René de Ceccatty

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René de Ceccatty

René de Ceccatty (1952 – vivente), commediografo, drammaturgo, traduttore e scrittore francese.

Da Italiani: Una critica scritta in francese

Intervista di Paolo Di Stefano, Corriere della Sera, 27 gennaio 2002

  • Gli scrittori che ancora oggi, dopo Calvino, Moravia, Sciascia e Eco, hanno più ascolto in Francia sono quelli che hanno esordito negli anni Ottanta: Tabucchi, Del Giudice, De Carlo, Rasy. Sono tra i pochi scrittori che sin dall'inizio erano capaci di uscire dal guscio nazionale: Tabucchi guardava al Portogallo, De Carlo agli Stati Uniti, Del Giudice alla Mitteleuropa, Rasy alla Francia. Una letteratura italiana che dimenticava di essere italiana, come se guardasse al suo Paese dall'esterno.
  • Brizzi, Ammaniti, Culicchia? Ho molta difficoltà a leggerli. È una questione di linguaggio, l'apertura della letteratura alla lingua e ai gerghi delle classi sociali medio-basse... Il linguaggio parlato in traduzione diventa qualcosa di artificiale. E poi è un tipo di letteratura, quella dei cosiddetti pulp, che vuole stabilire a tutti i costi una complicità con il lettore: un fenomeno di rispecchiamento. Io preferisco Claudio Piersanti o Gilberto Severini.
  • La letteratura ermetica della neoavanguardia, da Manganelli a Malerba, è stata scoperta tardi, però ai francesi non è mai piaciuta molto.

Torna Moravia, scandalo a Parigi, intervista di Alain Elkann, La Stampa, 21 gennaio 2010[modifica]

  • [Moravia] Era un ottimista, un uomo d'azione, convinto che l'azione potesse cambiare le cose nei rapporti umani e politici, ma era anche pessimista perché conosceva l'anima umana. Del resto è un uomo che è stato testimone della Shoah e di Hiroshima e quindi non poteva non essere pessimista
  • Moravia, di tutti gli scrittori che ho tradotto, è l'unico col quale ho avuto una relazione personale, non intima ma intensa, anche se lui scriveva libri molto lontani dai miei.
  • La seconda cosa che mi interessa di Moravia è che lui ha attraversato un secolo, essendo nato nel 1907 e morto nel 1990. Io volevo capire l'Italia, con cui ho uno stretto rapporto. Avevo un legame molto forte con Pasolini, che però come testimone era meno attendibile, perché aveva un modo di sentire troppo particolare.
  • [Moravia] Per me è il più grande scrittore italiano del Novecento. È il solo vero romanziere, il solo vero narratore. Sa usare una lingua molto limpida e molto precisa. Quando affronta storie complicate dal punto di vista ideologico come Il conformista e La ciociara usa la stessa lingua impiegata in altre storie semplici e lineari come Agostino, Inverno di malato e La disubbiendenza.
  • [Moravia] Si serviva del sesso per capire il mondo, per questo la sessualità per lui non era mai distruttrice al contrario che per Pasolini. Anche se i rapporti tra amanti sono difficili, secondo Moravia non distruggono le loro identità.

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