Julija Tymošenko

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Julija Tymošenko

Julija Tymošenko (1960 – vivente), economista e politica ucraina.

Citazioni di Julija Tymošenko[modifica]

Da "Lanciare l'atomica sugli 8 milioni di russi in Ucraina"

Telefonata svolta il 18 marzo 2014 con il deputato del partito delle Regioni Nestor Šufrič dopo l'annessione della Crimea alla Russia, Ilgiornale.it, 25 marzo 2014.

  • [Su Vladimir Putin] Prenderei io stessa l'Avtomat [arma automatica] e sparerei in fronte a questo stronzo...
  • Bisogna sparare! Chiamo tutte le conoscenze che ho nel mondo appena posso... così della Russia non resterà neanche un campo.
  • [«Cosa fare con questi otto milioni di Russi che sono rimasti in territorio ucraino?»] Bisogna tirargli una bomba atomica.

Da "Questo è un attacco al mondo libero"

Intervento sull'invasione russa dell'Ucraina del 2022, Tg24.sky.it, 10 marzo 2022.

  • La Russia non si basa su leggi umane, vale solo la forza.
  • Questa è una battaglia tra il mondo della democrazia e gli aggressori e non abbiamo dubbi che se tutto il mondo si unirà, allora vinceremo noi. Bombardare un ospedale pediatrico è una crudeltà a cui deve reagire tutto il mondo.
  • Voglio lanciare un appello: bisogna chiudere i cieli. Questa misura porterebbe alla vittoria, salverà vite umane e farà sì che non verranno bombardati nemmeno gli impianti nucleari.
  • Se non può fare nulla, a cosa serve l'Onu? [...] O tutti noi reagiamo insieme in qualche modo, con una no fly zone, un contingente pace, e allora il mondo riesce a contrastare il male. Ma se questo non viene fatto e il Paese rimane da solo, nel mondo c'è qualcosa che non va.
  • La demilitarizzazione, che loro chiamano denazificazione, significa [per noi] smettere esistere. Chi accetterebbe? Dovremmo mandare a casa l'esercito e dare loro i nostri armamenti. Questa è capitolazione.
  • Sapendo che già più di mille persone sono morte a Mariupol, i russi hanno rifiutato di aprire dei corridoi umanitari: questo è il loro vero volto. Loro vogliono raderci al suolo.
  • I russi non si arrendono, hanno detto che le loro condizioni rimangono le stesse. Non considerano l’Ucraina uno Stato, sono contrari alla nostra lingua, alla nostra cultura, alla nostra esistenza, e per questo ci ammazzano. È un genocidio del popolo ucraino. Non voglio che il mondo pensi che questo è un attacco solo contro l’Ucraina: bisogna capire che questo è un attacco a tutto il mondo libero.

“Putin è un fascista in guerra con l'Europa Siete tutti in pericolo”

Dall'interevista di Brunella Giovara, Repubblica.it, 19 aprile 2022, p. 4.

  • [Su Vladimir Putin] Un barbaro. Le spiego perché: l'aver lanciato una guerra contro un Paese pacifico, democratico ed europeo come l’Ucraina, è una conferma della sua natura barbarica. Ha incoraggiato l’eliminazione di anziani, donne, bambini. Questo non può essere descritto in altro modo che con quella parola: barbaro. E fascista. Qualcuno pensa che lui sia pazzo, io non credo. Ha una mente fredda, razionale, cinica. E dietro i suoi comportamenti c'è come un nucleo oscuro, qualcosa che arriva dal Medioevo più nero.
  • Le racconto una cosa: quando ero premier, nel 2008, Putin attaccò la Georgia. Molti analisti politici mi avvisarono: preparatevi, perché lui vuole l'Ucraina. Io pensai che era uno scenario impossibile, perché non c'erano territori contesi, non c'erano problemi. Ero sicura che l'Ucraina fosse intoccabile. Adesso non lo è più.
  • Supportiamo Zelensky. Lui, il governo, l'esercito È un presidente eletto democraticamente. Deve essere forte, E va aiutato. Non parlo solo degli ucraini, ma di tutto il mondo. Questo è molto importante per vincere. Prima della guerra io come leader dell'opposizione e il mio gruppo abbiamo avuto differenti visioni sulle politiche economiche e sociali. Lo abbiamo criticato molto, anche per non aver fatto abbastanza per le forze armate. Ma quando è caduto il primo missile, abbiamo cominciato subito a supportarlo. Ora non c'è opposizione, siamo una cosa sola. Un solo gruppo, e anche un solo cuore.

Da «Aspetto i russi a Kiev col fucile in braccio. Salvini non perda tempo a Mosca»

Intervista di Francesco Battistini, Corriere.it, 8 giugno 2022.

  • [Su Dmitrij Medvedev] Ma lui non è un politico. È uno schiavo del regime. Non è uno che può parlare liberamente. E questi che stanno intorno a Putin, non capiscono che si stanno suicidando.
  • Lavrov, come tutti, ha solo due scelte: obbedire o sparire.
  • [«Come lo ricorda, quel 24 febbraio?»] Uno choc. Ero a Kiev. Dormivo nel mio letto, i tre nipotini in un'altra stanza. Sento un'esplosione. Mi dico: ecco la guerra. Sono spaventata. Non m'aspettavo che Putin avrebbe lanciato un attacco di quel tipo, su larga scala. È stato il momento esatto in cui è crollata la speranza degli ucraini. La mattina, riunisco il mio team e decidiamo tutti di rimanere e di recuperare le armi. Vado da Zelensky. Ragioniamo su quel che possono e non possono fare i russi. Anche lui decide di restare. Sono fiera di questa scelta che abbiamo fatto tutti quanti, in ore così difficili.
  • [Su Vladimir Putin] Lui vuole tutta l'Ucraina. Il suo territorio, la sua storia, la sua cultura. Ma senza gli ucraini. La chiama la denazionalizzazione. In un linguaggio normale, però, questo significa il genocidio della controparte.
  • [«Che cosa pensa di politici europei, come Matteo Salvini, che vogliono andare a Mosca?»] Do loro due consigli: evitate di perdere tempo, per raggiungere risultati che non esistono. E pensate a che cosa fareste, se nella situazione dell'Ucraina ci fosse il vostro Paese.
  • Guardi che cosa chiedono i russi. Una smilitarizzazione. E poi garanzie sulla sicurezza: il che significa niente Nato e disarmo unilaterale delle nostre forze. E che cos'avremmo in cambio? Gli ucraini, le garanzie di sicurezza, le dovrebbero ricevere dal Paese aggressore! E in più dovrebbero rifiutare la protezione d'un sistema di difesa collettivo com'è quello della Nato... È assurdo! Non esiste al mondo un politico responsabile che possa accettare simili condizioni. Putin otterrebbe di prenderci a mani nude! La Crimea, il Donbass. Di dare ai russi dell'Ucraina passaporti russi che ormai non servono ad andare da nessuna parte, che valgono come un passaporto della Somalia. E poi? Il giorno dopo, sarebbe già lì a reclamare qualcosa d'altro. Perché il suo obbiettivo non è il Donbass: è rifare l'impero sovietico, a qualsiasi costo.
  • Maidan - o la Rivoluzione della dignità, come preferisco chiamarla io - scoppiò nel 2014 quando Viktor Yanukovich decise di non firmare l'accordo d'associazione dell'Ucraina all'Unione europea. Le chiedo: dove sta il nazionalismo, o il nazismo, qui? La nostra rivoluzione aveva lo scopo di farci tornare alla casa europea: questa non è Unione sovietica, questa è Europa. E chi dice che fu un putsch, non conosce i fatti: per ribellarsi al regime filorusso di Yanukovich, gli ucraini hanno perso la loro vita. L'hanno fatto per l'Europa, per uscire dall'era post-sovietica: che golpe sarebbe, quello di gente che muore in piazza?
  • A Kharkiv, a Dnetsk, a Lugansk, a Odessa, a Kherson, a Mykolaiv, c'è tutta gente che parla russo e si sente russa. Che votava per i partiti russi. Eppure li hanno bombardati, ammazzati. Dov'erano i nazisti, lì?
  • [Sull'annessione della Crimea alla Russia] È stato il primo crimine commesso dai russi: pensi se qualcuno, domani, venisse da voi in Italia e si prendesse la Sicilia o la Sardegna...
  • [Su Volodymyr Zelens'kyj] Prima dell'invasione, non condividevo nulla delle sue decisioni. Ero molto critica sulle sue scelte politiche. Ma il primo giorno di guerra, ci siamo visti e ci siamo stretti la mano. Ci siamo detti: l'unità nazionale non si discute. E la vittoria dipende anche dalla nostra unità.

Da «Putin è senza scrupoli: ecco perché può davvero usare l'atomica»

Intervista di Andrea Nicastro, Corriere.it, 5 febbraio 2023.

  • La società russa tollera questo modo di mescolare politica e affari. Gli ucraini in venti anni hanno fatto due rivoluzioni per cambiare. Non è poco.
  • [Su Vladimir Putin] Già 15 anni fa aveva perso umanità. Allora tagliò le forniture di gas all'Europa dell'Est. La gente gelava. Non era una ragione commerciale, non c'erano debiti. Noi premier orientali lo imploravamo di riaprire i rubinetti. Lui ci guardava godendo del suo potere. Già allora usava l'energia come arma, ma i leader occidentali non capirono e invece di ridurre la loro dipendenza dalla Russia, la aumentarono.
  • [«Seguendo il suo ragionamento non ci sono ostacoli a che Putin usi l'atomica tattica sull'Ucraina»] Infatti non avrebbe alcun dubbio morale a usarla e dobbiamo preparaci al peggio. Ma ciò non significa rinunciare a difendere il Paese. Bisogna solo fargli capire che se usasse la Bomba verrebbe eliminato.

Note[modifica]

  1. Citato in Yulia esalta Maidan: voi, i miei eroi, La Stampa.it, 23 febbraio 2014.

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