Steven Nadler

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.

Steven Nadler (1958 – vivente), saggista e filosofo statunitense.

Citazioni di Steven Nadler[modifica]

  • Le idee politiche dello Spinoza maturo, e con ogni probabilità anche le idee del giovane, erano profondamente democratiche. Per la sua concezione dello stato e della società, egli fu sempre un liberale repubblicano, a giudizio del quale il potere politico va rimesso nelle mani del popolo. Sostenne con forza la libertà di pensiero e di parola, e si schierò a favore di un ordinamento statale in cui i diritti del cittadino fossero protetti da ogni abuso di potere. Sul versante opposto, i capi della comunità ebraico-portoghese di Amsterdam erano invece ricchi mercanti che gestivano in maniera autocratica gli affari della comunità. Lo status quo in Olanda – fondato su un'oligarchia – tornava loro assai comodo sotto il profilo economico, e le loro opinioni politiche dovevano essere di carattere assai conservatore. Molti di loro furono forse addirittura seguaci della fazione orangista, che voleva fare dello statolder un semimonarca d'Olanda. Le convinzioni democratiche di Spinoza, per non parlare dei suoi contatti con potenziali rivoluzionari come Van den Enden e con persone di orientamento radicale come i collegianti (molti dei quali apertamente critici nei confronti del capitalismo), non potevano dunque far altro che irritare profondamente i parnassim.[1]
  • La ragione per la quale il cartesianesimo aveva scatenato una reazione tanto appassionata [nei Paesi Bassi] era che, agli occhi di taluni, esso minacciava un intero edificio intellettuale e religioso. [...] Per la filosofia meccanicistica di Galileo e Cartesio, il mondo fisico è composto esclusivamente di particelle di materia in movimento. Ogni spiegazione scientifica deve rifarsi dunque solo a parti di materia che si muovono (e ai loro insiemi), la cui forma, grandezza e movimento si può descrivere in termini puramente matematici. Nei corpi non c'è nessun potere occulto, o principio spirituale, o tendenza mentalistica, come invece accade nella visione scientifica degli aristotelici medievali e della prima età moderna. Nel mondo materiale non c'è spazio per quegli agenti di tipo spirituale grazie ai quali i professori universitari avevano per lungo tempo interpretato il comportamento degli oggetti fisici e i teologi avevano spiegato eventi straordinari quali la transustanziazione eucaristica. Una divisione cosí netta tra il regno della materia e il regno dello spirito – battezzata in seguito «dualismo» – è la tesi capitale della metafisica di Cartesio. E sulla scia di tutto ciò alcuni cartesiani giunsero persino a dire che questa nuova immagine del mondo, con il suo determinismo strettamente meccanicistico, esigeva un approccio diverso della Bibbia, che non ne seguisse piú alla lettera il dettato. I miracoli descritti nella Bibbia erano infatti incompatibili con le leggi matematiche e universali della natura, per cui i brani delle Scritture che ne parlavano dovevano essere interpretati in senso figurato.
    [...] in tal modo la disputa su Cartesio finí per oltrepassare i confini strettamente accademici. I calvinisti piú rigidi presero anch'essi posizione, sostenendo che la filosofia di Cartesio era pericolosa e poteva portare alla rovina della religione e della morale comune.[1]

L'eresia di Spinoza[modifica]

Incipit[modifica]

Nonostante Spinoza ci abbia insegnato che per raggiungere la felicità è bene vivere secondo ragione, senza lasciarsi «trasportare» mai dalle passioni, da quelle emozioni sempre cangianti che, costituendo altrettante reazioni passive e affettive al mondo che ci circonda, ci fanno sbandare di qua e di là, nonostante tutto questo, è difficile non appassionarsi alla filosofia di Spinoza, fino a diventarne ossessionati. Il suo è un sistema ricco e variegato, che richiede uno studio lungo e accurato. Lo stesso Spinoza lo vedeva come un che di compiuto.

Citazioni[modifica]

  • Noi non possiamo eliminare completamente le passioni, ma possiamo fare molto per moderare i loro effetti e per evitare che ci travolgano. Questa è la via della virtù, secondo Spinoza, e questa è la via che porta al bene personale, sociale e politico. (p. 173)
  • Lo strumento più potente, «il bastone e la carota», a disposizione del clero per manipolare i nostri timori e le nostre speranze è, ovviamente, la promessa di un'eterna ricompensa celeste, accompagnata dalla minaccia di un castigo eterno. (p. 183)
  • La nostra libertà, il nostro benessere fisico e psicologico, il nostro prosperare, dipendono per Spinoza solo e soltanto dalla nostra conoscenza della natura, dalla nostra comprensione della necessità di tutte le cose e del posto che occupiamo nel mondo. Così il filosofo si impegna da un lato nell'elaborazione di un progetto morale e politico che prevede la nostra liberazione dai vincoli delle passioni, soprattutto dalla paura e dalla speranza, su cui si basa la manipolazione ecclesiastica delle nostre vite; ma si impegna anche [...] per cercare di convincerci tutti a non scorgere nella virtù un fardello che ci dovremmo accollare quaggiù per guadagnarci chissà quale ricompensa nell'aldilà. (p. 198)
  • Se la virtù è la ricerca della conoscenza, e se è la conoscenza a offrirci autonomia (soprattutto indipendenza dalle passioni) e consolazione dinanzi agli alti e bassi della sorte, allora i benefici della virtù sono di questa vita. La virtù non è un fardello, ma una benedizione: la virtù è – come dice Spinoza – «la beatitudine stessa». (pp. 199-200)

Note[modifica]

  1. a b Da Spinoza e l'Olanda del Seicento, cap. VI (Cherem), traduzione di Davide Tarizzo, Einaudi, Torino, 2020. ISBN 9788806244293

Bibliografia[modifica]

  • Steven Nadler, L'eresia di Spinoza: l'immortalità e lo spirito ebraico, traduzione di Davide Tarizzo, Biblioteca Einaudi, Torino, 2005. ISBN 88-06-16877-0

Altri progetti[modifica]