Shmuel Yosef Agnon

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Shmuel Yosef Agnon
Medaglia del Premio Nobel
Medaglia del Premio Nobel
Per la letteratura (1966)

Shmuel Joseph Agnon, pseudonimo di Shmuel Joseph Czaczkes (1888 – 1970), scrittore israeliano.

  • Benedetto sia Iddio, benedetto sia Colui che regge il Suo mondo con sapienza e con ordine e per il quale non esiste cosa che desti stupore. Se tu potessi investigare quanto è celato alla tua ragione, non troveresti nulla che non sia miracolo. Esiste, per esempio, miracolo più grande di questo: che io e tu siamo ancora vivi?[1]
  • Non c'è neve più bella di quella del sabato sera. Somiglia a piume di ali angeliche.[2]

Il torto diventerà diritto[modifica]

Incipit[modifica]

Il saggio disse: La ricchezza diminuisce per un nulla, per insegnare e render noto quanto il denaro sia cosa debole e vile, e senza alcuna reale consistenza. Vuol dire: la ricchezza è per sua natura e per sua essenza tale che diminuisce per un nulla, per una lievissima causa; e vien meno e si perde. Non sono necessarie grandi cause per distruggerla; giacché, data la sua enorme debolezza e pochezza, per una ragione pur minima o lieve, e degna di nessuna considerazione, quasi fosse cosa vana, va in perdizione e viene annullata per il suo minimo valore; di modo che quando vediamo un ricco decaduto, e rimasto privo del suo denaro, non dobbiamo farne meraviglia né andare a ricercare in che maniera sia impoverito protestando contro la Provvidenza divina; poiché è nella natura e nel carattere della ricchezza di venir meno per la più insignificante ragione.
(Binah la-'ittim [Saggezza nelle vicende], predica 69, vedi in loco).

Or non è molt'anni abitava nella città di Buczacz (l'Altissimo la consolidi, amen) un certo ebreo, onesto e virtuoso, il quale chiamavasi Menasceh Hajm Ha-cohen, oriundo della Santa Comunitàdi Jaslowitz. Quantunque non appartenesse ai poteni del paese né sedesse fra i nobili del popolo, pure egli viveva con una certa agiatezza, senza ristrettezze, dal traffico d'un negozio di commestibili, e godevasi la vita insieme alla moglie, Signora Kreindel Ciarne che Dio avevagli concesso nei suoi più giovani anni; e avendo avuto egli e la sua compagna un'esistenza materiale abbondante, egli si era dimostrato tutta la vita caritatevole e benefico, sicché in lui adempievasi (per metà o per un terzo) la sentenza dei nostri sapienti, di benedetta memoria: "Chi è colui che compie ogni momento un atto di carità? È quegli che mantiene la moglie ed i figli"; per metà o per un terzo poiché quell'uomo non aveva avuto prole e la compagna destinatagli dal Cielo, si occupava anch'essa di commercio e accudiva a tutte le faccende, e gli affari del negozio si decidevano secondo il suo parere, come in quei tempi si usava in tutta la dispersione d'Israele.

Citazioni[modifica]

  • Perché l'interesse si chiama morso? perché scarna. (p. 32)
  • Quando il ricco ha bisogno d'un goccio, ei rompe la brocca. (p. 33)
  • Allorché il Santo Benedetto si sovviene dei suoi figli esposti alle angosce – han detto i sapienti di grata memoria – Egli versa due lacrime nell'oceano, e la lor voce risuona da una estremità all'altra del mondo! (p. 37)
  • La miseria è una gran prova, poiché non esiste maggior disgrazia che l'esser povero, secondo la sentenza dei nostri sapienti, di benedetta memoria: Il difetto della borsa è il più grave di tutti. [(Dai Libri). p. 57]
  • In verità si dice che quando un uomo comincia a dedicarsi al commercio di mendico, dal Cielo gli vien mostrata un'indifferenza tale che a lui sembra lo allontanino e non gli permettano di raccogliere quanto gli è necessario; ed ei non sa che ciò accade soltanto per tenerlo lungi in futuro da una peggiore bassezza. (p. 76)
  • [...] son più le vittime della speranza e della illusione che quelle del dolore e della disperazione [...]. (p. 82)
  • Chi cade e s'è rialzato, un passo ha guadagnato. (p. 83)

Nel fiore degli anni[modifica]

Incipit[modifica]

Nel fiore degli anni morì mia madre. Aveva circa trentun anni quando morì. Furono pochi e amari, i giorni e gli anni della sua vita. Passava il giorno a casa, non usciva mai. Le amiche e le vicine non venivano a trovarla, e mio padre non invitava nessuno. La nostra casa si ergeva silenziosa nella sua tetraggine, le porte non si aprivano mai agli estranei. Mia madre giaceva a letto, parca di parole. E quando parlava era come se due limpide ali si spiegassero per condurmi nel Palazzo della Benedizione. Come amavo la sua voce. Spesso aprivo la porta solo perché lei domandasse chi è. Ero una bambina. A volte scendeva dal suo giaciglio e si sedeva alla finestra, le sue vesti erano bianche. Erano sempre bianche, le sue vesti. Una volta capitò in città uno zio di mio padre, vide mia madre e la scambiò per un'infermiera, perché quelle vesti lo avevano tratto in inganno e non sapeva che era lei la malata.

Citazioni[modifica]

  • Ho letto in un libro, risposi, che i fumatori amano guardare la fiamma e le volute di fumo. Per questo i ciechi non fumano, perché non possono vedere né la fiamma né il fumo. (p. 29)

Note[modifica]

  1. Da Gli anni felici, vol. III, Ed. Schocken, Berlino, p. 313; citato in prefazione a Il torto diventerà diritto.
  2. Da Il proscritto, vol. III p. 19; citato in prefazione a Il torto diventerà diritto.

Bibliografia[modifica]

  • Shemuel Joseph Agnon, Il torto diventerà diritto (WE-HAIÀ HE-'AQŌV LE-MÎSHÔR), traduzione e prefazione di Dante Lattes, Casa Ed. Valentino Bompiani, 1966.
  • Shemuel Joseph Agnon, Nel fiore degli anni, traduzione di Ariel Rathaus, Adelphi, Milano, 2008

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