Renate Göckel

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Renate Göckel (–), psicologa e psicoterapeuta tedesca.

Donne che mangiano troppo[modifica]

Incipit[modifica]

In questa nostra epoca ossessionata dalla magrezza molte donne hanno problemi con il proprio corpo. Da ogni parte ci viene detto che sembriamo troppo grasse se assomigliamo a donne e non ad adolescenti, per cui cerchiamo di mangiare meno. Forse dimagriamo, o forse il corpo si adegua e impara a cavarsela con meno calorie. Qualcosa in noi, tuttavia, ha un'idea assai precisa della nostra struttura corporea e nel tempo tende a ripristinare il peso adeguato. Quasi ogni donna che è sottoposta a una dieta avrà fatto, suo malgrado, questa dolorosa constatazione.

Citazioni[modifica]

  • I soggetti anoressici, con la loro apparente fragilità, il loro corpo sfinito e consunto. suscitano un senso in parte di pietà, in parte di ammirazione, a volte anche di ribrezzo, sempre, comunque, di stupore. (p. 14)
  • L'anoressica sembra dire: «Tengo sotto controllo il mio corpo e i suoi bisogni, e vi odio tutti, voi che siete così deboli da cedere ai bisogni del vostro corpo. Io sono più forte di voi, mi sento superiore». Un soggetto anoressico ha sempre un che di inavvicinabile. (p. 14)
  • La donna bulimica accetta solo la propria immagine perfetta e rifiuta il vero Io, che quasi nemmeno conosce e di cui teme il manifestarsi. (p. 15)
  • Tra anoressia, bulimia e obesità esistono più affinità che differenze e il lavoro terapeutico svolto con pazienti appartenenti a queste tre categorie ha sempre rivelato in modo inequivocabile che tutti i disturbi alimentari a carattere maniacale hanno radici comuni. (pp. 15-16)
  • La donna grassa, obesa, si isola fisicamente grazie alla sua barriera protettiva, dato che non riesce a farlo a livello psichico. (p. 15)
  • Le donne che soffrono di disturbi alimentari temono di essere scoperte. Hanno bisogno di distanza proprio per non essere viste come in realtà sono: esseri fragili, bisognosi, con il terrore di essere respinti e di non ricevere ciò che desiderano. (p. 17)
  • Nella sessualità emerge chiaramente il principio cui obbediscono le donne che mangiano troppo: sopportare, reprimere il proprio desiderio o l'assenza di desiderio e al tempo stesso sforzarsi fingendo una voglia che immaginano ci si aspetti da loro.
    In questo modo credono di avere tutto in pugno. (p. 37)
  • Il cammino è la vita reale o, come dice un proverbio cinese: «La via è la vita». Per i bulimici è l'opposto: vorrebbero raggiungere la meta possibilmente subito e con sicurezza e saltare il cammino, cioè la vita. (p. 40)
  • Un premio è un distintivo, un sigillo di qualità: testimonia che si è una brava persona, un borghese ordinato, uno di cui ci si può fidare. Un simile individuo è più leale verso le regole sociali che verso i propri improvvisi impulsi asociali; in genere è considerato una persona coscienziosa. (p. 45)
  • Tra le donne bulimiche che ho conosciuto non ve ne era una che non avesse sperimentato l'ambiguo, contraddittorio messaggio materno: «Sii come me, e diversa da me». (p. 47)

Bibliografia[modifica]

  • Renate Göckel, Donne che mangiano troppo (Eßsucht, Amburgo 1988), traduzione di Donatella Besana, prefazione di Nella Livings, Lyra libri, Como 1990. ISBN 88-7733-140-2