Paolo Flores d'Arcais

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Paolo Flores d'Arcais (1944 – vivente), filosofo e pubblicista italiano.

Citazioni di Paolo Flores d'Arcais[modifica]

  • A chi appartiene la tua vita? A Dio, risponderà qualcuno, ma è una risposta che non può avere forza di legge: può governare le scelte del credente, non del cittadino scettico e dell'ateo. E a quale Dio, del resto? Il Dio cristiano dei valdesi, in determinate circostanze, ammette l'eutanasia. A parlare in nome di un Dio è sempre un uomo, infatti. Dunque, la tua vita appartiene a te, oppure a un altro uomo. Ma in questo caso sarebbe schiavitù. Poiché la tua vita appartiene a te, solo a te spetta decidere quando e come porvi fine. È un diritto personale inalienabile, che fonda ogni altro diritto e senza il quale ogni altro diritto può essere revocato in dubbio.[1]
  • Il Gesù di cui parla Joseph Ratzinger nel suo libro appena uscito (Gesù di Nazaret – Dall'ingresso in Gerusalemme fino alla risurrezione, che segue il primo volume pubblicato nel 2007) non è invece Gesù, bensì il Cristo dogmatizzato dai Concili di Nicea (325) e Calcedonia (451), dominati e decisi dagli imperatori di Roma, che con il Gesù della storia nulla ha a che fare e anzi contraddice e nega sotto ogni aspetto essenziale. [...] Spiace dirlo, ma per tener fede alla spericolata pretesa di dimostrare la continuità tra Gesù di Galilea e il Cristo di Nicea, il professor Joseph Ratzinger è costretto a prodursi in quelle che sotto il profilo storico sono vere e proprie falsità, talvolta incredibilmente smaccate.[2]
  • Le aspre divisioni che ancora sussistono tra chi vede Gesù come uno "zelota" rivoluzionario oppure, sul versante opposto, come un semplice maestro di saggezza, e tutta la gamma delle posizioni intermedie che comunque contrastano con il "mainstream" del Gesù predicatore e guaritore di un incombente "fine dei tempi", non mettono mai in discussione, infatti, ciò che è acquisizione comune: Gesù non si proclamò mai Figlio di Dio nel senso della "Seconda Persona", non fondò nessuna Chiesa (ne nacquero moltissime, ciascuna con il suo "vangelo" spesso incompatibile con quelli concorrenti, e la tradizione che per prima scolorì fu proprio quella della comunità originaria di Gerusalemme – che sopravvive forse nella "eresia" degli ebioniti – il cui capo del resto era il fratello di Gesù, Giacomo, e non Pietro), i racconti delle "apparizioni" per provare la risurrezione "differiscono sotto ogni profilo" e "sono impossibili da conciliare" (Bart D. Ehrman).[2]
  • La diseguaglianza, il conformismo, la paura, sono i vettori socio-psicologici attraverso cui il potere degli establishment nega nella vita quotidiana l'effettiva autonomia di ciascuno, solennemente sbandierata e analiticamente ricamata negli articoli delle Costituzioni democratiche.[3]
  • Se la filosofia è, in obbedienza alla sua etimologia, amore per la sapienza, passione per il sapere accertabile, dunque critica di ogni superstizione, di ogni pensiero magico, di ogni religio semplicemente tramandata, insomma attività di dis-incantamento, allora l'ateismo dovrebbe essere, già da molto tempo, l'orizzonte "normale" e addirittura ovvio della filosofia.[4]
  • Oggi si fa qualche timido accenno alla questione morale, che si è nel frattempo aggravata. Il Pd si è progressivamente berlusconizzato.[5]
  • Garantismo significa che ogni magistrato tratta con identica garanzia/severità il più potente degli eccellenti e l’ultimo degli emarginati.[5]
  • Un partito di sinistra dovrebbe creare, con i comportamenti quotidiani, un clima per cui il minimo contatto con personaggi equivoci sia sufficiente a dire “non ti candido”. E invece questo clima non c’è.[5]
  • [Sugli episodi di corruzione al Parlamento Europeo] [...] non sono disposto ad accettare la metafora delle “mele marce”. Se un dirigente non vede mai le “mele marce”, vuol dire che si è coperto gli occhi. Se di fronte a te succedono cose così e non ti accorgi di niente, non hai titoli per dirigere una forza di sinistra.[5]
  • [Sulla sinistra italiana] [...] dai tempi di Berlinguer a oggi è avvenuta una mutazione antropologica. Ma non certo con Antonio Panzeri. La mutazione è avvenuta ai tempi di Massimo D’Alema, quelli di Palazzo Chigi “merchand bank dove non si parla inglese”, secondo la definizione di Guido Rossi, senatore indipendente nelle liste Pds, e quelli di “abbiamo una banca” di Piero Fassino.[5]
  • [...] i segretari del Pd, fino a Enrico Letta, non hanno fatto nulla per fare in modo che chi non è come la moglie di Cesare non possa entrare in lista.[5]
  • [...] le brave persone ormai neanche provano più a candidarsi [in politica].[5]
  • [...] la politica come questione criminale è nella storia della destra, tutta.[5]

Etica senza fede[modifica]

  • Ateismo è, più semplicemente, il sobrio rifiuto di occultare la nostra ineludibile finitezza dietro l'ipostasi suprema, quale che sia il nome – o l'impronunciabile – che la fede o la filosofia vorrà darle. O dietro il mistero, il nome che diamo alle consapevolezze insopportabili.
  • Extra Ecclesiam nulla salus[6], ci si accontentava un tempo. Wojtyla pretende invece che fuori della Chiesa non vi sia neppure libertà, e neppure autentica umanità. L'uomo, o è cattolico apostolico romano, o non è.
  • Wojtyla vuole radicare l'identità cattolica dei poveri, innanzitutto e per lo più per combattere la deriva laica dei ricchi, e non per condurre un'azione effettiva di lotta alla povertà, per colmare il fossato materiale fra gli uni e gli altri. Oltre ogni migliore intenzione, il risultato è solo un invito a fare buon viso cristiano al cattivo gioco degli egoismi, messi indebitamente in conto al materialismo laico.
  • Alla fede totalitaria dei comunismi Wojtyla vuole dimostrare che si può opporre solo la totalità della cattolica verità di fede.
  • Fuori dai denti: il pacifismo è mosso in primo luogo da amore per la pace, oppure da odio per l'Occidente (quell'amalgama di eterogenei che il pacifismo chiama Occidente)?
  • La vera libertà di coscienza si esprime solo nell'obbedienza ad una verità precostituita e ai pastori che pretendono di possederne le chiavi.
  • Inutile nascondersi dietro a un dito. Il papa polacco vuole rimettere in discussione la laicità dello Stato, cioè il riconoscimento della libertà per tutte le religioni e per tutte le dottrine agnostiche e atee.
  • Facciamo invece carte false per evadere dalla condizione esistenziale prima e ineludibile, che ci costituisce sovrani della norma e del senso. Siamo noi a piantare e innestare il melo del bene e del male. Siamo condannati all'abisso di risponderne solo a noi stessi.
  • La religione è una strategia di fuga per esorcizzare i terrori della natura, e Dio si spiega con la sofferenza della condizione umana, terremoti, inondazioni, tempeste, malattie, e l'enigma doloroso della morte.
  • Il disincanto, diffondendo la scepsi, colpisce il sostegno di certezze che religioni, filosofie e altri animismi, hanno assicurato al bisogno di rassicurazioni, identità, coesione, che ha decretato il successo della scimmia nuda.
  • Lo spirito religioso si adatta ad ogni nuova scoperta, dopo averla demonizzata di anatema. Rettifica, riscrive, reinterpreta. […] La logica clericale macina ogni contraddizione e annulla la rimozione di ieri, ormai inservibile, con nuove e più sofisticate rimozioni.
  • Dobbiamo prendere sul serio Pascal, e scommettere sulla finitezza. Non ci sarà mai dato un dopo, infatti, nel quale scoprire che abbiamo una vita sola. Possiamo viverla così oggi, o mai più. Alienazione è il rifiuto di accettare la nostra condizione di finitezza.

Gesù. L'invenzione del Dio cristiano[modifica]

Incipit[modifica]

Gesù non era cristiano. Era un ebreo osservante, rimasto tale fino alla morte, che mai avrebbe immaginato di dar vita a una nuova religione e meno che mai di fondare una «Chiesa». Per rendersene conto basta leggere con attenzione e soprattutto per intero il Nuovo Testamento, che la maggior parte dei fedeli conosce solo attraverso gli stralci letti durante la Messa.

Citazioni[modifica]

  • Gesù non si è mai sognato di proclamarsi il Messia, e se qualcuno degli apostoli ha ipotizzato che fosse «Cristo» (traduzione greca dell'ebraico meshiah e dell'aramaico mashiha, «unto») lo ha fulminato di anatema. (Chi era Gesù, p. 11)
  • Joshua bar Joseph [Gesù figlio di Giuseppe] era un profeta ebreo itinerante, esorcista e guaritore, un missionario apocalittico che annunciava l'euaggelion (buona novella) dell'arrivo imminente, anzi incombente, del Regno per opera di Dio. (Chi era Gesù, p. 12)
  • [...] i resoconti dei vangeli su ciò che segue la morte di Gesù «differiscono in dettaglio praticamente sotto ogni profilo», al punto che conciliarli in una narrazione coerente è praticamente impossibile[7]. (Risurrezione, pp. 30-31)
  • A metà del primo secolo, e fino alla normalizzazione inaugurata dagli imperatori del IV secolo, il caleidoscopio dei cristianesimi è un'autentica Babele, lussureggiante di teologie inconciliabili. A prevalere, oltretutto, non saranno quelle più radicate nelle origini storiche, né le più «logiche». (Eresie, p. 100)

Explicit[modifica]

Le comunità che professano Gesù risorto, sempre più spesso «greche», si moltiplicano lungo tre secoli adottando forme teologiche sempre più variegate e tra loro incompatibili, benché in comune abbiano una divinizzazione di Gesù che ne capovolge la figura reale. Solo l'intervento del potere imperiale, che impone il cristianesimo come religione di Stato, porterà a unificare quel caleidoscopio di fedi, tra conflitti spesso sanguinosi. Questo per quanto riguarda la storia. Altra cosa è la fede, ovviamente, che orgogliosamente Paolo considerava follia e i cristiani dei primi secoli proclamavano altrettanto orgogliosamente nel credo quia absurdum.

Note[modifica]

  1. Citato in Quel peccato è un nostro diritto, a cura di Nicola Nosengo, Cinzia Sciuto, Tiziana Moriconi e Roberta Pizzolante, L'espresso, n. 39, anno LII, 5 ottobre 2006.
  2. a b Da Gesù non era cristiano, MicroMega, 25 marzo 2011.
  3. Da Rivolta o ideologia, in Un'onda vi seppellirà, supplemento a MicroMega, n. 6/2008, p. 3. ISSN 97703497371038004
  4. Da Atei o credenti?, con Michel Onfray e Gianni Vattimo, Fazi Editore, Roma, 2007, p. 3.
  5. a b c d e f g h Citato in Flores d’Arcais: «Dopo Berlinguer, quella degli ex Pci è una storia criminale. La brava gente neanche prova più a candidarsi», Domani, 18 dicembre 2022.
  6. "Nessuna salvezza fuori della Chiesa"; dogma che definisce la necessità, per il fedele che voglia guadagnare la salvezza nella vita eterna, di restare in seno alla Chiesa cristiana.
  7. Bart D. Ehrman, Jesus – Apocalyptic Prophet of the New Millennium, Oxford University Press, 1999, p. 228. [N.d.A.]

Bibliografia[modifica]

  • Paolo Flores d'Arcais, Etica senza fede, Einaudi, Torino 1992.
  • Paolo Flores d'Arcais, Gesù. L'invenzione del Dio cristiano, quarta edizione, add editore, 2011, ISBN 978-88-96873-33-5.

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