Philip José Farmer

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Philip José Farmer

Philip José Farmer (1918 – 2009), scrittore statunitense.

Venere sulla conchiglia[modifica]

Incipit[modifica]

Viaggiatore, puoi andare dappertutto. L'universo è grande, è forse il luogo più grande che ci sia. Eppure, dovunque atterrerai, ti parleranno di Simon Wagstaff, L'Astronauta Errante.
Anche sui pianeti dove lui non è mai andato, la sua storia è cantata e narrata nelle taverne degli spazioporti. La leggenda e il folclore hanno fatto di lui una figura popolare su tutti i dieci miliardi di pianeti abitabili, mentre su almeno un milione, secondo gli ultimi calcoli, è il protagonista di sceneggiati televisivi a puntate.

Citazioni[modifica]

  • L'immortalità è un dolore al sedere. (p. 24)
  • Quelli che parlano da soli sono pazzi, pensatori o persone sole, o tutte e tre le cose insieme. (p. 29)
  • A lato della sua cuccetta c'erano ritratti di Beethoven, Bismarck, Hitler (che a distanza di un millennio era diventato un eroe romantico), Otto Munchkin, il primo uomo morto su una Volkswagen. (p. 50)
  • Perché siamo stati creati solo per soffrire e morire? (p. 55)
  • L'arte, come la scienza, a volte ottiene i risultati migliori per caso. (p. 69)
  • L'erba gatta migliore cresce intorno alla latrina. (p. 91)
  • In fondo, gli animali sanno riconoscere ciò che è meglio per loro e, se avessero trovato disgustoso l'odore dell'immortalità, avrebbero rifiutato di bere. (p. 96)
  • Qualsiasi cosa che abbia un cervello abbastanza complesso da usare il linguaggio in modo spiritoso o creativo deve per forza avere autocoscienza e libero arbitrio. (p. 114)
  • Il mondo che vediamo, disse Socrate,
    È solo un'ombra, ingannevole illusione.
    Il giovane Leibniz disse che siamo monadi;
    Ma non gli funzionavano le gonadi. (p. 116)
  • La verità è che non esistono persone finte. Tutti sono veri, nel senso che tutti hanno coraggio e compassione, ma anche egoismo e spirito di vendetta, e la differenza tra le persone andrebbe cercata nelle proporzioni con cui questi ingredienti si mescolano in ciascuna di esse. (p. 223)
  • Di qualunque cosa si tratti, qualcuno troverà il modo di trarne profitto. (p. 229)

Explicit[modifica]

Simon si alzò in piedi e urlò: — Ma perché? Perché? Perché? Non sapeva quali tormenti e angosce avrebbe fatto patire, senza nessun motivo, a miliardi di miliardi di esseri viventi?
— Certo — disse Bingo.
— E allora perché? – urlò Simon Wagstaff. — Perché? Perché? Perché?
Il vecchio Bingo bevve un bicchiere di birra, ruttò e rispose: — Perché no?

[Philip José Farmer, Venere sulla conchiglia (Venus on the Half-Shell, 1975), traduzione di Angela Campana, Urania Collezione 15, Mondadori]

Incipit di alcune opere[modifica]

Gli amanti di Siddo[modifica]

— Devo fuggire — mormorava qualcuno. Hal Yarrow lo sentiva parlare da una grande distanza. — Deve esserci il modo di fuggire.
Si svegliò di soprassalto e capì di essere stato lui stesso a pronunciare quelle parole. E per giunta, ciò che aveva detto mentre emergeva dal sogno non aveva alcun rapporto con il sogno stesso. Le parole pronunciate con la mente ancora appannata dal sonno e il sogno erano due entità completamente separate.

Gli dèi del fiume[modifica]

Loga si era spaccato come un uovo.
Alle 10 e 02 la sua immagine era comparsa sugli schermi alle pareti degli appartamenti dei suoi otto coinquilini. L'inquadratura non lo centrava esattamente: essi potevano vederlo soltanto dal suo ombelico nudo fino a un punto a pochi centimetri sopra la testa. I lati della scrivania sfioravano i bordi del loro campo visivo, ed erano in parte visibili la parete e il pavimento dietro di lui.

Il fabbricante di universi[modifica]

Lo spettro di uno squillo di tromba chiamava di là della porta. Le sette note erano deboli e lontane: il prodotto ectoplasmico di un fantasma d'argento, se è il suono la sostanza di cui sono fatte le ombre.
Robert Wolff sapeva che, al di là della porta, non potevano esserci né trombe né suonatori. Un minuto prima, aveva guardato nel ripostiglio. Aveva visto solo il pavimento di cemento, le pareti bianche, le crociere, uno scaffale e una lampadina.

Il fiume della vita[modifica]

La moglie lo aveva stretto fra le braccia, come per tenere la morte lontana da lui.
Egli aveva esclamato: Mio Dio, muoio!
Si era aperta la porta ed egli aveva visto, fuori, un dromedario nero gigantesco, aveva udito tintinnare i sonagli dei finimenti sfiorati dal vento caldo del deserto. Poi una enorme faccia nera sotto un gran turbante nero era apparsa nel riquadro. L'eunuco nero era entrato nella stanza come una nuvola, con una scimitarra smisurata in pugno. Il Distruttore dei piaceri, il Dissociatore. La morte era giunta.

Il grande disegno[modifica]

I sogni popolavano il Mondo del Fiume.
Il sonno, Pandora della notte, era ancor più generoso che sulla Terra. Là c'era questo per voi e quello per il vostro vicino; e l'indomani, quello per voi e questo per il prossimo. Invece nella valle sconfinata lungo le interminabili rive del Fiume il sonno svuotava lo scrigno del tesoro dispensando a ciascuno tutti i doni: terrore e piacere, ricordo e anticipazione, mistero e rivelazione.

Il labirinto magico[modifica]

«Ognuno deve temere una persona soltanto: se stesso».[1]

La matricola[modifica]

Il giovane capelluto davanti a Desmond indossava sandali, un paio di blue jeans sbrindellati e una sudicia maglietta. Un'edizione economica delle opere complete di Robert Blake gli spuntava dalla tasca posteriore. Quando si voltò, mostrò sulla maglietta le grandi lettere M.U. Sui baffi sottili alla Fu Manchu erano rimaste appiccicate delle briciole di pane.

Mordi il prossimo tuo[modifica]

Nessun senso di costrizione. Nessun dolore.
«La morte è larga di bacino...» pensò, molto più tardi, quand'ebbe il tempo di riflettere.
Per adesso stava urlando.

Note[modifica]

  1. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia[modifica]

  • Philip José Farmer, Gli amanti di Siddo, traduzione di Riccardo Valla, Ed. Nord, 1991.
  • Philip J. Farmer, Gli dèi del fiume, traduzione di Giampaolo Cossato e Sandro Sandrelli, Fanucci, 2012. ISBN 9788834719541
  • Philip José Farmer, Il fabbricante di universi, traduzione di Ugo Malaguti, Arnoldo Mondadori Editore, 2006.
  • Philip José Farmer, Il fiume della vita, traduzione di Piergiorgio Nicolazzini, Mondadori, 1993
  • Philip J. Farmer, Il grande disegno, traduzione di Roberta Rambelli, Fanucci, 2012. ISBN 9788834719527
  • Philip José Farmer, La matricola, traduzione di Chiara Vatteroni, in "Millemondiestate 1986", Mondadori, 1986.
  • Philip José Farmer, Metamorfosi sadica. Mordi il prossimo tuo, traduzione di Hilja Brinis, in "Il primo libro delle metamorfosi", Mondadori, 1968.
  • Philip José Farmer, Venere sulla conchiglia, traduzione di Angela Campana, Urania Collezione 15, Mondadori, 2004.

Altri progetti[modifica]

Opere[modifica]