Patrick Brydone

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Patrick Brydone (1741 – 1818), scrittore, scienziato e viaggiatore.

Citazioni di Patrick Brydone[modifica]

  • Ci sono dei luoghi che senza dubbio si possono dire di più incantevoli della terra, e se l'Etna di dentro somiglia all'inferno, si può dire a ragione che di fuori somigli al paradiso.
    È curioso pensare che questo monte riunisce in sé tutte le bellezze e tutti gli orrori, in una parola quanto di più opposto e dissimile esiste in natura. Qui si può osservare una voragine che un tempo ha eruttato torrenti di fuoco verdeggiare ora delle piante più belle, trasfonnata da oggetto di terrore in motivo di delizia. Qui si possono cogliere i frutti più squisiti nati su quella che fino a poco fa non era che roccia arida e nera. Qui il suolo è ricoperto di tutti i fiori immaginabili, e noi stessi ci aggiriamo in un mondo di meraviglia e contempliamo questo intrico di dolcezza senza pensare che sotto i nostri piedi c'è l'inferno con tutti i suoi terrori, e che soltanto poche iarde ci separano da laghi di fuoco liquido e di zolfo. [1]
  • Credo che il monte Pellegrino sia la migliore posizione per ammirare Palermo. La magnifica città si adagia all'estremo di un anfiteatro naturale, formato da alte montagne rocciose, ed il paesaggio che si estende fra la città e queste montagne è uno dei più ricchi e dei più belli del mondo. Il complesso appare quale un meraviglioso giardino ricco di alberi fruttiferi di ogni specie, bagnati da chiare fonti e da ruscelletti, che con le loro curve sinuose danno un variato aspetto alla pianura.[2]
  • Il porto di Messina è formato da un piccolo promontorio o lingua di terra, che s'avanza dall'estremità orientale della città e separa questo bel bacino dal resto dello stretto.
    La forma di questa lingua di terra è esattamente quella di una falce, la cui curva forma il porto e lo mette al riparo d'ogni vento. I greci, che nel dare i nomi riuscivano sempre a sottolineare qualcuna delle caratteristiche più singolari delle cose, chiamarono questo luogo «Zancle» o «Falce», proprio per questa sua straordinaria somiglianza.
    Fantasticarono che fosse caduta lì la falce di Saturno ed avesse dato una tal forma a quel luogo. I Latini, meno amanti delle immaginose favole, mutarono il suo nome in Messina da Messis, per indicare la grande fertilità dei campi.
    Nel porto v'è un gran numero di galere: tre di queste hanno fatto vela questa mattina per incrociare attorno all'isola e proteggerla dagli attacchi improvvisi dei pirati, che sono molto inopportuni sulla costa meridionale.[3]
  • Padre della Torre (lo storiografo del Vesuvio) mi aveva detto un giorno di aver osservato assai spesso che nei dintorni di Napoli, vale a dire nei luoghi dove l'aria è più impregnata di zolfo e di esalazioni infuocate, la gente era sempre malvagia e perversa al massimo grado. Sia come si vuole, ma la gente di Nicolosi sembra confermare la verità di questa osservazione. [4]
  • Per la posizione singolare e la ricchezza del suolo, Palermo è stata designata con epiteti adulatori, in ispecie dai poeti che l'hanno denominata la Conca d'oro. Venne pure chiamata Aurea Valle, Hortus Siciliae, ecc.; e per abbracciare tutti questi nomi venne pure aggiunto il termine Felix col quale si trova distinta nelle mappe.[2]
  • Un tipo che aveva assunto un'aria di saggezza e dignità superiore agli altri, li radunò tutti in circolo attorno a lui e cominciò ad interrogarmi con grande solennità. Riuscii a stento a mantenere un contegno. […] Mi chiese di rispondergli con sincerità e precisione circa i veri motivi che ci avevano fatto intraprendere un viaggio così faticoso e spiacevole. Gli dissi, sulla mia parola, che eravamo spinti soltanto dalla curiosità di esaminare l'Etna. Al che, ridendo fra loro con grande scherno, esclamarono: «Una bella ragione questa, non è vero». [5]

Note[modifica]

  1. Ruta pp. 76-77
  2. a b Da A tour through Sicily and Malte, Londra, 1773; citato in Dominique Vivant Denon, Viaggio a Palermo, in appendice, Edi.bi.si., Messina, 2014.
  3. Da A tour through Sicily and Malte, Londra, 1773; citato in Rina La Mesa, Viaggiatori stranieri in Sicilia, Cappelli, 1961.
  4. Ruta pp. 71-72
  5. Ruta p. 74

Bibliografia[modifica]

  • Carlo Ruta Viaggiatori in Sicilia tra rinascimento e illuminismo, Edi.bi.si.

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