Pievano Arlotto

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Sepoltura del pievano Arlotto

Arlotto Mainardi, detto il Piovano o Pievano Arlotto (1426 – 1484), religioso italiano.

Citazioni di Pievano Arlotto[modifica]

  • Chi scrive non tiene a memoria. (Facezia sesta fatta per il Piovano dinanzi al re Alfonso in Neapoli[1])
  • L'uomo è il più falso animale che sia, né mai si può conoscere. (Facezia sesta fatta per il Piovano dinanzi al re Alfonso in Neapoli[1])
  • Non tòrre la roba d'altri, né la fatica, né il sudore di persona, massime de' poveri uomini. (Facezia XLVII: motto della santa elemosina[1])
  • Io non ti so dire tante cose e non voglio contastare più teco, ché se' uomo senza alcuna ragione. Solo una cosa ti voglio dire: a Milano si sanno fare molte mercerie e armadure, e a Firenze buoni drappi, a Bologna i salsicciotti, a Siena i marzapani e i berricuocoli, e così ogni paese ha qualche dota; e li Viniziani si sanno fare signori di Lombardia, e parmi la monarchia d'Italia. (Motto XCVII, risponde in lode de' Viniziani[1])

Motti e facezie del Piovano Arlotto[modifica]

  • Che cosa è luce.
    – Faccia di tutte le cose.
  • Che cosa è luna.
    – Porpora del cielo, innimica de' malfattori, allegrezza de' viandanti, dirizzamento de' navicanti, ricirculatore de' mesi, occhio della notte, divinatrice di tempesta e d'altri mali.[2]
  • Che cosa è uomo.
    – Mente incarnata, anima faticosa, abitacolo di poco tempo, recettacolo di spirito, speculatore della vita, abandonatore della luce, consumazione di vita, moto etterno, camminatore ischiavo della morte.
  • Chi vòle gustare il dolce ricòrdisi dello amaro.
  • El maggiore danno che sia è il tempo perduto.
  • L'uomo debbe essere savio per potere sostenere le pazzie de' pazzi.
  • Meglio è dicendo il vero essere vinto, che dire la bugia e vincere altri.
  • Molto meglio è avere uno vero nimico che uno ficto amico.
  • Non è povero chi sa signoreggiare il suo appetito.
  • Non fa ricco l'uomo il molto possedere ma il poco desiderare.
  • Non vive colui che non desidera altro che di vivere.
  • Parla in quel tempo che non è utile il tacere.
  • Se tu viverai secondo la natura, mai sarai povero; se viverai secondo la oppinione, mai sarai ricco: perché la natura di poco si contenta, ma la oppinione mai si sazia.
  • Se tu vòi essere libero non cercare quello che tu non puoi avere.
  • Signore mio che fosti e che sei, dammi ciò che mi occorre in questo mondo e nell'altro: per il momento non ti domando altro.
  • Uno solo bene è rimasto all'uomo, cioè il sapere; e uno male, cioè la ignoranzia.

Note[modifica]

  1. a b c d Da Motti e facezie, in Letteratura Italiana, Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1965.
  2. 1995, p. 277.

Bibliografia[modifica]

  • Pievano Arlotto, Motti e facezie del Piovano Arlotto, a cura di Gianfranco Folena, Ricciardi, 1995. ISBN 9788878171039 88-7817-103-4

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