Peter Gomez e Marco Travaglio

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Voci principali: Peter Gomez, Marco Travaglio.

Incipit di alcune opere[modifica]

Bravi ragazzi[modifica]

1995

Febbraio. Stefania Ariosto viene chiamata dalla Guardia di Finanza di Milano a confermare la versione del suo compagno, Vittorio Dotti, a proposito di una parcella proveniente dai libretti al portatore di Silvio Berlusconi.
Marzo. La Ariosto diventa confidente delle Fiamme Gialle (nome in codice: «fonte Olbia») e comincia ad accennare a episodi di corruzione di giudici romani ai quali avrebbe assistito sullo scorcio degli anni 80 in casa Previti e al circolo Canottieri Lazio.
20 luglio. Stefania Ariosto parla per la prima volta con un pm del pool Mani pulite, Francesco Greco, rientrato apposta dalle vacanze. La donna ha paura, teme per la sua vita e sulle prime non vuole verbalizzare le sue rivelazioni.

L'amico degli amici[modifica]

L'11 dicembre 2004 il Tribunale di Palermo, V sezione penale, presidente Leonardo Guarnotta, giudici a latere Gabriella Di Marco e Giuseppe Sgadari, condanna Marcello Dell'Utri a 9 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa e il suo coimputato Gaetano Cinà a 7 anni per associazione mafiosa. I PM Nico Gozzo e Antonio Ingroia avevano chiesto 11 anni per Dell'Utri e 9 per Cinà. I difensori Vincenzo ed Enrico Trantino, Roberto Tricoli, Giuseppe Di Peri, Pietro Federico e Francesco Bertorotta avevano chiesto l'assoluzione di entrambi. I 9 anni vanno ad aggiungersi ai 2 anni (in primo grado) già rimediati da Dell'Utri a Milano per tentata estorsione in condominio con il boss di Trapani Vincenzo Virga, e ai 2 anni e 6 mesi (definitivi) collezionati a Torino per le false fatturazioni e le frodi fiscali di Publitalia.

La repubblica delle banane[modifica]

Le sentenze, le sentenze, vogliamo le sentenze! L'invocazione martellante, che ha scandito gli anni di Tangentopoli e di Mani pulite, è riecheggiata a una sola voce nel pieno delle polemiche per l'uscita del libro L'odore dei soldi e la sua presentazione al «Satyricon» di Daniele Luttazzi. Si «demonizzano» i galantuomini con i teoremi dei pubblici ministeri. Si «criminalizzano» con le farneticazioni dei pentiti. Basta. La parola ai giudici, quelli buoni, quelli «terzi», quelli super partes. Quelli che, per antonomasia, stanno «a Berlino», patria simbolica dell'imparzialità, della serenità, dell'equilibrio.

Lo chiamavano Impunità[modifica]

Domenica 21 gennaio 1996, alle 10,50, il capo dei gip di Roma Renato Squillante entra nel bar Tombini, in via Ferrari 6, poco distante dal tribunale. Si siede al solito tavolo. Aspetta i soliti amici per il cappuccino del dì di festa. Pochi minuti dopo lo raggiungono, insieme, il gip Augusta Iannini e il pm Roberto Napolitano. Poi arriva l'avvocato Vittorio Virga. I quattro cominciano a chiacchierare. Non sanno che, dentro il posacenere «a piede» sistemato proprio accanto alla sedia della Iannini, è nascosta una microspia.

Papi. Uno scandalo politico[modifica]

Questo è un instant book, uno di quei libri che si scrivono in fretta e si leggono ancor più velocemente, perché c'è un'urgenza. Noi l'abbiamo avvertita il mese scorso, quando il nuovo direttore del Tg1 ha comunicato all'inclita e al colto che i gravissimi scandali che da mesi inseguono il presidente del Consiglio non sono notizie, ma pettegolezzi, e dunque il principale telegiornale del «servizio pubblico» non li racconterà. Oppure seguiterà a farlo con servizi criptati e cambiando nome alle cose per nasconderle meglio («escort» invece di prostitute, «imprenditori» invece di prosseneti, «utilizzatori finali» invece di clienti, nel nostro caso il presidente del Consiglio secondo un'efficace definizione del suo onorevole avvocato). Non che prima i tg brillassero per completezza d'informazione, nel paese di nuovo declassato da Freedom House a «semilibero», a pari merito con l'isola di Tonga. Ma che un direttore teorizzasse la censura, anzi l'autocensura, non era mai accaduto neppure in Italia.

Regime[modifica]

Si chiamerà Cyrano. Andrà in onda su Rai2 all'una di notte per quindici puntate di 50 minuti. La prima il 30 settembre 2003. Sarà un programma di costume, un talk show fuori dagli schemi, border line. Cyrano lo interpreterà Massimo Fini, giornalista libero e anarchico (collabora anche con testate di centrodestra come «Il Tempo» e il «Quotidiano nazionale»), con tanto di naso di gomma per assomigliare di più allo spadacino di Edmond Rostand. Una prima nella prima, visto che Fini non ha mai lavorato in televisione. Immerso nella penombra dello studio, Fini-Cyrano dirà la sua sul tema di ogni serata, condotta dalla bella Francesca Roveda alias «Cheyenne» e diretta dal giovane regista Eduardo Fiorillo. Il programma è prodotto da un branco di geniali giovanotti, riuniti sotto la sigla di Match Music. Servizi, canzoni, e in studio una grande gabbia per intrappolare un «irregolare» a sera. Si comincia con Loredana Bertè, in una puntata dedicata ai tabù della vecchiaia e alle truffe del giovanilismo, intitolata Morire prima, morire tutti. Apparirà anche Emilio Fede, per parlare del sesso dopo i 60 anni.

Bibliografia[modifica]

  • Peter Gomez, Marco Travaglio, Bravi ragazzi. La requisitoria Boccassini e l'autodifesa di Previti & C. – Tutte le carte dei processi Berlusconi-toghe sporche, Editori Riuniti, 2003. ISBN 883595374X
  • Peter Gomez, Marco Travaglio, L'amico degli amici, BUR, 2005. ISBN 8817007072
  • Peter Gomez, Marco Travaglio, La repubblica delle banane, Editori Riuniti, 2001. ISBN 8835949157
  • Peter Gomez, Marco Travaglio, Lo chiamavano Impunità. La vera storia del caso Sme e tutto quello che Berlusconi nasconde all'Italia e all'Europa, Editori Riuniti, 2003. ISBN 8835954371
  • Peter Gomez, Marco Lillo, Marco Travaglio, Papi. Uno scandalo politico, Chiarelettere, 2009. ISBN 9788861900639
  • Peter Gomez, Marco Travaglio, Regime, BUR, 2004. ISBN 8817002461