Onofrio Minzoni

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Onofrio Minzoni (1734 – 1817), poeta italiano.

Poesie[modifica]

  • Quando Gesù con l'ultimo lamento | Schiuse le tombe, e la montagna scosse, | Adamo rabbuffato e sonnolento | Levò la testa, e sovra i pie rizzosse. || Le torbide pupille intorno mosse | Piene di meraviglia e di spavento, | E palpitando addimandò, chi fosse | Lui, che pendeva insanguinato e spento. (da Su la morte di Cristo, p. 1)
  • Il giusto Iddio, quanto nel cupo inferno | L'empio ne va più sitibondo in traccia, | Tanto da sé più disdegnoso il caccia, | Ed hanne il pianto e gli ululati a scherno. || Così fa del suo Figlio aspro governo, | Il rigetta così dalla sua faccia, | Né per chiamarlo, che dolente ei faccia, | Gli si volge in soave atto paterno. (da Meditazione, p. 3)
  • Qual fu l'orrendo, il tempestoso, il fiero | Giorno, che dal mio centro io torsi il piede' | Deh! chi fra l'ombre del passato il vede? | Chi per pietà l'accenna al mio pensiero? | Segnare il voglio col color più nero, | Ed al volger d'ogni anno, allor ch'ei riede, | Faccian le rupi di mia doglia fede, | Si bagni del mio pianto ogni sentiero. (da Lamento, p. 4)
  • Giù per le vie del tuono e del baleno | Scendeva di Maria l'alma innocente; | Quando un mischio di fumo e di veneno | Sbruffolle incontra l'infernal serpente. | Essa le luci maestose e lente | Agli Angeli piegò, che la seguiéno: | Ed ecco che brandisce arma rovente | Michel di procellosa ira ripieno. (da Sulla Immacolata Concezione di Maria, p. 5)
  • Io nol dirò, luci amorose e liete, | Ond'ha Maria tanta bellezza in volto, | Che quand'è vostro guardo a me rivolto, | Conosciate in altrui quel che voi siete. (da Su gli occhi di Maria, citando i versi su gli occhi di Laura di Francesco Petrarca, p. 7)
  • Mansueta Verginella, | Più leggiadra dell'aurora, | Che di rose e gigli infiora | Il dorato e crespo crin, || Più leggiadra della stella, | Che fa scorta al novo giorno, | A cui fuggono d'intorno | L'altre stelle in sul mattin. (da A Maria, p. 9)
  • Deh! se teneri baci io mai t'impressi | Sulle bianchette vermigliuzze guance, | Se dono di nocciuole, o di cirege, | O di punica mela unqua ti feci, | Deh! per briev'ora al tuo piacer t'invola, | E presso a me, dove marmoreo pesce | Lunghi zampilli di scherzevol onda | Dall'ample nari mormorando schizza, | Il non mai stanco pie docile arresta. (da In lode di S. Luigi Gonzaga, p. 27)

Bibliografia[modifica]

  • Onofrio Minzoni, Poesie, Parma 1800.

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