I nostri primi film sono stati film di cinefili. Ci si può servire anche di ciò che si è già visto al cinema per fare deliberatamente dei riferimenti. Questo è stato soprattutto il mio caso. Ragionavo in funzione di atteggiamenti puramente cinematografici. Facevo certi piani in rapporto ad altri che conoscevo, di Preminger, Cukor, ecc. D'altronde il personaggio di Jean Seberg prende le mosse da quello di "Bonjour tristesse". Avrei potuto prendere l'ultimo piano del film e legarlo con la scritta "Tre anni dopo"... È da avvicinare al mio gusto della citazione che ho sempre conservato. Perché rimproverarselo? Le persone, nella vita, citano ciò che piace loro. Noi abbiamo dunque il diritto di citare quel che ci piace. Mostro dunque delle persone che fanno delle citazioni: solamente che ciò che citano, faccio in modo che piaccia anche a me. Nelle note in cui metto tutto ciò che piò servire al mio film, metto anche una frase di Dostoiesvski, se mi piace. Perché farsi scrupolo? Se voi avete voglia di dire una cosa, non c'è che una soluzione: dirla.[4]
  • L'arte ci attrae solo per ciò che rivela del nostro io più intimo.
(EN) Art attracts us only by what it reveals of our most secret self.[5]
  • La cultura è la regola; l'arte è l'eccezione.
La culture, c'est la règle; l'art, c'est l'exception.[6]
  • La fotografia è verità, e il cinema è verità ventiquattro volte al secondo.[7]
(EN) Photography is truth. The cinema is truth twenty-four times per second.
  • La globalizzazione culturale è una forma di totalitarismo; la tv è totalitarismo, le persone che stanno 4 ore al giorno davanti la tv sono vittime del totalitarismo. [...] le cinematografie nazionali non esistono quasi più. Decenni fa invece sono esistite e sono state il simbolo dell'identità nazionale del loro paese, penso al cinema tedesco prima di Hitler, a quello russo del '17, al cinema italiano e francese del dopoguerra. La scoperta del cinema, per quelli della mia generazione, è stata la Cinemateque di Parigi diretta da Langlois, ci ha fatto vedere film, scoprire altri mondi che pittura e letteratura non ci avevano fatto conoscere. Era la Nouvelle Vague. Ora i tempi sono altri.[8]
  • La verità è che non esiste terrore che non sia mitigato da qualche grande idea morale.
(EN) The truth is that there is no terror untempered by some great moral idea.[9]
  • Noi ci consideravamo tutti, ai "Cahiers du Cinéma", come futuri registi. Frequentare i cineclub e la Cinémathèque era già pensare cinema e pensare al cinema. Scrivere era già fare del cinema, perché tra scrivere e girare c'è una differenza quantitativa e non qualitativa.[10]
  • Non ho nessuna voglia di andare su internet per chiacchierare con qualcuno che vive alle Bahamas. Non gli interesserebbe quello che dico, e viceversa.[11]
  • «Non puoi prendere le idee dalla tua testa invece che dagli altri? È come rubare.» «No, perché? È normale, perché il cinema copia la vita. Sai cosa diceva Jean Renoir? Bisognerebbe dare onorificenze alla gente che fa i plagi.»[12]
  • Ora ho delle idee sulla realtà, mentre quando ho cominciato avevo delle idee sul cinema. Prima vedevo la realtà attraverso il cinema, e oggi vedo il cinema nella realtà. (da un'intervista del 1964)[2]
  • [Sul "cattivo gusto" dei produttori e sullo "spettatore medio"] Se deve essere un Berlusconi a fare i film per questo pubblico, la razza degli autentici creatori è destinata a scomparire.[13]
  • Tutte le immagini da inquadrare nascono uguali e libere: i film non sono che la storia della loro oppressione.[14]
  • Tutto ciò che desiderate vedere al cinema sono fucili e ragazze.
(EN) All you need for a movie is a gun and a girl.[15]

Citazioni su Jean-Luc Godard[modifica]

  • Aveva un metodo di lavoro tutto suo. Non si seguiva mai una vera e propria sceneggiatura, lui teneva tutto nel suo cuore e nella sua mente. A casa nostra, invece, passavamo ore e ore a creare i miei personaggi, a farli vivere. Sono stati anni splendidi, nonostante il carattere di Jean-Luc non fosse dei più semplici. (Anna Karina)
  • E Godard, che girava due o tre film all'anno, era l'autore che ci rappresentava meglio, con la sua severità un po' calvinista e la sua capacità di tenere il mondo e quel che scorreva intorno nell'incavo delle sue mani. (Bernardo Bertolucci)
  • Esiste l'inverso degli uditivi dell'occhio, ossia i visivi dell'orecchio? Forse autori come Godard, nella misura in cui egli ama montare i suoni come se si trattasse di piani, cut, e ama far risuonare tali suoni, voci o rumori, in uno spazio riverberato e concreto, facendoci sentire dei muri e un interno [...]. Ora, questi effetti acustici di suoni riverberati e prolungati lasciano spesso, nel ricordo che ne conserviamo, una traccia non sonora ma visiva. (Michel Chion)
  • Godard ha trascorso la sua vita affrontando questioni centrali per il futuro del cinema. (Derek Malcolm)
  • Non ho mai ricevuto nulla dai suoi film. Sono costruiti, falsamente intellettuali, e completamente privi di vita. Cinematograficamente senza interesse e infinitamente noiosi. Godard è una noia fottuta. Ha fatto i suoi film per i critici. (Ingmar Bergman)

Film[modifica]

Note[modifica]

  1. Citaton in Film Manifestos and Global Cinema Cultures: A Critical Anthology, pp. 618-618, 1967.
  2. a b c Citato in Farassino 2002.
  3. Da Cahiers du cinéma, luglio 1958.
  4. Citato in Entretien avec Jean-Luc Godard, Cahiers du cinéma, n.° 138, spécial Nouvelle Vague, dicembre 1962.
  5. Da "What Is Cinema?", Les Amis du Cinéma, Parigi, 1 ottobre 1952. Citato in Paul Bowden, Telling It Like It Is, 2011, p. 182.
  6. Citato in Guy Scarpetta, Jean-Luc Godard, l'insurgé, agosto 2007.
  7. Pronunciata da Michel Subor nel film "Le petit soldat", 1960.
  8. Dall'intervista presso Cannes 2004 Polemico Godard, la Repubblica, 18 maggio 2004.
  9. Da "Strangers on a Train", Cahiers du Cinéma, Parigi, 10 marzo 1952. Citato in: Fayek S. Hourani, Daily Bread for Your Mind and Soul: A Handbook of Transcultural Proverb and Sayings, 2012, p. 169.
  10. Da Il cinema è il cinema.
  11. Dall'intervista in Emmanuel Bourdeau e Charles Tesson Immagini senza memoria, Internazionale, n. 345, 28 luglio 2000, p. 27.
  12. Dal film Il disprezzo.
  13. Citato in Je vous salue Godard, la Repubblica, 21 dicembre 1985.
  14. Da Introduction à une véritable histoire du cinéma, Paris, Albatros, 1980; citato in Francesco Casetti, Federico Di Chio, Analisi del film, Bompiani, Milano, 1990, p. 132. ISBN 9788845215469.
  15. Citato in Jerry White, Two Bicycles: The Work of Jean-Luc Godard and Anne-Marie Miéville, 2013.

Bibliografia[modifica]

  • Jean-Luc Godard, Il cinema è il cinema, traduzione di A. Aprà, P. Mereghetti, Garzanti, 1981. ISBN 9788811549109
  • Alberto Farassino, Jean-Luc Godard, Il castoro, 2002. ISBN 9788880330660

Voci correlate[modifica]

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