Raymond Chandler

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Raymond Chandler nel 1943

Raymond Thornton Chandler (1888 – 1959), autore statunitense di romanzi giallo-polizieschi.

Citazioni di Raymond Chandler[modifica]

  • Alla TV, un investigatore lo si riconosce subito. Non si leva mai il cappello.[1]
  • Hammett ha restituito il delitto alla gente che lo commette per un motivo, e non semplicemente per fornire un cadavere ai lettori; e con mezzi accessibili, non con pistole da duello intarsiate, curaro e pesci tropicali.[2]
  • Il romanzo poliziesco ha prodotto peggiore letteratura che ogni altro genere di narrativa, salvo il romanzo d'amore, e probabilmente migliore letteratura che qualsiasi altra forma letteraria largamente accettata e apprezzata.[3]
  • Il suo sconforto aveva un'aria teatrale, come capita spesso quando lo sconforto è autentico.[4]

Il grande sonno[modifica]

Incipit[modifica]

Fruttero & Lucentini[modifica]

Era una mattina piuttosto nuvolosa d'ottobre e io portavo il mio completo blu fumo, camicia blu scuro, cravatta con fazzoletto da taschino assortito, scarpe nere, calzini di lana nera con puntini blu... Ero in tutto e per tutto, insomma, come dev'essere un detective privato ben vestito. L'uomo che m'aveva fatto chiamare valeva quattro milioni di dollari.
[Raymond Chandler, Il grande sonno, citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993]

Ida Omboni[modifica]

Erano quasi le undici di una mattina di mezzo ottobre, senza sole e con una minaccia di pioggia torrenziale nell'aria troppo tersa sopra le colline. Portavo un completo azzurro polvere, con cravatta e fazzolettino blu scuro, scarpe nere e calze nere di lana, con un disegno a orologi blu scuro. Era ordinato, pulito, ben raso e sobrio, e non me ne importava che la gente se ne accorgese. Sembravo il figurino dell'investigatore privato elegante. Andavo a far visita a un milione di dollari.
[Raymond Chandler, Il grande sonno, traduzione di Ida Omboni, Arnoldo Mondadori Editore, 1974]

Oreste del Buono[modifica]

Erano pressappoco le undici del mattino, mezzo ottobre, sole velato, e una minaccia di pioggia torrenziale sospesa nella limpidezza eccessiva là sulle colline. Portavo un completo blu polvere, con camicia blu scuro, cravatta e fazzolettino assortiti, scarpe nere e calzini di lana neri con un disegno a orologini blu scuro. Ero corretto, lindo, ben sbarbato e sobrio, e me ne sbattevo che lo si vedesse. Dalla testa ai piedi ero il figurino del privato elegante. Avevo appuntamento con quattro milioni di dollari.
[Raymond Chandler, Il grande sonno, traduzione di Oreste del Buono, Universale Economica Noir, Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano, 2001. ISBN 9788807810831]

Laura Grimaldi[modifica]

Erano pressappoco le undici di una mattina di metà ottobre, con il sole velato e sulle colline un bagliore che preannunciava pioggia a rovesci. Mi ero messo l'abito azzurro polvere con camicia, cravatta e fazzolettino, scarpe nere e calze di lana nera con una fantasia di orologi blu. Ero in ordine, pulito, rasato e sobrio, e non me importava che lo si notasse o no. Ero esattamente quello che ci si aspetta da un elegante investigatore privato. Andavo a far visita a quattro milioni di dollari.
[Raymond Chandler, Il grande sonno in Romanzi e racconti, Volume primo, 1933-1942, traduzione di Laura Grimaldi, I Meridiani, Arnoldo Mondadori Editore, 2005. ISBN 978-88-04-52049-8]

Citazioni[modifica]

  • – Sono uno spasso, no? – domandò.
    Risposi bruscamente: – Come un filippino il sabato sera. (2001; p. 141)
  • – Scommetto che non indovinate come abbia fatto ad entrare.
    Presi una sigaretta e la guardai tetramente: – E io scommetto di sì. Siete entrata dal buco della serratura come Peter Pan.
    – Chi è?
    – Oh, un tizio che ho conosciuto al biliardo. (2001; p. 141)
  • Ero vuoto di vita come le saccocce di uno spaventapasseri. Mi spinsi fino al cucinotto e mandai giù due tazze di caffè nero. Si possono patire postumi di sbronza per diverse cose oltre l'alcool. Io ne provavo per le donne. Le donne mi facevano ammalare. (2001; p. 145)

Il lungo addio[modifica]

Incipit[modifica]

Fruttero & Lucentini[modifica]

Terry Lennox, quando lo vidi per la prima volta, era seduto ubriaco fradicio in una Rolls-Royce fuori serie, davanti al ristorante Dancers. L'inserviente che gli aveva riportato la macchina dal posteggio continuava a tenergli lo sportello aperto, perché lui lasciava penzolare fuori il piede sinistro come se avesse dimenticato che era suo.
[Raymond Chandler, Il lungo addio, citato in Fruttero & Lucentini, Íncipit, Mondadori, 1993]

Bruno Oddera[modifica]

Quando lo vidi per la prima volta, Terry Lennox era ubriaco in una Rolls Royce fuori serie, di fronte alla terrazza del "Dancers". Il custode del parcheggio aveva portato fuori la macchina e continuava a tenere lo sportello aperto perché Terry Lennox lasciava penzolare il piede sinistro come se avesse dimenticato di possederlo. Aveva un volto giovanile, ma i capelli di un bianco calcinato. Bastava guardarlo negli occhi per capire ch'era saturo d'alcool fino alla radice dei capelli, ma per il resto aveva l'aria di un qualsiasi simpatico giovanotto in abito da sera che si fosse lasciato vuotare il portafogli in un locale esistente solo a tale scopo.
[Raymond Chandler, Il lungo addio, traduzione di Bruno Oddera, Feltrinelli, 2003]

Laura Grimaldi[modifica]

La prima volta che gli misi gli occhi addosso, Terry Lennox era ubriaco a bordo di una Rolls-Royce Silver Wraith, davanti alla terrazza del Dancers. Il custode del posteggio gli aveva portato la macchina e continuava a tenergli aperta la portiera perché Terry Lennox faceva penzolare il piede sinistro all'esterno, come se si fosse dimenticato di averne uno. Terry aveva la faccia giovane ma i capelli bianco latte. Lo si vedeva dagli occhi che era ubriaco fradicio, per il resto però era identico ai tanti bravi ragazzi in giacca da sera che scialaquano quattrini nei locali nati apposta per farglieli scialaquare e per nient'altro.
[Raymond Chandler, Il lungo addio in Romanzi e racconti, Volume secondo, 1942-1952, traduzione di Laura Grimaldi, I Meridiani, Arnoldo Mondadori Editore, 2006. ISBN 88-04-52050-7]

Citazioni[modifica]

  • Gli scacchi sono il più cospicuo spreco di intelligenza umana che si possa riscontrare al di fuori di un'agenzia di pubblicità.
  • I poliziotti non dicono mai addio. Sperano sempre di rivederti fra gli indiziati.
  • La maggior parte della gente consuma metà delle proprie energie cercando di proteggere una dignità che non ha mai posseduto.
  • L'alcol è come l'amore: il primo bacio è magico, il secondo è intimo, il terzo è routine. Dopo di che, spogli la donna e basta.
  • Nella vita non è mai il buono a tenersi la ragazza.
  • Credo che sia sempre un errore intromettersi nelle faccende di un ubriaco. Anche se ti conosce e ti ha in simpatia, non è escluso che ti rifili un pugno sui denti.
  • Chiedere aiuto non è facile... specie quando la colpa è tutta nostra.
  • I morti sono i migliori colpevoli di questo mondo. Non si difendono.
  • In lontananza si levava e si spegneva l'urlo sovrannaturale delle sirene della polizia o dei pompieri e né l'una né l'altra tacevano mai molto a lungo. Per ventiquattr'ore al giorno qualcuno fugge e qualcun altro tenta di raggiungerlo. Laggiù, nella notte intessuta di mille delitti, individui morivano, venivano mutilati, tagluzzati da schegge di vetro, schiacciati contro i volanti delle automobili o sotto le ruote di pesanti veicoli. Altri individui venivano percossi, derubati, strangolati, violentati e assassinati. Altri individui ancora erano affamati, ammalati, annoiati, disperati, tormentati dalla solitudine, o dal rimorso, o dal terrore, o dall'ira, erano crudeli, febbricitanti, squassati dai singhiozzi. Una città non peggiore delle altre, una città perduta e corrotta e colma di vacuità. Tutto dipende dalla posizione in cui ci si trova, dagli interessi personali. Io non ne avevo alcuno. E me ne infischiavo.

Incipit di alcune opere[modifica]

La sorellina[modifica]

Sul vetro smerigliato della porta è scritto a lettere nere, un po' scrostate: «Philip Marlowe... Investigatore».[5]

Specialista in guai[modifica]

Anna Halsey, mezza età, faccia tinta e ritinta, vestito nero di taglio maschile, era vicina ai centoventi chili. I suoi occhi erano simili a due bottoni neri da scarpe, le sue guance molli come il sego e approssimativamente dello stesso colore. Sedeva dietro a un tavolo di vetro nero che pareva la tomba di Napoleone e fumava una sigaretta in un bocchino un po' meno lungo di un ombrello arrotolato. Disse. «Mi occorre un uomo».[5]

Citazioni su Raymond Chandler[modifica]

  • Chandler diceva che dopo i sessanta un uomo non dovrebbe più preoccuparsi di sciocchezze. Aveva ragione. (Aldo Buzzi)
  • … vari recensori hanno ritenuto di ravvisare nelle opere di Chandler qualcosa di più che delle storie poliziesche, un impegno sul piano psicologico e sociale che non si può disconoscere all'autore. Così, più di uno ha allineato Chandler col Dreiser di Una tragedia americana, con Graham Greene, con Dürrenmatt e altri il cui accostamento al giallo è casuale o addirittura polemico. (Alberto Tedeschi, Introduzione a Il grande sonno, Arnoldo Mondadori Editore, 1974, p. 5)
  • Lodato per l'efficacia del suo stile, ma criticato per il "filone" narrativo da lui scelto, Chandler fu un romantico, in un mondo che ai suoi occhi era dominato dalla violenza. Distrutto il concetto tradizionale dell'amore, morta la cavalleria, gli rimaneva una scelta senza alternativa: scrivere in un "genere" in cui l'amore è fatalmente emarginato. (Alberto Tedeschi, p. 9)

Note[modifica]

  1. Da Ancora una notte.
  2. Da La semplice arte del delitto.
  3. Citato in Edmondo Aroldi, Eric Ambler, introduzione a Eric Ambler, La maschera di Dimitrios, Mondadori, 1972.
  4. Da La signora nel lago, XVII. Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  5. a b Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia[modifica]

  • Raymond Chandler, Ancora una notte, traduzione di Adriana Pellegrini, Feltrinelli, 1990.
  • Raymond Chandler, Il lungo addio, traduzione di Bruno Oddera, Feltrinelli, 2003.
  • Raymond Chandler, Il grande sonno, traduzione di Ida Omboni, Arnoldo Mondadori Editore, 1974.
  • Raymond Chandler, Il grande sonno, traduzione di Oreste del Buono, Universale Economica Noir, Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano, 2001. ISBN 9788807810831

Filmografia[modifica]

Altri progetti[modifica]

Opere[modifica]