Nico Orengo

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Nicola Orengo meglio conosciuto come Nico Orengo (1944 – 2009), scrittore e giornalista italiano.

Citazioni di Nico Orengo[modifica]

Citazioni in ordine temporale.

  • Era sempre vestita di bianco, minuta come uno scricciolo, apparentemente asessuata. Lei, Emily Dickinson, la poetessa, oltre duemila composizioni, in una vita da reclusa, ad Artiherst, poche case fra i gelsomini selvatici, nel New England. Una vita da reclusa fra torte e pane al forno, poche visite ed amicizie, tante lettere. Una «single» ante litteram che sublimava nei versi ardori e desiderio d'infinito, una comunione cosmica, una dedizione totale all'inesprimibile. Una vita così, all'apparenza, priva di mistero che inevitabilmente non può che nascondere misteri: autoerotismo, omosessualità, ménage à trois. Il tutto celato in quell'aura vittoriana di perbenismo, anoressia sessuale.[1]
  • In realtà la Dickinson viveva una vita spericolatamente intellettuale, un progetto di immortalità per la sua immagine e la sua opera. E per seguire questo progetto crudelmente filtrava la vita reale, muovendola in giochi complicati, avvolgenti, senza escludere alcun rapporto con gli altri. Così è sempre più «cult», lo è come poetessa di versi anche criptici ma venati di una ansia mistica. Lo è come figura enigmatica, tra angelo e vampiro. Lo è come immagine di qualcuno che forse non è mai esistito se non come nome che è diventato sinonimo di «poesia».[1]
  • [Il monte Musinè] È da sempre montagna di misteri, isolata, solitaria, niente affatto regale come il Monviso, ma piuttosto tetra, spoglia, vulcanicamente magmatica. Alone di sacro. È la montagna dove a Costantino apparve, luminosa, la scritta «In Hoc Signo Vinces», che lo convinse a convertirsi al cristianesimo. Montagna dove l'alone di sacro viene continuamente minacciato da culti intrisi di paganesimo, memorie lontane di riti celtici che hanno lasciato ermetiche e protette testimonianze, fra coppelle e sculture.[2]

Note[modifica]

  1. a b Da Perché Emily affascina?, La Stampa, 4 dicembre 1998, p. 53.
  2. Da La montagna incantata sotto il Musinè, La Stampa, 16 novembre 2005, p. 4.

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