Ultimo tango a Parigi

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Ultimo tango a Parigi

Immagine UltimoTangoAParigi1972WP.jpg.
Titolo originale

Ultimo tango a Parigi

Lingua originale francese e inglese
Paese Italia, Francia
Anno 1972
Genere drammatico, erotico
Regia Bernardo Bertolucci
Sceneggiatura Bernardo Bertolucci e Franco Arcalli
Produttore Alberto Grimaldi
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani
Note

Ultimo tango a Parigi, film del 1972 con Marlon Brando e Maria Schneider, regia di Bernardo Bertolucci.

Frasi[modifica]

  • Stiamo girando un film. Se ti bacio... [bacia Jeanne] forse questo è il cinema. Se ti carezzo i capelli forse questo è il cinema. (Tom)
  • Forse... forse possiamo godere senza toccarci. (Jeanne)
  • Olimpia è un concentrato di virtù domestiche. Fedele molto economa, ma è razzista. (Jeanne)
  • È davvero un delitto invecchiare (Jeanne)
  • I bambini sono peggio dei grandi: fanno la spia, non sanno ammirare che l'autorità, si vendono per una caramella. (Paul)
  • Io me ne frego se quello che dici è vero o falso. Ma nomi non ne voglio. (Paul)
  • Bugie, bugie. Ancora una e ti cresce il naso fino alla luna. (Paul)
  • Quando ti parlo ho l'impressione di parlare a un muro. la tua solitudine è pesante. Non è mica indulgente, sai? Non è mica generosa. Sei un'egoista! Anch'io so bastare a me stessa, lo sai? (Jeanne)
  • Vedi o le donne pretendono sempre di sapere io chi sono o pretendono che io sappia chi sono loro. E questo mi annoia a morte. (Paul)
  • Quo vadis, baby? (Paul)
  • Anche se un marito vivesse duecento maledetti anni, non scoprirebbe mai la vera natura di sua moglie. Potrei anche... potrei anche arrivare a capire l'universo, ma non riuscirò mai a scoprire la verità su di te, mai. (Paul)
  • Il nostro matrimonio non era altro che una tana per te. E per uscirne fuori ti è bastato un rasoio da pochi soldi e una vasca piena d'acqua. (Paul)
  • Trasformeremo il caso in destino. (Jeanne)
  • Mi scusi, so che interrompo i suoi pensieri ma la sua bellezza mi ha così colpito che vorrei offrirle una coppa di champagne. È impegnata? (Paul)

Dialoghi[modifica]

  • Jeanne: Non so come chiamarti.
    Paul: Non ho nome.
    Jeanne: Vuoi sapere il mio?
    Paul: No, no! Sta' zitta, non dire niente! Io non voglio sapere come ti chiami! Tu non hai nome, io nemmeno! Nessun nome! Qua dentro non ci sono nomi! Non esistono nomi! Capito?
    Jeanne: Lei è pazzo!
    Paul: Forse lo sono. Però non voglio sapere niente di te. Non voglio sapere dove abiti, con chi abiti, da dove vieni. Non voglio sapere niente, niente di niente! Siamo intesi?
    Jeanne: Mi fa paura.
    Paul: Niente. Noi ci incontriamo senza sapere niente di quello che siamo fuori di qui, d'accordo?
    Jeanne: Ma perché?
    Paul: Be', perché... perché non abbiamo bisogno di nomi qui dentro. Capisci? Dimenticheremo tutto ciò che sappiamo, tutto. Cose, persone, gli altri, tutto ciò che siamo stati, gli amici, la casa, dobbiamo dimenticare ogni cosa, ogni cosa.
    Jeanne: Non lo so. Ci riusciremo?
    Paul: Non lo so. Hai paura?
    Jeanne: No.
  • Jeanne: Uh, che lingua lunga che hai.
    Paul: Per meglio... indovina un po'?
  • Jeanne: Perché non ritorni in America?
    Paul: Non lo so. Brutti ricordi, forse.
    Jeanne: Brutti ricordi?
    Paul: Mio padre era un ubriacone, rozzo, attaccabrighe, sparaballe, super puttaniere. Era un tipo duro. Mia madre era molto... molto poetica. Ubriacona anche lei. E mi ricordo una volta, quando... quand'ero bambino, che l'avevano arrestata tutta nuda. Vivevamo in un paesetto, una comunità agricola, una specie di fattoria. Tornavo dalla scuola e lei non c'era. Si trovava in galera, o chissà dove. Io... sì, io dovevo... dovevo mungere la mucca, ogni mattina e ogni sera. E mi piaceva ma... mi ricordo una volta che m'ero vestito perché avevo invitato una ragazza a una partita di pallacanestro. Stavo già uscendo quando mio padre dice: "Devi andare a mungere la vacca". E io dico: "Mi fai il piacere di farlo tu per me?". E lui grida: "No! Mungi la vacca e non rompere". Era molto tardi quando uscii, neanche il tempo di cambiarmi. Le scarpe erano tutte sporche di merda di vacca e quando arrivai dalla ragazza la macchina puzzava tutta di merda anche lei. Ah, non lo so, non mi riesce mai di trovare dei bei ricordi.
    Jeanne: Neanche uno?
    Paul: Uno, forse. C'era un brav'uomo, nostro vicino, era vecchio e così povero, s'ammazzava di fatica. Io scavavo un fosso per lo scolo delle acque, proprio al confine. Lui portava una tuta e fumava una grande pipa. Sai, il più delle volte non ci metteva il tabacco, lui odiava il lavoro. C'era caldo e polvere e... mi faceva male la schiena e mi... allora mi mettevo a guardare la sua saliva che scivolava lungo il cannello e si raccoglieva all'estremità della pipa. E scommettevo con me stesso sul momento in cui sarebbe caduta la goccia. Mai l'ho imbroccata, non l'ho mai vista cadere la goccia. Quando ero stufo di scommesse me ne andavo in giro per la campagna. Noi avevamo un bellissimo... sai, mia madre m'aveva insegnato ad amare la natura... e... ed è tutto quello che ha saputo insegnarmi. E lì davanti alla casa avevamo un'enorme distesa, un campo coltivato a senape... e avevamo un cane nero molto bravo. Si chiamava Dutch e correva per tutto il campo a caccia di conigli, ma non riusciva a vederli. Così doveva fare dei gran balzi al di sopra della senape e dare occhiate velocissime per vedere dov'erano i conigli e questo mi sembrava molto bello, anche se conigli non ne ha presi mai.
  • Jeanne: E questo a che serve?
    Paul: Questo ad alcuni dà tanta gioia ed ad altri soltanto pene.
    Jeanne: Pene?
  • Jeanne: Ma che ci vengo a fare in questa casa con te? L'amore?
    Paul: No, diciamo che ci vieni perché ti piace scopare.
  • Paul: Perché hai frugato nella mia giacca?
    Jeanne: Per sapere qualcosa di te.
    Paul: Per sapere qualcosa di me, eh?
    Jeanne: Sì!
    Paul: Be', se vuoi sapere qualcosa di più, cerca dentro lo slip.
  • Tom: Allora, come vedi il matrimonio?
    Jeanne: Il matrimonio?
    Tom: Sì.
    Jeanne: Lo vedo dappertutto, ogni momento.
    Tom: Come "dappertutto"?
    Jeanne: Sì: sui muri, sulle facciate dei palazzi.
    Tom: Sui muri? Sulle facciate?
    Jeanne: Sui cartelloni pubblicitari. Di che cosa parla la pubblicità? Che cosa ti offre?
    Tom: Bah, delle automobili, dell'olio di semi, delle sigarette.
    Jeanne: No. Il tema della pubblicità è la giovane coppia: la coppia prima del matrimonio senza figli, poi la stessa coppia dopo il matrimonio coi bambini. Il matrimonio, insomma: il matrimonio perfetto, ideale, riuscito. Cosa trovavi fra le mura buie delle chiese? Un marito distrutto dalle responsabilità e una moglie musona. Invece, adesso, il matrimonio della pubblicità è un matrimonio sorridente.
    Tom: Sorridente sui manifesti.
    Jeanne: Sì, certo, sui manifesti. Ma insomma, io dico: perché no? Prendiamolo sul serio il matrimonio dei manifesti: il matrimonio... il matrimonio pop.
    Tom: Pop. Ed ecco qua la formula: A gioventù pop, matrimonio pop! Ma... se il matrimonio pop non funziona?
    Jeanne: Se non funziona lo si ripara come un'automobile: gli sposi sono due operai in tuta di lavoro che si chinano sul motore e lo riparano.
    Tom: E in caso di adulterio? Che ne è del matrimonio pop?
    Jeanne: In caso di adulterio al posto di due operai ce ne sono tre, quattro.
    Tom: E l'amore? Anche l'amore è pop?
    Jeanne: Ah no, l'amore no, l'amore non è pop.
    Tom: E se l'amore non è pop, allora, che succede?
    Jeanne: Gli operai entrano in un appartamento segreto, si levano le tute, e ridiventano uomini, donne, e fanno l'amore.
  • Jeanne: Lo sai che sei vecchio? E stai diventando grasso.
    Paul: Ah, divento grasso? Sei gentile.
    Jeanne: E sei anche mezzo calvo e quei pochi capelli che ti restano...
    Paul: Tra una decina di anni tu giocherai a pallone con le tue tette. Ci pensi mai? E sai cosa farò io allora?
    Jeanne: Sarai inchiodato in una sedia a rotelle.
    Paul: Ah, be'. Può darsi. Sarò un vecchieto sorridente e felice che si avvia verso l'eternità.
  • Jeanne: Lo sai perché mi sono innamorata?
    Paul: Dillo, ti supplico.
    Jeanne: Perché ha trovato il modo giusto per farmi innamorare.
    Paul: E tu vuoi che l'uomo che ami, ti protegga e abbia cura di te.
    Jeanne: Certo.
    Paul: Vuoi che questo forte, lucente e possente guerriero costruisca una fortezza dove puoi rifugiarti, in modo che tu non.... non debba mai aver paura, non debba mai sentirti sola, non debba sentirti esclusa... È questo che cerchi, vero?
    Jeanne: Sì.
    Paul: Non lo troverai mai.
    Jeanne: Ma io l'ho già trovato.
    Paul: Be', non passerà molto che si costruirà lui una fortezza per sé, fatta con le tue tette, con la tua vagina, il tuo sorriso e il tuo odore. Una fortezza dove lui si sentirà al sicuro e così stupidamente virile che vorrà la tua riconoscenza sull'altare del suo cazzo.
    Jeanne: Io l'ho trovato quest'uomo.
    Paul: No, tu sei sola, sei tutta sola, e non potrai liberarti di questa sensazione di completa solitudine finché non guarderai la morte in faccia. E poi neanche: guarda, questa non è che una stronzata romantica. Finché non sarai capace di guardare nella morte, nel buco del suo culo, sprofondando in un abisso di paura. E allora forse, solamente allora, forse riuscirai a trovarlo.
    Jeanne: Ma io l'ho trovato quest'uomo: sei tu, sei tu quest'uomo!

Citazioni su Ultimo tango a Parigi[modifica]

  • Un uomo e una donna possono combinare insieme molto di più di quello che si vede nel film di Bertolucci. Non mi indigno per niente. (Michelangelo Antonioni)

Alberto Grimaldi[modifica]

  • Bertolucci voleva Trintignant ma io pensavo che ci volesse un attore di grande talento e di carisma internazionale, anche per proteggere il contenuto del film, e che uno solo era quello adatto: Marlon Brando, anche se io ero in causa con lui perché aveva abbandonato le riprese di "Queimada" cinque giorni prima della fine, costringendomi a riprendere il film due mesi dopo. Lo chiamai e gli dissi: chiudiamo la causa e facciamo un altro film. Lui aveva appena finito "Il padrino" per il quale aveva preso 100.000 dollari: io gliene diedi 250.000 scandalizzando la United Artists. Bernardo voleva poi Catherine Deneuve ma io pensavo che era troppo fine e troppo gentile, che ci voleva una ragazza più giovane e selvaggia.
  • Mi ero innamorato di "Il conformista" e invitai Bertolucci a lavorare con me. Mi disse che al momento era impegnato con la Paramount per un film, "Last Tango in Paris", di cui mi raccontò a voce il soggetto. Gli dissi: "Questo film la Paramount non lo farà mai, ma quando avrà finito la sceneggiatura e le avranno detto che non fanno il film, torni da me e io lo faccio immediatamente". E così avvenne…
  • Ultimo tango è il film al quale sono più legato perché mi ha dato molte lotte da combattere ed enormi soddisfazioni. Del set ricordo un solo giorno, un sabato. Ero nel mio ufficio all’Eur, il direttore di produzione Mario Di Biase mi chiama da Parigi per dirmi che le riprese sono finite; in quell'istante mi sentii disoccupato.

Maria Schneider[modifica]

  • La scena del burro? È stata un'idea di Marlon Brando. E Bertolucci mi disse che cosa dovevo fare solo poco prima di girarla. Mi hanno ingannato.
  • Mi hanno quasi violentata. Quella scena non era prevista nella sceneggiatura. Io mi sono rifiutata, mi sono arrabbiata. Ma poi non ho potuto dire di no. Avrei dovuto chiamare il mio agente o il mio avvocato perché non si può obbligare un attore a fare qualcosa che non è nella sceneggiatura. Ma all'epoca ero troppo giovane, non lo sapevo. Così fui costretta a sottopormi a quella che ritengo essere stata una vera violenza. Le lacrime che si vedono nel film sono vere. Sono lacrime di umiliazione.
  • Non ho ancora perdonato Bertolucci per il modo in cui mi ha trattata e anche quando l'ho incontrato a Tokyo 17 anni fa l'ho ignorato. Lo ricordo ancora bene sul set. Era grasso, sudato e ci ha manipolati, sia Marlon che me. Alcune mattine sul set era molto gentile e salutava, altri giorni non diceva niente, solo per vedere le nostre reazioni. Io ero troppo giovane e ingenua. E sfruttata. Per il film mi diedero solo 5mila dollari.

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