Roberto Castelli

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Roberto Castelli

Roberto Castelli (1946 – vivente), politico italiano.

Citazioni di Roberto Castelli[modifica]

  • Io mi sento un ingegnere prestato alla politica, quindi non sarà sicuramente per tutta la vita: sarà al massimo per 5 anni.[1]
  • Avrei voluto gridargli [a Bettino Craxi]: Bettino, dov'è finita la fontana sparita a Milano? E invece mi sono accorto che la maggior parte dei deputati pendeva ancora dalle sue labbra. (da Craxi: perché non andate fino in fondo?, Corriere della Sera, 5 agosto 1993)
  • Tra i trentadue reati proposti [per il mandato di cattura europeo] c'è quello di razzismo e xenofobia: chi decide a livello europeo chi è razzista e chi no? Chi garantisce, ad esempio, i cittadini che scenderanno in piazza domani? (da Radio Padania Libera, 8 dicembre 2001; citato in Antonello Caporale, E Castelli sfida gli alleati Non svendo italiani e padani, la Repubblica, 9 dicembre 2001, p. 2)
  • Se non mi fossi opposto al mandato di cattura europeo, avremmo corso il rischio di avere un vero e proprio reato di opinione su razzismo e xenofobia. Tutti voi avreste rischiato di essere arrestati da un qualsiasi magistrato europeo di sinistra, e vi assicuro che ce ne sono molti, solo perché siete qui a manifestare contro l'immigrazione clandestina (dall'intervento alla manifestazione leghista No immigrati, sanatoria, terrorismo a Milano, 9 dicembre 2001; citato in Enrico Bonerandi, Lega in piazza contro l'Europa, la Repubblica, 10 dicembre 2001, p. 1)
  • [A proposito dell'immunità per ministri e parlamentari] Bisogna occuparsi anche dei poveri ministri, come me, che oggi sono sotto minaccia dell'autorità giudiziaria. (citato in Castelli: sì a immunità per ministri e parlamentari, Corriere della Sera, 29 maggio 2003)
  • [A proposito degli Attentati del 7 luglio 2005 a Londra] Dobbiamo avere il coraggio di chiamare quello che molti definiscono terrorismo internazionale con il suo nome, cioè islamico. [...] Il terrorismo internazionale non esiste, esiste un terrorismo nazionale ed uno islamico. (citato in Londra, attacco alla City Decine di morti e feriti, la Repubblica, 7 luglio 2005)
  • Nel '93 una donna si è avventata su di me, mi ha strappato la camicia ma io, che ero più forte, sono riuscito ad allontanarla. (da Porta a Porta, 5 dicembre 2005; citato in Dino Martirano, «Una donna tentò di violentarmi», Corriere della Sera, 6 dicembre 2005)
  • I condoni fatti da questo governo sono stati pochissimi e per casi limitatissimi. È la sinistra, con la sua propaganda, a parlare di condoni, in realtà mai avvenuti. (da Radio Anch'io, 31 marzo 2006; citato da Sergio Rizzo, Corriere della Sera, 4 ottobre 2009)
  • [Sulla domanda di estradizione agli Usa per il rapimento di Abu Omar] Non me la sento di mandare agli Stati Uniti il segnale che lasciamo liberi i terroristi assolti dai magistrati e ci occupiamo di arrestare i cacciatori di terroristi. (citato in Castelli: no a mandato cattura agenti CIA, Corriere della sera, 13 aprile 2006)
  • [Sulla nomina di Antonio Di Pietro a ministro delle Infrastrutture] Chissà adesso cosa combinerà? E poi cosa ne sa lui di cemento armato? (citato in Casini: «Mai un governo così di sinistra», Corriere della Sera, 17 maggio 2006)
  • Di Pietro? È il transgender delle istituzioni. A seconda degli stati d'animo ora è un arruffa popoli nelle piazze, ora ministro. Sarà contento Prodi, questo governo è sempre più sexy. (citato in Il Quirinale: non esiste l'autosospensione, la Repubblica, 27 luglio 2006)
  • [A proposito delle violenze nella caserma di Bolzaneto, luglio 2001] Io sono convinto che nei pochi minuti che io ci ho messo ad avvertire che stavo arrivando non potevano ripulire dal sangue e ho trovato delle condizioni normali. Non escludo che siano stati così veloci a mettere tutto a posto, non escludo nemmeno che possa esserci stato qualche episodio singolo di qualcuno che ha perso la testa. Però io posso dire la situazione che ho trovato. (21 giugno 2007, Ufficio Stampa Rai)
  • Noi siamo soldati, Bossi è il nostro generale, noi siamo lì per lui. Facciamo ciò che ci dice anche quando ci ordina di buttarci nel fuoco. (citato in Matteo Mauri, Castelli: «Forza della base che sperona», la Padania, 17 dicembre 2007, p. 11)
  • Io credo che non possiamo restare inerti al grido di dolore che in questo momento sta venendo dal Tibet. Non possiamo soccorrere le popolazioni in difficoltà quando lo Stato è debole e lasciare altre popolazioni in grave difficoltà perché lo Stato che le mette in difficoltà è una grande potenza mondiale. I principi non sono assolutamente trattabili, la difesa della libertà dei popoli è un principio sacrosanto che va al di là della convenienza dei rapporti internazioanli e va al di la dell'opportunità politica. (da Ottoemezzo, La7, 31 marzo 2008)
  • [Riferendosi alla fondazione Farefuturo fondata da Gianfranco Fini] Basta aspettarli al varco, quelli che si credono furbi. E prima o poi, accecati dalla loro autostima, commettono una stupidaggine. È accaduto agli pseudointelligentoni di FareFuturo. La summa dell'editoriale della Fondazione è puro distillato della ideologia massonica. Suggerisco a Farefuturo di adottare pubblicamente il simbolo che hanno già dentro di sé: la piramide nera sormontata dalla cuspide d'oro. Della piramide nera, la maggior parte sta sotto ed è il popolo. Sopra invece c'è una piccola cuspide d'oro costituita da loro, gli illuminati. Sotto i bambini, che devono essere guidati e portati per mano da quelli che stanno in alto, vedono lontano e sono stati illuminati dal sole della conoscenza. Pertanto, giustamente, possono permettersi di sostenere che "i numeri in democrazia non sono tutto". Una logica perfetta, incontrovertibile apodittica. C'è solo un piccolo problema: agli illuminati chi ha dato la patente di intelligentoni? Se la sono data da sé. Noi bambini, la parte nera della piramide, non siamo d'accordo. (citato in Castelli: da Farefuturo puro distillato di ideologia massonica, il Velino, 1° dicembre 2009)
  • Poveri milanesi, a furia di chinare il groppone per lavorare, lavorare e lavorare senza pensare ad altro, adesso devono sorbirsi le lezioni e le paternali dell'universo mondo. L'ultimo maestrino arrivato, di cui sentivamo tanto il bisogno, è l'ennesimo professionista dell'antimafia, Saviano, il quale viene da una terra che per condizioni politiche e sociali, sicuramente ha molto da insegnare. Meriterebbe una risposta più secca. Ma siamo a Natale e l'ineludibile bonomia lombarda mi fa soltanto esprimere un invito: "ma va a ciapà i ratt". (citato in Saviano premiato: "Lo dedico ai veri milanesi". E Castelli gli risponde: "Ma va a ciapà i ratt", la Repubblica, 10 dicembre 2009)
  • Bisogna respingere gli immigrati, ma non possiamo sparargli, almeno per ora. [...] Le violenze degli immigrati, che potrebbero diventare milioni nel corso del tempo, potrebbero obbligare le autorita' ad usare le armi. [...] Zapatero ha sparato agli immigrati che volevano andare in Spagna, Sarkozy sta bombardano alcuni possibili immigrati in Libia: si prefigurano momenti drammatici. E, se ragioniamo in termini storici, cioè nell'ambito dei prossimi decenni, c'è il pericolo che questa invasione possa diventare di decine di milioni. [...] Le controversie internazionali, spesso, come abbiamo visto in Iraq o in Kosovo, si risolvono con le armi (a "Un giorno da pecora, Radio2, citato in RaiNews24, 12 aprile 2011)
  • C'è una banda in Italia oggi di giornalisti, di cui Travaglio fa sicuramente parte, che ha scoperto una cosa per loro molto interessante: se parli male dei politici fai i soldi, diventi ricco. [...] E quindi bisogna parlar male dei politici a prescindere. Per esempio il mio caso è paradossale: Travaglio su l'Unità e anche su un suo libro scrive che io sono stato condannato. Dov'è il paradosso? Che il condannato Travaglio, perché Travaglio è stato condannato in passato, quindi possiamo definirlo tecnicamente un pregiudicato, scrive di un uomo politico, Castelli, che è stato condannato quando io non sono mai stato condannato. È questo il paradosso. Castelli cosa deve fare a questo punto? O Travaglio mi chiede scusa dicendo che s'è sbagliato e si dimette da giornalista visto che lui vuole che i politici si dimettano, giustamente, da politici se sbagliano oppure sono costretto mio malgrado ad andare a intasare un'altra volta la giustizia e fare l'ennesima causa. Io credo che non ce ne sia bisogno di questo fatto, però c'è questo malcostume di questi giornalisti. [...] Ma dov'è il gioco sottile che fanno lui, Stella e quant'altro? Per esempio se io dico che Travaglio è amico dei mafiosi lui mi può querelare e probabilmente vince la causa, ma se io adotto una tecnica più raffinata, che è esattamente quella che adotta lui nei suoi libri, e dico "c'è scritto su Repubblica che Travaglio si fa pagare le vacanze da un mafioso" a quel punto io dico la verità e quindi di fatto però diffamo comunque Travaglio ma sono al riparo da ogni accusa. Ecco io credo che bisognerebbe uscire da questo malcostume, bisognerebbe criticare i politici ferocemente quando se lo meritano ma quantomeno quando si sbaglia o quando si diffama una persona che cerca di essere onesta qual son io magari si riconosca anche l'errore. Invece no, si fa un altro libro perché tanto gli introiti del libro son talmente alti che possono consentire poi di pagare il povero disgraziato che è stato diffamato. (da Annozero, 15 maggio 2008)
  • Il prossimo aprile compirò 20 anni di stazionamento nelle Aule del Parlamento.[2]

Citazioni su Roberto Castelli[modifica]

  • Castelli, il ministro della Giustizia con la faccia di un tassista abusivo. Ma senza averne l'integrità morale. Un padano puro. Il suo albero genealogico non si biforca. (Daniele Luttazzi)
  • Considero una follia che un signore come Castelli possa fare il ministro della Giustizia. Uno che canta in pubblico "Chi non salta italiano è". Per non parlare dei suoi amici che vogliono usare la bandiera italiana come carta igienica. (Willer Bordon)
  • Io sono fiero di essere siciliano perché almeno Castelli è nato altrove. (Ficarra e Picone)
  • Perché non sembra ma Castelli è stato cinque anni ministro della giustizia, non sa ancora distinguere la giustizia penale da quella civile, quindi quei cinque anni sono passati per lui totalmente invano, ma è rimasto lì cinque anni... Non era mai capitato che un ministro facesse il ministro per cinque di fila, perché non era mai capitato che un governo durasse cinque anni... Poi uno si domanda perché la giustizia è in questo stato?! Cinque anni consecutivi di Castelli... Voglio vedere voi come sareste ridotti al posto della giustizia! (Marco Travaglio)

Note[modifica]

  1. Dal programma televisivo Profondo Nord, Rai 3, 15 aprile 1992.
  2. Citato in Senato della Repubblica Italiana - Seduta n. 660 del 19 gennaio 2012 -(3074) Conversione in legge del decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, recante interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri. Senato della Repubblica Italiana, 19 gennaio 2012.

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