Marilù Oliva

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Marilù Oliva (... — vivente), insegnante e scrittrice italiana.

Citazioni di Marilù Oliva[modifica]

Da Le donne del noir: intervista a Marilù Oliva

Intervista di Eleonora Aragona, Milanonera.com, 19 dicembre 2017.

  • Gli scrittori sanno che i lettori, se si esclude una nicchia di lettori esigenti che amano essere stupiti, sono generalmente affezionati a determinati topoi narrativi. Se tu scrittore glieli stravolgi, non sempre quest'operazione viene ben accettata.
  • Penso alle meravigliose, complete, vivissime figure femminili di Maurizio De Giovanni, che travalicano la storia e le emozioni per giungere intatte e genuine dritto al cuore dei lettori.
  • [Sulla letteratura noir e la presenza delle autrici] Un mondo considerato ad appannaggio maschile, come dimostrano spesso gli esiti dei premi letterari e i dati di vendita.

Incipit di alcune opere[modifica]

¡Tú la pagarás![modifica]

El Cubano è in realtà un pugliese dei ghetti di Bari. Ma si atteggia a latino, nell'aspetto e nelle movenze, e gongola del suo soprannome, spolverandosi ogni tanto con le mani il crespo dei ricci, quasi fosse il retaggio di una mancata negritudine.
Balla come un cubano, sorride come un cubano, trangugia rum come un cubano e parla il minimo indispensabile, solo sottovoce, affinché la sua cadenza pugliese non smascheri che cubano non è. Molti lo sanno, alla Noche, che è una finta. Ciononostante le ballerine sgomitano per rubargli una salsa. Lui le guarda con quell'aria strafottente che piace tanto alle donne, le stringe nei punti giusti, ogni tanto col ginocchio si intrufola tra le gambe della partner per sondarne la disponibilità. Poi conosce dei passi particolari, un po' raffazzonati sbirciando le coppie, un po' imparati ai Caraibi, un po' inventati. Gli piace mettersi in mostra in pista, gli occhi addosso alla patina di sudore, le mani sconosciute che scivolano sul collo o gli sfilano i fianchi.

Fuego[modifica]

Bologna e le sue strade bastarde.
Quelle anguste e traditrici del centro storico, impregnate di olezzi centenari – muri decrepiti, muffa, restauro fresco, perfino un retrodore di bosco –, costellate di sensi unici, di buche, di numeri civici offuscati dall'usura.
Bologna, selciato in fiamme, che al tramonto rosseggia come la Città di Dite dantesca incendiata dal foco etterno. L'afa delle venti di sera mi si schianta in viso, non basta l'effetto ventilatore dei trenta all'ora dello scooter di terza mano acquistato in due rate.
Imbocco un divieto di accesso, via De' Giudei, l'indirizzo è questo: una delle due strade principali dell'antico ghetto ebraico. L'altra è via dell'Inferno. Una carreggiata delineata da palazzo a palazzo con scorrimento consentito in una sola direzione, così stretta che se passa una macchina non c'è posto nemmeno per un pedone. Parcheggio nella rientranza dell'androne corrispondente al numero indicato sul foglio, il 2/a. Agguanto un cartone di pizza e suono il campanello.

Bibliografia[modifica]

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