The Art of the Infinite

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The Art of the Infinite, saggio del 2003 di Robert Kaplan ed Ellen Kaplan.

Citazioni[modifica]

  • La matematica promette certezza – ma si direbbe al prezzo della passione. (p. 1)
  • Certamente zero e i numeri negativi hanno tutti i segni dell'artificio umano: destrezza, ambiguità, understatement. (p. 13)
  • Il segreto di tutta l'invenzione matematica è guardare da un angolo inusuale. (p. 30)
  • Gli scienziati dopo morti tendono a diventare nomi di parti della luna o dei pianeti; i matematici invece server di posta elettronica. (p. 45)
  • Le lingue si confusero mentre la torre di Babele cresceva – forse perché la base nella varietà del linguaggio comune era troppo ampia. La torre della matematica è invertita, ampliandosi verso l'alto e l'esterno a partire da pochi assiomi. Essi unificano una diversità sempre più grande. (p. 56)
  • La matematica è l'unico grattacielo del pensiero che si solleva sopra la mera opinione per esprimere certezza. (p. 85)
  • La matematica sembra sempre insegnarci due cose: non c'è limite all'ingegnosità della mente umana, e ci sono ancora meno limiti all'intransigenza del mondo (p. 135)
  • La bellezza è verità, la verità è bellezza, ed entrambe sono matematica. (p. 185)
  • Il piano proiettivo, dopo tutto, non è un tipo di spazio. È una struttura, un insieme di relazioni che se vogliamo possiamo incorporare nello spazio – ma non è più nativo dello spazio che un'anima che trasmigra verso il corpo di una particolare creatura. (p. 210)
  • Non solo la matematica è più strana di quanto immaginiamo; ma è anche più strana di quanto possiamo immaginare. (p. 221)
  • [Cantor] Docile a casa e dominante tra i colleghi, gioioso nella matematica e dannatamente serio nelle liti tra matematici, è stato quanto di più vicino a una reincarnazione di Alcibiade la Germania del diciannovesimo secolo potesse produrre: non solo nella sua entusiastica energia e nell'osare estremo, ma anche nel modo feroce di combattere quando veniva messo in un angolo – Alcibiade dai frigi, Cantor dalle idee. (p. 229)
  • Se lo spazio è stato creato per nutrire l'immaginazione dei geometri, il contare è stato creato per nutrire quella di Cantor. (p. 241)
  • Quando un matematico sta guardando un libro, non sta facendo matematica; quando sta guardando il soffitto, sì. (p. 271)
  • Uno dei trucchi del mestiere della matematica è aggiungere zero a un'espressione nel formato conveniente di quello-che-vogliamo più il suo opposto. (p. 301)
  • La lunga frontiera della matematica si estende come l'impero Romano, attraverso un ignoto senza forma. La Foresta Teutonica potrebbe essere giusto dietro l'orizzonte. (p. 302)
  • Una frase come "Vediamo subito che..." è fin troppo ben nota tra i matematici, come le sue compagne in infamia "È ovvio che..." ed "Ora, chiaramente, ..."; vogliono dire che il lettore si deve aspettare ore o giorni di fatica da spaccarsi la testa per illuminare l'oscurità – e scoprire magari alla fine che chi le ha scritte non si ricorda nemmeno più perché fosse ovvio. (p. 314)

Bibliografia[modifica]

  • Robert Kaplan ed Ellen Kaplan, The Art of the Infinite, Oxford University Press, 2003. ISBN 0195176065