Scuola pitagorica

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Pitagorici celebrano il sorgere del sole (Fëdor Bronnikov, 1869)

Citazioni sulla scuola pitagorica e sui pitagorici.

Citazioni[modifica]

  • Di solito io non approvo il sistema che sappiamo usato dai Pitagorici: si dice che, se nella discussione facevano qualche asserzione, alla richiesta di delucidazioni solevano rispondere: «L'ha detto lui». E quel «lui» era Pitàgora. (Marco Tullio Cicerone)
  • Fu un uomo [Pitagora] tanto prodigioso che i suoi discepoli erano detti voci molteplici del dio. (Diogene Laerzio)
  • I pitagorici [...] fecero della mitezza nei confronti delle bestie un esercizio di umanità e di compassione. (Porfirio)
  • La preferenza poi che la medicina de' Pitagorici dava al regolamento del vitto sopra tutti gli altri rimedi, fa molto stimare la loro sagacità. (Antonio Cocchi)
  • La scuola pitagorica ci si presenta non solo come un'associazione scientifica, ma ancora come una corporazione religiosa e politica. I suoi membri, divisi in due ordini, i matematici e gli uditori, erano legati da giuramento di non svelare le dottrine e le scoperte che vi si facevano. L'ammissione era subordinata a prove rigorose ed all'osservazione di un silenzio di più anni e gli affiliati si riconoscevano a segni segreti. (Gaetano Fazzari)
  • Quegli uomini evitavano il più possibile di lamentarsi e di piangere e di provare ogni emozione del genere; lo stesso discorso valeva per la adulazione e la preghiera e la supplica e per ogni manifestazione del genere. (Aristosseno)
  • Sembra adunque che questi filosofi nel considerare il numero come principio delle cose esistenti ne facciano una causa materiale come proprietà e come modo. Come elementi del numero fissano il pari e il dispari, il primo infinito, l'altro finito. L'uno partecipa di ambedue questi caratteri (essendo insieme pari e dispari). Ogni numero proviene dall'uno e l'intero universo, come già ho detto, è numeri. Altri fra di loro dicono che i principi sono dieci. (Aristotele)

Giamblico[modifica]

  • Dinanzi agli estranei, ai profani, per così dire, quegli uomini parlavano tra loro, se mai dovesse capitare, enigmaticamente per simboli, di cui ancora oggi circolano come traccia dei simboli famosi, quali ad esempio: "Non attizzare il fuoco con il coltello" e simboli del genere, che somigliano – nella loro pura espressione letterale – a delle regole da vecchietta, ma che, una volta spiegate, forniscono una straordinaria e venerabile utilità a coloro che le comprendono.
    Ma il precetto più grande di tutti in rapporto al coraggio è quello di proporre come scopo più importante di preservare e liberare l'intelletto da tutte quante le pastoie e le catene che lo frenano fin dall'infanzia [...]. "L'intelletto" infatti – a loro parere – "vede tutto e intende tutto, e tutto il resto è sordo e cieco".
  • I Pitagorici dicono che la geometria fu divulgata nel modo seguente: un Pitagorico perse le sue sostanze, e una volta accaduto questo, gli fu data la possibilità di guadagnare denaro sfruttando la geometria.
  • Tutto quanto essi stabiliscono sul fare e il non fare, mira alla divinità.

Plutarco[modifica]

  • I Pitagorici hanno in odio il diciassette più di ogni altro numero, e lo chiamano "ostacolo". Esso infatti cade fra il sedici, che è un quadrato, e il diciotto, che è un rettangolo, i soli fra i numeri a formare figure piane che abbiano il perimetro uguale all'area; il diciassette si pone come un ostacolo fra di loro, e li separa uno dall'altro, e spezza la proporzione di uno e un ottavo in intervalli disuguali.
  • I pitagorici hanno scelto la via della cura e della gentilezza nei confronti degli animali al fine di fare sviluppare i sentimenti della filantropia e della compassione.
  • La cosiddetta tetraktys, ossia il trentasei, era la forma più alta di giuramento [per i pitagorici], come è stato rivelato, ed ha avuto il nome di Mondo perché è formata dalla somma dei primi quattro numeri pari e dei primi quattro dispari.

Voci correlate[modifica]

Per approfondire, vedi: Categoria:Pitagorici.

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