Paola Ricci Sindoni

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Paola Ricci Sindoni

Paola Ricci Sindoni (1950 – vivente), filosofa italiana.

Citazioni di Paolo Ricci Sindoni[modifica]

  • [...] per la donna il potere è il possum, l'apertura alla possibilità. Il limite di molta teologia femminista sta nel non accettare questa peculiarità, interpretando come limite quello che è, al contrario, un valore irrinunciabile. Proprio perché non partecipa del "potere" comunemente inteso, la donna ha il "potere" di testimoniare un nuovo modello ecclesiale, che in questo momento ci si presenta come uno dei frutti maturi del Concilio.[1]
  • Una teologia della donna non può essere pensata in maniera astratta dagli uomini, né tanto meno rielaborata in termini di mera rivendicazione femminista. Da un lato c'è il rischio di un linguaggio che, nella sua genericità, non contiene la ricchezza della differenza perché, in sostanza, non ne tiene affatto conto. Sull'altro versante, c'è la deriva di quello che il Papa Francesco definisce "machismo in gonnella". [cioè] [...] la trasposizione meccanica delle forme di potere maschile in ambito femminile. O, se si preferisce, la confusione tra la funzione svolta e la dignità delle differenza. A farne le spese è sempre la specificità dell'essere umano nella sua natura duale di maschile e femminile.[1]

Adrienne von Speyr[modifica]

Incipit[modifica]

Leggere Adrienne von Speyr è come affacciarsi pieni di stupore e timore dentro un mondo di passione e di verità, al cui interno si è quasi rapiti e disarmati, certo incapaci di dar conto razionalmente del respiro e della vita che qui circola, della modalità tutta originale di trasformare e di vertebrare le parole con il calore inestinguibile della Parola.

Citazioni[modifica]

  • Non temendo mai di arenarsi sulla complessità delle tematiche affrontate, la parola della von Speyr si incunea profonda e creativa dentro una scrittura efficace e suggestiva, tutta rivolta a scavare e riportare alla luce quell'energia di senso racchiusa nel dire di Dio. (p. VII)
  • Animata da un'intelligenza vivacissima e dal gusto di penetrare con un cuore pensante nel mistero di amore che circonda la sua esistenza, la dottoressa von Speyr non tenta affatto di impegnarsi in uno studio sistematico delle verità religiose, ma è come condotta dentro di esse da quell'esperire immediato, insondabile e misterioso, che è il vissuto mistico. (p. VII)
  • Anche il dettare sembra rispondere appieno alla sua interiore esigenza dell'anonimato, là dove il dire il «sempre di più», il «sempre-maggiore» dell'infinità della Parola, non si compone mai in una scrittura personale e soggettiva, ma viene direttamente consegnato all'altro, affidato perché venga accolto e custodito.
    Una modalità, questa, dell'essere a disposizione, come amava ripetere, del sentirsi solo «vaso», specchio del Verbo, che va reso comunicabile per tutti, in una visione cioè assolutamente «cattolica». (pp. 15-16)
  • La mistica teologica della Hadewijch, [...] rappresentante insigne dell'affascinante mondo della mistica femminile del Medioevo fiammingo, è un esempio significativo di un fedele connubio tra esperire mistico (da lei chiamato «conoscenza sperimentale») e contemplazione della Parola [...]. Le sue Lettere [...] ci restituiscono l'immagine di una donna colta, intelligente, sensibile, soprattutto rivolta a filtrare le sue abbondanti grazie mistiche alla luce del Dio trinitario.
    L'estrema dinamicità del movimento di vita impressa dall'amore trinitario, elemento caratterizzante della mistica di Hadewijch come di quella di Adrienne, è in tal senso capace di superare il cammino intenzionale di ascesi dell'anima verso una figura statica e univoca di Dio, secondo il modello neoplatonico volto all'assorbimento e all'annullamento dell'anima in Dio, ma al contrario apre ad un evento relazionale giustificato e garantito dall'alterità della Parola. (p. 49)
  • La scelta del «dettato» da parte di Adrienne celebra in pieno il mistero paradossale di un vedere oggettivo che, rifiutando per principio la qualità soggettiva della scrittura personale, si affida alla doppia alterità di una parola, che non solo vuole farsi comunicativa e garante dell'autenticità dell'esperienza, ma anche pretende, dall'ascolto e dall'interpretazione che ne fa von Balthasar, la garanzia di coerenza e di coesione ecclesiale, pena la perdita della Parola di Dio nella storia. (p. 51)

Note[modifica]

  1. a b Dall'intervista di Alessandro Zaccuri, Ricci Sindoni: uno sguardo sul vero «potere» della donna, avvenire.it, 21 settembre 2013.

Bibliografia[modifica]

  • Paola Ricci Sindoni, Adrienne von Speyr (1902-1967): Storia di una esistenza teologica, SEI, Torino, 1996. ISBN 88-05-05527-1

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