Tibor Fischer

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Tibor Fischer

Tibor Fischer (1959 – vivente), scrittore britannico.

Sotto il culo della rana[modifica]

Incipit[modifica]

Novembre 1955

Era innegabile: a venticinque anni non era mai uscito dal paese e non era mai arrivato a più di tre giorni a piedi, un giorno e mezzo su un carro a cavalli o un pomeriggio abbondante di treno dal posto in cui era nato. D'altra parte, rifletteva Gyuri, quanti potevano dire di aver viaggiato nudi in lungo e in largo per l'Ungheria?

Citazioni[modifica]

  • La pallacanestro, per Róka, era essenzialmente un modo per disseminare cromosomi in giro per il paese. La pallacanestro, come qualsiasi attività che lo portasse fuori dalle mura domestiche, fungeva da ponte fra sé e i membri dell'altro sesso. Superate le ventiquattr'ore di astinenza sessuale, Róka diventava estremamente agitato e si lanciava, per esempio, in frenetiche corse sul posto, accompagnate da ululati. Persino in un ambiente come il vagone del Lokomotive, dove la conversazione verteva essenzialmente sulle donne, la dedizione di Róka per le circonvoluzioni gamiche era notevole. (p. 10)
  • Tenere un segreto e viaggiare nudi con altre persone sono cose praticamente incompatibili fra loro. (p. 15)
  • Le spedizioni di Elek all'ippodromo erano state per lo più rovinose, ma di tanto in tanto evidentemente vinceva, perché certe volte qualcosa in tavola c'era. (p. 65)
  • Gyuri imparò così che c'è chi può prendersi l'orologio della defunta madre e portarlo in un bordello e chi invece non ne è capace. E per chi fa parte di quest'ultima categoria non c'è niente da fare. Fu una lezione che pagò a caro prezzo e da cui difficilmente avrebbe potuto trarre beneficio in futuro, perché non avrebbe avuto né altre defunte madri né altri orologi di defunte madri a disposizione. Si augurò in cuor suo che Pataki si sbrigasse. Voleva andare a casa, perché sentiva che stava per mettersi a piangere. (p. 76)
  • «Sì, questo culto del lavoratore è un po' pesante. Fa specie che sia scaturito da un accademico tedesco grasso e scroccone, che non ha mai avuto un lavoro in vita sua, è vissuto alle spalle degli amici e si è lasciato andare a pratiche quantomai borghesi quali ingravidare la cameriera.» (p. 101)
  • Quando sentì alla radio la notizia della morte di Stalin, Gyuri si stava lavando i capelli. A parte la sensazione di intenso benessere che lo pervase, la prima cosa che gli venne in mente fu se l'intero sistema sarebbe crollato prima che lui sostenesse l'esame di marxismo-leninismo che doveva dare la settimana successiva. Poteva contare sulla caduta del comunismo o doveva proprio mettersi a studiare Marx? (p. 189)
  • Si liberarono della solitudine insieme con il sudore e, dopo una buona dose di ansimi di sorpresa e di sforzo, caddero stremati uno sull'altra. Ecco qualcosa che nessuno ti può portare via, pensò Gyuri: denaro in una banca a prova di ladro. Qualunque cosa accada adesso, ho vinto. (p. 232)

Explicit[modifica]

«Va bene. Troviamoci un posto più caldo», disse Kurucz non appena ci fu abbastanza luce. Gyuri si guardò indietro e capì che ce l'avevano fatta perché c'era una fila di torrette di guardia ormai lontane. Era fuori. Improvvisamente, inaspettatamente, cominciò a piangere. Continuò a camminare all'indietro perché Kurucz non se ne accorgesse. Le lacrime, a squadre, discesero la sua faccia a corda doppia.

[Tibor Fischer, Sotto il culo della rana, traduzione di A. Biavasco e V. Guani, Mondadori, 1997. ISBN 88-04-43142-3]

Incipit di alcune opere[modifica]

La gang del pensiero[modifica]

L'unico consiglio che posso dare, se per caso vi doveste svegliare in uno strano appartamento, in preda alle vertigini, con un'emicrania postsbronza saldamente installata nella testa, senza uno straccio addosso, senza il benché minimo ricordo di come siate finiti lì, mentre la polizia sta buttando giù la porta a mazzate con un soffofondo di latrati di cani infuriati, e vi ritrovate per di più circondati da mucchi di riviste patinate con foto di adulti, l'unico consiglio che posso dare, ripeto, è questo: cercate di comportarvi in maniera educata e di mostrarvi di buon umore.

Viaggio al termine di una stanza[modifica]

Fu così che diventai ricca: ero a casa mia alle quattro e mezzo di un venerdì pomeriggio.
Ricca? Molti direbbero così. Qualcuno benestante. Io piuttosto direi agiatamente benestante. Sotto diversi aspetti. Possiedo un appartamento più che adeguato per una persona sola, uno spazio che in molte città del mondo (dalle più povere alle più opulente) verrebbe giudicato eccessivo. Ho uno studio enorme. Ho due stanze da letto, anche se la seconda potrebbe essere definita tale solo da un agente immobiliare, perché se ci si dovesse mettere un letto davvero non resterebbe spazio per nient'altro. Ho un soggiorno confortevole, una cucina e un bagno decorosi, e – questo sì un vero lusso – un secondo pseudobagno, con un water e un piccolo lavabo. Il soppalco e l'ampia scala accrescono la sensazione di profondità.

Bibliografia[modifica]

  • Tibor Fischer, La gang del pensiero, traduzione di Riccardo Duranti, Garzanti, 1999. ISBN 8811668360
  • Tibor Fischer, Sotto il culo della rana, traduzione di A. Biavasco e V. Guani, Mondadori, 1997. ISBN 88-04-43142-3
  • Tibor Fischer, Viaggio al termine di una stanza, traduzione di Giuseppe Iacobaci, Mondadori, 2006. ISBN 8804544376

Altri progetti[modifica]

Opere[modifica]