Libro tibetano dei morti

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Visione di divinità serene secondo il Bardo Thodol, XIX secolo, Museo Guimet

Il Libro tibetano dei morti, Bardo Thodol, testo del buddismo tibetano.

  • A un certo punto comprenderai che sei morto. Penserai: «Sono morto, che debbo fare?», e ti sentirai miserabile come un pesce fuor d'acqua su tizzoni ardenti. La tua coscienza, non avendo nessun oggetto su cui soffermarsi, sarà simile a una piuma trasportata dal vento, che cavalca il cavallo del soffio.
    Ti prenderà un forsennato desiderio per le esperienze sensoriali che ricordi di aver avuto nel passato, e che non puoi più avere a causa della perdita del corpo. Il desiderio di rinascita diventerà sempre più impellente, un vero tormento. Questo desiderio ti torturerà, lo avvertirai come una sete che ti brucerà la gola come se stessi vagando, tormentato, in un deserto di sabbia bollente.[1]

Note[modifica]

  1. Citato in Piergiorgio Odifreddi, Il Vangelo secondo la Scienza. Le religioni alla prova del nove, Einaudi, 2008.

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