John Horne Burns

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John Horne Burns (1916 – 1953), scrittore statunitense.

Citazioni di John Horne Burns[modifica]

  • Non erano bambini, quegli scugnizzi, ma saggi, mesti, beffardi folletti. Vendevano Yank e Stars and Stripes. Si appiattavano fuori della mensa per comperare le mie razioni. Facevano i mezzani per le sorelle che mi spiavano dietro il balcone del primo piano. Vendevano amuleti e distintivi divisionali nelle strade. Si improvvisavano imbonitori di dolciumi che sembravano ciambelle o frittelle ma avevano il gusto della cartapesta arrostita. Rubavano tutto con una destrezza, una furberia ed una costanza che mi facevano pensare alle antiche favole arabe. Strillavano e si burlavano di me in perfetto americano, un americano che sembrava imparato da qualche marinaio che, sdraiato in un rigagnolo, imprecasse all'inferno per levarsi un peso dal cuore. I bambini di Napoli erano decisi a non morire, con quella determinazione con cui i fagociti fanno massa per combattere il virus che li ha invasi. Possedevano la vitalità dei dannati. E ridevano di me, di se stessi, del mondo intero. Spesso pensavo che noi, l'esercito conquistatore, eravamo più deboli e sciocchi di loro. Amavo gli scugnizzi perché non mi facevo alcuna illusione sul conto loro.[1]

Citazioni su John Horne Burns[modifica]

  • Seduto al suo stesso tavolo in un ristorante del centro, John Horne Burns che mi sta di fronte e che somiglia vagamente a Spencer Tracy. Quanti anni può avere l'autore di La Galleria, che è uno dei più perspicaci e penetranti romanzi americani di ambiente italiano? Non più di trentatré o trentaquattro, penso, e provo un po' di compassione per lui. Il suo roseo volto è ancora infantile, immacolatamente candidi e pronti allo stupore i suoi occhi azzurri, il naso un po' storto e le spalle vigorose denunziano una dimestichezza con pratiche sportive rudi e coraggiose, quali si convengono a una razza fresca, barbara e ingenua. Ma per quanto tempo ancora egli serberà in sé questa forza incorrotta? Al cameriere, che è venuto a prendere le ordinazioni, John dice, meccanicamente: «Gin al seltz!» (e io penso che quella forza incorrotta la serberà per molto tempo): ma poi si riprende e gli urla dietro a gran voce: «No... Cosa ho detto? Gin al seltz?»... Al diavolo!... Barolo!... Vecchio Varolo 1938!... (e io penso che quella forza l'ha già perduta, in tutto o in parte). (citato in Indro Montanelli, Pantheon minore(incontri), Longanesi e C., 1950)

Note[modifica]

  1. Da La Galleria, traduzione di Anna Voing, Garzanti, Milano, 1949, p. 280; citato in Paolo Nappi, La camorra immaginata. La criminalità napoletana tra letteratura, teatro e cinema dall'Unità agli anni 80 del Novecento, Valencia, 2014, pp. 205-206, riportato in roderic.uv.es.

Bibliografia[modifica]

  • Indro Montanelli, Pantheon minore (incontri), Longanesi e C., Milano, 1950.

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