Melchiorre Gioia

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Melchiorre Gioia ritratto in una litografia

Melchiorre Gioia (1767 – 1829), economista e politico italiano.

  • I lumi della riflessione e quelli della storia s'uniscono a dimostrarci che l'Italia andrebbe incontro alla propria rovina, se si dividesse in piccole Repubbliche isolate e indipendenti. Mentre queste spargerebbero il loro sangue per disputarsi l'onore di dominare, i loro esteri nemici terrebbero sopra d'esse fisso lo sguardo, e seguendo i progressi delle fazioni, l'accrescimento degli odî nazionali, spierebbero con attenzione e coglierebbero con celerità il momento favorevole alle loro mire.[1]
  • Rispondo [alle tesi dei federalisti] che le nostre storie dimostrano che l'Italia è quasi sempre stata il patrimonio degli stranieri, i quali col pretesto di proteggerci, hanno sempre violato i nostri diritti e, dandoci dei nomi, dei colori, degli emblemi si sono impadroniti delle nostre sostanze; che la Francia, l'Alemagna, la Spagna hanno a vicenda sopra di noi dominato; che il nostro suolo è stato per tanti secoli il teatro sui cui sono venute a discutere le loro pretensioni le estere nazioni; che l'Italia essendo facilmente accessibile quasi da tutte le parti ai nemici esteri, conviene darle quel governo che può opporre la massima resistenza all'invasione; ora questo è assolutamente la Repubblica una indivisibile: vis unita fortior.[1]
  • Una bella immaginazione, un'immaginazione ridente sa creare delle rose[2] anche in mezzo ai deserti. S'ella è in parte dono della natura, si può accrescerla coll'abitudine e migliorarla coll'arte.[3]

Note[modifica]

  1. a b Da Melchiorre Gioia, Quale dei governi liberi meglio convenga all'Italia, a cura di C. Sforza, Roma 1944, pp. 68-72, 76; citato in Denis Mack Smith, Il Risorgimento italiano. Storia e testi, Gius. Laterza & Figli, 1968; edizione Club del Libro, 1981, pp. 11-14.
  2. «cose» in alcune edizioni.
  3. Da Melchiorre Gioia, Nuovo Galateo‎.

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