Peppino De Filippo

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Peppino De Filippo nel film Campo de' fiori (1943)

Giuseppe De Filippo detto Peppino (1903 – 1980), attore, comico e drammaturgo italiano.

Citazioni di Peppino De Filippo[modifica]

  • Fare piangere è meno difficile che far ridere. Per questo, teatralmente parlando, preferisco il genere farsesco. Sono sicuro che il dramma della nostra vita, di solito, si nasconde nel convulso di una risata, provocata da un'azione qualsiasi che a noi è parsa comica. Sono convinto che spesso nelle lacrime di una gioia si celino quelle del dolore. Allora la tragedia nasce e la farsa, la bella farsa, si compie.[1]
  • [Le ultime parole rivolte al fratello] Hai provato anche oggi? Beato te![2]
  • I napoletani sono ipocriti, sembrano allegri, invece sono tristi. La gente li osserva, e loro fanno finta di essere spensierati. Non s'impegnano, perché da quando avevano in casa i mori sanno come va a finire. Mi fanno pensare a Walter Chiari. Credo che la sera, quando va a letto, dopo aver fatto l'allegro per tutta la giornata, sia felice di distendersi e di abbandonarsi – almeno in privato – a un po' di malinconia.[3]

Pappagone e non solo[modifica]

  • Io faccio del teatro, non della letteratura. E dal teatro tengo lontano tutto ciò che può danneggiarlo: i registi, i testi inutilmente intellettuali, gli scandali.
  • La miseria è il vero copione della comicità. È già tragedia, perciò si ride.
  • "Natale in casa Cupiello" non aveva nessun bisogno di un terzo atto. Ma Eduardo ama la tragedia e il grand-guignol.
  • Peppino è un comico. Da guardarsi come un artista di serie B. Magari anche come un mezzo analfabeta che fa teatro in maniera poco dignitosa e poco culturale. Perché, si sa, in Italia c'è ancora il provincialismo, per cui uno si deve vergognare di far ridere. Perché i critici al grande comico preferiranno sempre il grande cane drammatico. Perché ciò che nobilita, ciò che conta, ciò che rende «immortali» è portare in palcoscenico la disperazione, l'angoscia, la miseria, il populismo, la politica... E Peppino, si sa, disprezza la politica. Peppino pensa che la politica è una cosa sporca mentre lui è un uomo pulito...
  • Se professionismo significa guadagnarsi da vivere, ero un attore professionista già a dieci anni.

Citazioni su Peppino De Filippo[modifica]

  • Attore-autore in un inseparabile tutt'uno, da collocarsi nel pantheon del teatro comico napoletano. (Giovanni Artieri)
  • Dietro quella grazia e quella semplice solennità, Eduardo ha la semplicità di un calzolaio o di un pescatore e la fierezza di un principe dell'antica Grecia. Riverbera un'arguzia, un'ironia e una sana follia che andavano anche oltre quelle di Peppino, più esplicito, plateale e magnificamente fracassone. Peppino ha però dalla sua, rispetto al più aristocratico fratello, una capacità di inventiva e di euforica improvvisazione che lo hanno reso inimitabile. (Giorgio Strehler)
  • Eduardo fece di Napoli il centro dell'universo; Peppino mise il suo talento su alcune interpretazioni memorabili. (Luigi De Filippo)
  • Io non sono napoletano, ma di fronte a Peppino, non so come, mi capita sempre di diventarlo. (Indro Montanelli)
  • L'arte comica per l'arte comica, insomma, nella quale egli era un maestro inarrivabile e – ciò di cui non si rendeva conto – un prezioso reliquiario: perché la tradizione della «commedia dell'arte» si concentrava in lui, i secoli antichi passavano in lui, il tesoro della storia teatrale napoletana si raccoglievano in lui; a lui restava Napoli e la svanita scena del «San Carlino», persino la mentalità, il linguaggio, il genio dei modi, dei luoghi, degli spiriti dei «mami» e dei Pulcinelli, dei Tartaglia e dei «buffi barilotti», dei «guappi» e delle «Colombine». Tutto questo si trasferiva in lui. (Giovanni Artieri)
  • Mio padre è stato, non solo a mio parere, il più grande attore comico che abbia avuto il teatro italiano di prosa del Novecento. Si è confrontato con i giganti del teatro europeo. Spesso mi diceva che, alla fine di ogni spettacolo, il pubblico doveva avere la sensazione di andare sottobraccio con i vari personaggi delle commedie messe in scena. (Luigi De Filippo)
  • Num me piace Eduardo, io sto con Peppino. E anche se adesso, Eduardo resta uno dei rari autori italiani, con Pirandello, Goldoni e Fo, a venir rappresentato all'estero, in futuro, chissà. Forse i posteri apprezzeranno più le straordinarie tirate di Pappagone di quelle, seriose, noiosine e piene di "caccole" di Eduardo. Virtù per il nostro Paese, cattolico e fintamente impegnato. (Paolo Villaggio)
  • Peppino è stato senza dubbio una delle maschere più pure ed entusiasmanti della grande barca dei comici che era la Commedia dell'arte; un capocomico surreale e imprevedibile che qualsiasi teatro del mondo ci poteva invidiare tanto era particolare e seducente. (Federico Fellini)
  • Peppino non era nato solo per far ridere. Quelli di categoria extra come lui possono fare tutto. Non a caso interpretò Moliere, Machiavelli, Pinter. Eduardo invece interpretò solo se stesso. (Paolo Villaggio)
  • Purtroppo non ho mai conosciuto Peppino De Filippo e lui è sicuramente di quelle persone che ti rammarichi di non aver conosciuto. [...] Lui, secondo me, è come 'o sillabario. Quando io l'immagino, l'immagino puro, immagino cioè una comicità allo stato puro. Si può immaginare che la comicità pura sia anche di Totò, e invece no, Totò è già chella elaborata. Io credo, cioè, che della comicità portata al livello di Peppino non ne può fare a meno nessun comico. Eduardo si è affinato più nel classico, Totò nel surreale, in quello che lui è riuscito a inventarsi come personaggio, Peppino nella normalità era il massimo. [...] Lui, secondo me, è tutto quello che c'è in più prima dell'invenzione. Credo che lui abbia fatto eccezionale la normalità, sia riuscito a rendere eccezionale quello che si pensa che qualunque comico debba avere come bagaglio naturale: lui l'ha fatto assurgere a eccezionalità. (Massimo Troisi)
  • Peppino ricordava quei napoletani che camminano e parlano da soli; che cambiano direzione all'improvviso, torturati da una serie di pensieri e di monologhi che tirano da tutte le parti. (Domenico Rea)
  • Uomo adorabile, elegante nei modi e nell'animo. Un artista di grande intelligenza, oltre che un autore di farse e commedie tuttora di grande freschezza. (Aroldo Tieri)
  • [Su Totò e Peppino De Filippo] Venivano dalla tradizione centenaria del teatro dell'arte. Andavano a soggetto, avevano una traccia, due o tre battute fondamentali e su quello ricamavano per le mezz'ore. Erano talmente affiatati che bisognava calmarli, altrimenti andavano avanti all'infinito. Totò era così non soltanto con Peppino, ma anche con Aldo Fabrizi, con Nino Taranto. (Mario Monicelli)

Note[modifica]

  1. Citato in Corriere della Sera, 25 gennaio 2000.
  2. Citato in Gaetano Afeltra, Il giorno che Eduardo fece pace con Peppino, Corriere della Sera, 7 marzo 2000. Secondo il Dizionario delle citazioni (a cura di Italo Sordi, BUR, 1992, n. 2050. ISBN 88-17-14603-X), la frase sarebbe stata rivolta al figlio Luigi.
  3. Citato in Enzo Biagi, Italia, Rizzoli, Milano, 1975, pp. 176-177.

Bibliografia[modifica]

  • Peppino De Filippo, Pappagone e non solo, a cura di Marco Giusti, Mondadori, 2003.

Filmografia[modifica]

Voci correlate[modifica]

Altri progetti[modifica]