Piercamillo Davigo

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Piercamillo Davigo

Piercamillo Davigo (1950 – vivente), magistrato italiano.

Citazioni di Piercamillo Davigo[modifica]

  • All'estero ci vuole coraggio per commettere un reato, in Italia ci vuole coraggio per rimanere onesti.[1]
  • Ci hanno dipinto come toghe rosse. A parte la fatica che faccio nel vedermi come una toga rossa, rispondo ricorrendo al catechismo: i sacramenti sono validi anche se il celebrante è indegno, la messa vale anche se il prete ha la fidanzata.[2]
  • Dicono che Mani pulite sia stata un complotto della Cia. E contemporaneamente che ha salvato i comunisti: ma allora la Cia ha salvato i comunisti?[2]
  • I processi durano troppo? Perché sono troppi se fossero meno durerebbero meno.[3]
  • I progressisti ci distruggeranno e lo faranno con più astuzia di quelli del centrodestra: senza farsene accorgere, senza strillare, e questa volta senza nemmeno incontrare ostacoli dall'altra parte. Saranno tutti d'accordo, quando si tratterà di disarmarci.[4]
  • Il problema non è tanto che ci sono duecentomila avvocati, è che aumentano di quindicimila l'anno. E siccome fanno gli avvocati per quarant'anni, di media, quindicimila per quaranta fa seicentomila avvocati. Io non credo che il prodotto nazionale lordo di questo paese possa sopportare seicentomila avvocati, ma non m'illudo che una classe dirigente che non è venuta a capo della debole lobby dei tassisti possa venir a capo della ben più potente lobby degli avvocati.[5]
  • In Italia delinquere conviene.[6]
  • In Italia violare la legge conviene perché la legge tutela molto di più chi la vìola rispetto a chi ne subisce le violazioni.[7]
  • In passato sono stato rimproverato per aver detto a una delegazione di magistrati francesi che con Mani pulite abbiamo selezionato la specie dei corrotti, come i leoni che prendono le gazzelle più lente, come gli antibiotici che creano i ceppi resistenti agli antibiotici. È andata così. Se si interrompe la cura a metà, questi sono i risultati. E noi purtroppo abbiamo dovuto interrompere la cura a metà.[2]
  • Invidio i professori universitari: sono pagati per fare domande a gente che non sa niente e che fa di tutto pur di dire qualcosa, mentre io interrogo persone che sanno tutto e fanno il possibile per non dire neanche una parola.[8]
  • Io certamente non voglio essere ricordato come il presidente dell'Anm che ha abdicato sulla difesa dell'indipendenza della magistratura, signor ministro spero che lei non voglia essere ricordato come quello che ha provato a violarla.[9]
  • L'errore italiano, secondo me, è stato proprio quello di dire sempre: «Aspettiamo le sentenze». No, non aspettiamo le sentenze. [...] Se io invito a cena il mio vicino di casa e lo vedo uscire da casa mia con la mia argenteria nelle tasche, per invitarlo a cena non sono costretto ad aspettare la sentenza della Cassazione, smetto subito d'invitarlo a cena.[10]
  • L'Italia aveva così tanti ricorsi alla Corte europea dei diritti dell'uomo contro la irragionevole durata dei processi che, la Corte Europea, la quale aveva detto che più o meno un processo si doveva considerare di durata non ragionevole se dall'inizio alla sentenza di primo grado superava i 2 anni e mezzo, ha dovuto alzare questa valutazione a 3 anni perché lei non ce la faceva più a fare le sentenze in 2 anni e mezzo perché sommersa dai ricorsi provenienti dall'Italia. Questo spiega perché poi si infuriano con noi.[11]
  • La differenza tra il cittadino e il suddito sta in questo: che al cittadino sono imposti pochi obblighi e pochi divieti, rispettati i quali è un uomo libero; il suddito è un soggetto a cui sono imposti milioni di obblighi e di divieti la cui violazione è abitualmente tollerata, ma se alza la testa gli fanno la lista di tutte le violazioni che ha fatto fino a quel momento.[12]
  • Lo stato occidentale moderno si fonda sul principio della divisione dei poteri. La divisione dei poteri ha senso, se i dissensi tra i poteri sono fisiologici, perché se andassero sempre d'accordo non ci sarebbe bisogno della divisione dei poteri. Un pochettino come i diritti di libertà. I diritti di libertà sono stati conferiti per poter parlar male di chi ha il potere, perché per parlar bene c'erano già i cortigiani.[13]
  • Ma come mai il passante ferroviario di Milano costa il doppio di quello di Zurigo e dopo vent'anni non è ancora finito? [...] E come mai dopo gli arresti i successivi appalti sono stati assegnati con un ribasso su base d'asta del 40% rispetto a prima? Dicevano che costava di più perché c'era la falda freatica alta... Si vede che gli arresti fanno abbassare la falda freatica![14]
  • Nessuno viene messo dentro per farlo parlare; viene messo fuori se parla, che è una cosa diversa. Ma chi darebbe mai soldi a uno che una volta arrestato fa l'elenco di tutti quelli che gli li hanno dati? O chi prenderebbe mai soldi da uno che quando viene arrestato fa l'elenco di tutti quelli che ha pagato. Diventa inidoneo a commettere quei reati: non è più pericoloso.[15]
  • Quando circolano meno soldi nelle tasche, i cittadini s'indignano più facilmente.[16]
  • Quando Cuccia, presidente di Mediobanca, venne intervistato dai giornalisti dopo aver deposto come persona informata sui fatti alla Procura di Ravenna, alla domanda di un giornalista se i bilanci della Ferruzzi Finanziaria fossero falsi, rispose: "Non ne ho mai visto uno che non lo fosse".[13]
  • Una volta cercavo di spiegare l'amnistia a un gruppo di giudici californiani che ci chiedevano come mai da noi non funzionassero i riti alternativi. Avevano capito questioni complesse, ma quando abbiamo spiegato che l'amnistia è una legge che perdona tutti, erano convinti che avessimo fatto loro uno scherzo. Vede, Carl Schmitt sosteneva che tutti i concetti del diritto pubblico europeo moderno sono concetti teologici secolarizzati. La secolarizzazione dell'indulgenza plenaria dà luogo all'amnistia, all'indulto, ai vari condoni. Con una differenza: la Chiesa esige il pentimento, lo Stato no.[17]

Davigo: «I politici continuano a rubare, ma non si vergognano più»

Intervista di Aldo Cazzullo, Corriere.it, 22 aprile 2016.

  • Con i colleghi stracciammo il velo dell'ipocrisia. E questo ha peggiorato le cose.
  • Noi magistrati siamo come i cornuti: siamo gli ultimi a sapere le cose; perché quando le sappiamo partono i processi.
  • Dopo l'arresto di Mario Chiesa, Craxi disse che a Milano non un solo dirigente del Psi era stato condannato con sentenza definitiva, fino al "mariuolo". Nessuno esplose in una fragorosa risata. Il velo dell'ipocrisia teneva ancora.
  • [«E ora?»] Non hanno smesso di rubare; hanno smesso di vergognarsi. Rivendicano con sfrontatezza quel che prima facevano di nascosto. Dicono cose tipo: "Con i nostri soldi facciamo quello che ci pare". Ma non sono soldi loro; sono dei contribuenti.
  • [A proposito del sistema di appalti contrattati tra partiti e imprese] Non esistono innocenti; esistono solo colpevoli non ancora scoperti.
  • Forlani fece una figuraccia al processo Enimont. Su Craxi si trovarono le prove, infatti fu condannato. Su altri non trovammo le prove. Il Pci era finanziato dalle coop in modo dichiarato e quindi legittimo. Ma a Milano, dove partecipavano alla spartizione delle tangenti, abbiamo mandato sotto processo diversi dirigenti comunisti.
  • Non ci sono troppi prigionieri; ci sono troppe poche prigioni.
  • L'Italia è il Paese d'Europa che ha meno detenuti in rapporto alla popolazione. Ed è il Paese della mafia, della ndrangheta, della camorra, della sacra corona; e della corruzione diffusa. Certo che servono nuove carceri. Con le frontiere ormai evanescenti, i Paesi con una repressione penale più forte esportano crimine; quelli con una repressione penale più debole lo importano.
  • Una volta a San Vittore trovai un borseggiatore cileno. Era stato arrestato quattro volte in un mese. Mi accolse con un sorriso: "Che bel Paese, l'Italia!". Prima era stato arrestato a Ottawa ed era stato in galera due anni.
  • Secondo me i magistrati non dovrebbero mai fare politica. Perché sono scelti secondo il criterio di competenza; e avendo guarentigie non sono abituati a seguire il criterio di rappresentanza. Per questo i magistrati sovente sono pessimi politici.

Note[modifica]

  1. Citato in Peter Gomez, Marco Travaglio, Onorevoli Wanted, p. 11.
  2. a b c Citato in Gianni Barbacetto, Mani pulite 25 anni dopo, aula vuota e corruzione piena, Il Fatto Quotidiano, riportato in Giannibarbacetto.it, 8 febbraio 2017.
  3. Da Davigo a Renzi: "Tante inchieste e poche sentenze? Certo, c'è la prescrizione", il Fatto Quotidiano.it, 11 aprile 2016.
  4. Citato in Gianni Barbacetto, Peter Gomez e Marco Travaglio, Mani pulite. La vera storia, Editori Riuniti, Roma, 2002.
  5. Da una dichiarazione al Festival dell'Economia di Trento, 2008. Video dipsonibile su Youtube.com.
  6. Citato in Daniele Luttazzi, Benvenuti in Italia, p. 9.
  7. Intervista di Marco Travaglio, Davigo / Travaglio - Processo alla giustizia, settembre 2017.
  8. Da una dichiarazione durante un incontro presso il "Centro Balducci" di Zugliano (UD), 20 maggio 2011. Video disponibile su Youtube.com.
  9. Citato in Milano, allarme del Tribunale: "Giustizia al collasso, a rischio democrazia". Scontro tra Davigo e Orlando, Repubblica.it, 28 gennaio 2017.
  10. Dall'intervista a Corrado Formigli, Piazza pulita, 28 maggio 2020; Davigo: "L'errore italiano è stato quello di dire sempre 'Aspettiamo le sentenze', Youtube.com/La 7 Attualità, 31 maggio 2020.
  11. Da una dichiarazione al Festival dell'Economia di Trento, 2008. Video disponibile su Youtube.com.
  12. Dalla presentazione del libro Farla Franca. La legge è uguale per tutti?, Modena, 13 marzo 2012. Video disponibile su Youtube.com.
  13. a b Dalla trasmissione televisiva Otto e mezzo, La7, 15 febbraio 2010. Video disponibile su La7.tv.
  14. Da Mani Pulite: inchiesta sulla corruzione o complotto politico-giudiziario?, Milano, 13 marzo 2004. [collegamento interrotto]
  15. Dall'intervista di Giovanni Floris, La7, 19 aprile 2016; citato in Le idee di Piercamillo Davigo sugli arresti, il Post.it, 20 aprile 2016.
  16. Citato in Curzio Maltese, Tangentopoli è ancora qui, Repubblica.it, 22 ottobre 2009.
  17. Da il Fatto Quotidiano, 31 ottobre 2013.

Bibliografia[modifica]

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